Onu, veto di Cina e Russia a risoluzione Usa sulla tregua
Il provvedimento non passa in Consiglio di sicurezza pur avendo ottenuto 11 voti, più dei nove necessari. Mosca: « Esercizio retorico e inadeguato » . Pechino: « Testo ambiguo »
Non passa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione preparata e sostenuta dagli Stati Uniti per chiedere un « immediato e sostenuto » cessate il fuoco a Gaza, assieme alla liberazione degli ostaggi in mano a Hamas e a maggiori aiuti umanitari. La risoluzione ha ottenuto undici voti favorevoli, più dei nove necessari ad essere approvata, ma si è scontrata con il veto di Russia e Cina.
La proposta americana ha rappresentato un significativo gesto in seno all’Onu: per la prima volta la Casa Bianca ha invocato un cessate il fuoco senza indugi e nei fatti preso le distanze dalla condotta israeliana della guerra contro Hamas con il suo bilancio di vittime civili. Non ha però superato le divisioni internazionali che paralizzano il Palazzo di Vetro. Nuove ipotesi di risoluzione, tra sforzi della Francia e un testo orchestrati da membri non permanenti del Consiglio, erano in gioco forse per sabato ma le chance di compromessi sono parse tenui: l’iniziale bozza prescriveva, con linguaggio più deciso, un « immediato cessate il fuoco » durante
Ramadan che « possa portare ad un cessate il fuoco permanente » . Altre manovre e prese di posizione diplomatiche si rincorrono febbrili in cerca di risultati elusivi. Dall’Europa, a margine del Consiglio Ue, è giunta la presa di posizione di Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia che si sono dette « pronte a riconoscere lo Stato palestinese » quando questo « porterà ad un contributo positivo alla situazione » . Hanno chiesto a loro volta un immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e aumenti dei soccorsi.
Nel silurare la risoluzione statunitense all’Onu, Mosca ha accusato il testo di essere un « esercizio retorico » e inadeguato. Pechino l’ha tacciata di ambiguità. L’ambasciatore Usa al Palazzo di Vetro, Linda Thomas- Greenfield, ha replicato che Russia e Cina, oltre a rifiutare ogni condanna di Hamas, « semplicemente non vogliono votare per una risoluzione scritta dagli Stati Uniti » .
Il testo portato senza successo al voto condannava l’attacco di Hamas a Israele del 7 Ottobre scorso che ha scatenato l’attuale guerra ma citava ora « l’imperativo di un immediato cessate il fuoco per proteggere i civili di tutte le parti » . E offriva « totale supporto » agli sforzi diplomatici in atto per una simile tregua « in connessione con in rilascio di tutti i restanti ostaggi » . Parlava di « urgente bisogno di espandere il flusso di aiuti umanitari » . Ribadiva inoltre la necessità di usare la tregua per intensi sforzi a favore di una « pace duratura » e rilanciava quale soluzione di fondo alla crisi quella dei due Stati, israeliano e palestinese.
Dal Medio Oriente, dove si trova per continuare a negoziare una tregua sul campo, il Segretario di Stato Antony Blinken non si è dato per vinto a ha sua volta sottolineato come una pausa quale quella proposta da Washington all’Onu consentirebbe sia il rilascio degli ostaggi israeliani tuttora detenuti da Hamas che un forte aumento di aiuti alla popolazione di Gaza, 2,2 milioni di persone oggi ridotte alla fame, stando all’Onu. A conferma che gli Stati Uniti lavorano per trasformare ogni stop ai combattimenti in qualcosa di più, Blinken ha ricevuto mandato dalla Casa Bianca di intensificare le discussioni con alleati arabi quali Egitto e Arabia Saudita su piani post- bellici per Gaza.
È indubbio che la risoluzione Usa all’Onu, per quanto fallita, abbia rappresentato anche un segno dei rapporti sempre più difficili della Casa Bianca con il governo di Benjamin Netanyahu in Israele e delle pressioni che su di lui cerca di esercitare. In cinque mesi di conflitto non solo Washington aveva posto il veto su ripetute prese di posizione del Palazzo di Vetro accusate di essere troppo critiche di Israele, ma non aveva portato al voto proprie proposte. Una prima bozza Usa si limitava ad auspicare un cessate il fuoco non appena praticabile. Ma i rapporti con Netanyahu si sono progressivamente deteriorati davanti al suo rifiuto dell’obiettivo dei due Stati e alla sua insistenza per un assalto a Rafah, affollata di rifugiati. Di recente il presidente Joe Biden ha anche appoggiato un discorso del leader democratico al Senato Chuck Schumer che ha definito Netanyahu un ostacolo alla pace.
Iniziativa della Francia per tentare una mediazione e sbloccare la paralisi del Palazzo di Vetro