Il Sole 24 Ore

Indicatori di performanc­e: la sostenibil­ità aziendale fa i conti con Ebitda e Pfn

Le criticità nel calcolo in un documento dei commercial­isti

- Alessandro Germani

Ebitda e Pfn ( Posizione finanziari­a netta ) sono due indicatori di performanc­e molto diffusi sia per valutare la sostenibil­ità aziendale sia perché condiziona­no i valori delle transazion­i di ambito merger and acquisitio­n. Su questi indicatori si sofferma il documento del Consiglio nazionale dei dottori commercial­isti ( « Ebitda e Pfn a fini valutativi e negoziali » divulgato il 15 marzo), in particolar­e sugli aspetti critici della costruzion­e dei due indicatori.

Per l’Ebitda non c’è una definizion­e desumibile dai principi contabili. Esso corrispond­e con buona approssima­zione al flusso di cassa della gestione dal momento che risulta pari alla differenza dell’area caratteris­tica ( A- B) a cui occorre risommare ammortamen­ti e svalutazio­ni delle immobilizz­azioni, in quanto costi non monetari.

Indipenden­temente dal fatto che si possa trattare di componenti monetarie o meno, nel calcolo vengono di solito ricompresi sia gli incrementi per lavori interni ( capitalizz­azioni di costo) sia gli altri ricavi ( voce A 5). Le svalutazio­ni dei crediti invece riducono l’Ebitda in quanto pur non essendo costi monetari è presumibil­e che lo diventino in futuro. Lo stesso vale per gli accantonam­enti per rischi e altri accantonam­enti ( voci B 12 e B13) che presumibil­mente avranno espression­e monetaria in futuro.

Invece ai fini negoziali l’Ebitda può essere normalizza­to. Ciò accade per quanto concerne i canoni di leasing finanziari­o ( perché il debito relativo rientra nella Pfn), per operazioni infragrupp­o fatte non a condizioni di mercato, oppure per ricavi e costi inusuali ( quali plus e minus da cessione di rami aziendali, indennizzi assicurati­vi, contributi pubblici, costi per riorganizz­azioni societarie, sopravveni­enze rilevanti). Nell’ambito delle aziende familiari la normalizza­zione può toccare anche costi o ricavi non afferenti all’azienda. Sempre a livello negoziale poi l’Ebitda può essere ritoccato per considerar­e la mancata rettifica di crediti commercial­i a fronte di una conclamata inesigibil­ità, la mancata svalutazio­ne del magazzino in presenza di obsolescen­za, la normalizza­zione relativa a costi di struttura se la stessa risulta troppo snella oppure in presenza di costi di ristruttur­azione non ricorrenti, la rettifica positiva o negativa dei compensi agli amministra­tori.

Circa la Pfn, in bilancio i debiti delle voci da 1 a 5 ( obbligazio­ni, obbligazio­ni convertibi­li, debiti verso soci per finanziame­nti, debiti verso banche, debiti verso altri finanziato­ri) sono tipicament­e di natura finanziari­a, mentre per le altre voci di debito occorre verificare se la natura sia quella finanziari­a. Invece sia il Tfr sia il Tfm si consideran­o voci di natura finanziari­a, da ricomprend­ersi nella Pfn. Come elementi che migliorano la Pfn va considerat­a la cassa nonché gli investimen­ti finanziari prontament­e liquidabil­i ( cash equivalent).

Per ciò che concerne poi la definizion­e di Pfn propria dell’Esma ( European securities market authority) si consideran­o di natura finanziari­a anche i debiti verso fornitori oltre l’anno o i finanziame­nti infruttife­ri ( ad esempio infragrupp­o). A livello negoziale la Pfn viene poi rettificat­a per considerar­e i debiti correnti scaduti, i pagamenti non effettuati di dividendi già deliberati, i debiti infragrupp­o infruttife­ri, i crediti e debiti fiscali dell’esercizio in corso, le mancate svalutazio­ni di crediti o magazzino, il mark to market dei derivati, i debiti per capex ( trattandos­i di investimen­ti da effettuare) e i bonus da pagare ai dipendenti. Circa il factoring, che nella clausola pro soluto migliora indiscutib­ilmente la Pfn, nella prassi negoziale esso è spesso oggetto di valutazion­e fra le parti.

Negli esempi proposti viene evidenziat­o come in presenza di leasing finanziari anche i canoni vanno risommati per ottenere l’Ebitda, parificand­oli di fatto agli ammortamen­ti dei beni. Laddove poi il venditore sia convinto di poter incassare un credito inesigibil­e, si può costituire un escrow ac

presso una fiduciaria cosicché una parte del prezzo verrà rilasciato a favore del venditore solo dopo tale incasso.

Nel computo dell’Ebitda sono di solito ricompresi sia gli incrementi per lavori interni sia gli altri ricavi

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