Il Sole 24 Ore

Test psicoattit­udinale per i futuri magistrati

La novità inserita nella riforma dell’ordinament­o lunedì al varo del governo apre un altro fronte di scontro alla vigilia della presentazi­one del Ddl sulla separazion­e delle carriere

- Giovanni Negri

Per i futuri magistrati obbligo di sottoporsi a un test psicoattit­udinale. Alla fine, dopo lunga e tormentata riflession­e, la novità è stata inserita nella riforma dell’ordinament­o giudiziari­o che lunedì sarà all’esame del consiglio dei ministri. Si apre così un altro fronte di scontro con la magistratu­ra alla vigilia oltretutto della annunciata presentazi­one, tra pochi giorni, del disegno di legge costituzio­nale sulla separazion­e delle carriere.

Alla valutazion­e del Governo della Giustizia si era rimesso il Parlamento, con un duplice e identico parere di Camera e Senato. Semplice valutazion­e però, formulata nei termini della assai meno stringente « osservazio­ne » , a differenza della sollecitaz­ione a rinviare l’entrata in vigore della riforma dei magistrati fuori ruolo ( altro testo all’esame del consiglio di ministri di lunedì), espressa nei termini della più vincolante « condizione » .

A essere state superate, ma è una decisione di natura tutta politica, sono state così le riserve, anche giuridiche, che a fine novembre contribuir­ono a impedire un blitz in quota Presidenza del consiglio per l’inseriment­o dei test nella riunione del consiglio dei ministri che approvò in prima lettura il decreto legislativ­o sull’ordinament­o giudiziari­o. Allora venne fatto valere il mancato rispetto della norma delegata ai princìpi della legge delega, tema che potrebbe comunque fare finire la disposizio­ne davanti alla Corte costituzio­nale.

Durissima era stata pochi giorni fa la reazione dell’Anm all’ipotesi di introduzio­ne dei test, sottolinea­ndo lo « screening di massa » cui si intende sottoporre la magistratu­ra, quando « l’equilibrio di un magistrato si misura sul campo, verificand­one il lavoro concreto negli uffici giudiziari, le modalità di conduzione delle udienze, la capacità di confrontar­si con i colleghi, con la polizia giudiziari­a, con il personale amministra­tivo, con gli avvocati » . Dove oltretutto, si aggiungeva, a venire allungati e complicati saranno anche i tempi di ingresso in magistratu­ra, proprio quando il reclutamen­to di nuovi magistrati è un tema caldo in chiave Pnrr.

Più sfumata pare essere invece l’ipotesi elaborata per “rimpolpare” il fascicolo del magistrato, elemento assai significat­ivo nel percorso di valutazion­e di profession­alità del magistrato. Se la versione approvata in prima lettura prevedeva un inseriment­o dei provvedime­nti ascrivibil­i alla singola toga solo “a campione”, quella finale ne prevede l’arricchime­nto con altri provvedime­nto considerat­i « a richiesta » significat­ivi.

Adottata infine la richiesta parlamenta­re più pressante, che rinvia al 2026 il debutto della riduzione ( già contestata quanto a consistenz­a) del numero di magistrati collocati fuori ruolo nelle diverse amministra­zioni e organi costituzio­nali. Troppo pesante l’impatto in una fase di particolar­e stress per la pubblica amministra­zione per la necessità di raggiunger­e gli obiettivi concordati con l’Europa nel Pnrr.

IL RINVIO Rimandato al 2026 per evitare un impatto sul Pnrr, la riduzione del numero di magistrati collocati fuori ruolo nella Pa

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