Per confiscare i beni russi congelati, occorre uno strappo alle regole
L’immunità sovrana impedirebbe di utilizzarli per ricostruire l’Ucraina
La ricostruzione dell’Ucraina costerà almeno 400 miliardi di dollari Usa nei prossimi dieci anni. E stando a stime non ufficiali, ammontano ad almeno 300 miliardi i beni di proprietà della Banca centrale russa ( detenuti non in Russia in conti bancari, riserve valutarie, azioni, obbligazioni, oro e investimenti vari) congelati da Usa e Ue. Ma ricostruire l’Ucraina con la confisca dei beni russi congelati è una strada in salita, ostacolata da barriere legali del diritto internazionale come l’immunità sovrana: ostacoli sormontabili con grandi strappi alle regole.
Tra le azioni legalmente sostenibili e percorribili, allo studio a Bruxelles, c’è il sequestro di qualche miliardo di euro dei profitti realizzati e posseduti da Euroclear, società belga di compensazione, liquidazione e custodia titoli: profitti generati dall’investimento dei contanti provenienti da 130 miliardi di dollari Usa di beni della Banca centrale russa congelati, tramite dividendi, cedole e obbligazioni rimborsate. In questo caso, paradossalmente la ricostruzione dell’Ucraina sarebbe a spese di Euroclear: con il gran sollievo di Mosca.
Al momento nulla è stato deciso. Ma ci sono delle proposte precise in tal senso. La Commissione europea è in cerca di nuove risorse finanziarie extra per aiutare l’Ucraina entro luglio. Tanto che i beni russi congelati potrebbero essere usati come collaterale per prestiti per l’acquisto di munizioni per Kiev.
In risposta alla violazione del diritto internazionale da parte di Vladimir Putin, per la guerra di aggressione ingiustificata contro l’Ucraina, la Commissione potrebbe rispondere a questa violazione con un’altra violazione: la confisca dei beni russi congelati, calpestando il diritto internazionale che prevede l’immunità sovrana. Secondo alcuni esperti della materia, questo tipo di ritorsione contro la Russia è legittima perché a violare le leggi internazionali è stata per la prima volta la Russia stessa. Non esistono però precedenti, se non la confisca non autorizzata di beni di Saddam Hussein da parte degli Usa ( 20 Marzo 2003 con presidente George Bush) a favore della popolazione irachena. In quel caso, Bush determinò e sostenne come premessa che « gli Stati Uniti e l’Iraq sono impegnati in ostilità armate » , quindi erano in guerra. Nel caso della Russia, né Usa né Ue sono in guerra con Mosca.
Un provvedimento legislativo approvato di recente dalla Commissione Esteri del Senato americano nel Rebuilding Economic Prosperity and Opportunity ( REPO) for Ukrainians Act prevede la confisca di beni russi: se diventasse legge, sarebbe la prima volta di un sequestro da parte degli Stati Uniti di beni di un Paese con cui gli Usa non sono in guerra.
La Bce, contattata dal Sole 24 Ore sull’argomento, si è trincerata dietro un secco “no comment”. La Bce starebbe comunque monitorando e valutando attentamente i rischi e le implicazioni della questione, seguendone gli sviluppi via via e tenuto conto che la decisione finale spetta ai leader politici. Serpeggiano nell’area dell’euro i timori di ricadute reputazionali a danno del sistema dei pagamenti europeo e dello standing internazionale dell’euro, nel caso di confisca e uso dei beni della Banca centrale russa violando il diritto internazionale: tuttavia i beni
I beni della Banca centrale russa sono « custoditi » da Euroclear. Nel mirino i profitti realizzati
congelati della Banca centrale russa non hanno precedenti e l’euro non è stato danneggiato per questo.
Per evitare di togliere alla Banca centrale russa il possesso dei beni depositati in Euroclear e dei suoi profitti ( cedole, dividendi, rimborsi), Bruxelles ha una magra opzione: può appropriarsi dei profitti di proprietà di Euroclear. L’organo di compensazione e liquidazione ha potuto generare profitti in una circostanza eccezionale, reinvestendo il cash di proprietà della banca centrale russa proveniente dai beni congelati e depositati presso Euroclear stessa. I bond detenuti dalla Banca centrale russa depositati in Euroclear hanno incassato cedole ( in contanti) oppure sono scaduti e rimborsati ( in contanti): questi contanti sono di proprietà della Banca centrale russa e non saranno confiscati. Questi stessi contanti tuttavia sono stati reinvestiti da Euroclear e il profitto generato da questo investimento è a tutti gli effetti di proprietà di Euroclear. Questi profitti potrebbero finanziare la ricostruzione in Ucraina: ma resta da vedere se Euroclear sarà d’accordo.