Sostegno a Kiev, Salvini sempre più lontano da Fdi- Fi
Il leader leghista attacca Macron e la presidente della Commissione Ue: « No a veti su Le Pen » . Tajani: il Carroccio contribuì alla soluzione von der Leyen nel 2019
L’appello a « non dividersi » , a « non far prevalere la campagna elettorale » lanciato il giorno prima da Giorgia Meloni è caduto nel vuoto. Matteo Salvini torna ad attaccare Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen ma l’obiettivo è soprattutto distinguersi dai suoi alleati. Dalla premier ma anche dall’altro vice e numero uno di Forza Italia, Antonio Tajani, che sta seriamente minacciando il secondo posto del Carroccio nella coalizione. « Occorre che la guerra finisca e se qualcuno in Europa, come Macron, come la stessa presidente della Commissione lasciano solo supporre che sia possibile aumentare, allungare questa guerra mandando soldati europei a farla, io dico no, la Lega dice no » , è il mantra ripetuto anche ieri dal segretario della Lega che cerca di “rubare” consensi agli alleati battendo sul tasto della guerra e delle alleanze: « L’ 8 e il 9 giugno spero che tanti italiani scelgano la pace » . Ecco lo slogan con cui Salvini vuole caratterizzare la sua campagna elettorale.
E certo non è casuale che in cima alle critiche ci siano il presidente francese, con cui Meloni ha avuto un tête- àtêtegiusto tête giusto sabato scorso, e la presidente della Commissione che oltre ad avere un rapporto consolidato con la premier è anche la candidata del Ppe e quindi anche di Fi. « Non possiamo nascondere che siamo da anni su fronti diversi » , dice Salvini. Una dichiarazione che suona come una rivendicazione. Il fronte della Lega è quello di Identità e democrazia, di Marine Le Pen e di Afd. « Nessuno può mettere veti. Nessuno può dire non voglio la Le Pen, non voglio Afd e preferisco Macron perché questo non sarebbe utile né all’Italia né all’Europa » , è il refrain di questi giorni. Ce l’ha con Tajani e il Ppe. Più volte il vicepremier forzista ha escluso accordi con la leader di Rassemblement national e ieri non ha rinunciato a inviare una nuova frecciata all’alleato ricordandogli che nel 2019, quando la Lega era al governo con M5s, « Salvini contribuì alla scelta di Von der Leyen per impedire che Timmermans diventasse presidente » . Punture di spillo.
« Siamo tutti amici, non c’è problema » , assicura il capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri. Caustico invece Flavio Tosi, ex leghista, ex sindaco di Verona espulso da Salvini e ora deputato di Fi: « Oggi c’è chi in Europa è maggioranza, ovvero Forza Italia con il Ppe, c’è chi entrerà in maggioranza, cioè Giorgia Meloni, e c’è chi invece vuole restare in minoranza, cioè Matteo Salvini... » . I forzisti sono fiduciosi. Tajani assieme ai big del partito celebrerà oggi a Napoli i 30 dalla vittoria del 1994 di Silvio Berlusconi il cui nome resterà impresso sui cartelloni elettorali anche quest’anno. Si lavora alle liste. Tajani - in attesa che Meloni sciolga la riserva - ha già detto di essere pronto a scendere in campo personalmente. Salvini invece lo esclude ( « Ho già troppo lavoro da ministro » ). Il segretario della Lega garantisce che le liste saranno « forti » , con personalità « senza tessera » . Un riferimento che lascia pensare tra gli altri al generale Roberto Vannacci. Anche se il numero uno del Carroccio deve contenere il malumore interno visto che i posti a disposizione a Strasburgo potrebbero essere più che dimezzati rispetto agli attuali 22. Forza Italia invece conta di superare l’ 8,7 preso cinque anni fa ma intanto Tajani dopo aver ottenuto il sì di Letizia Moratti ieri ha ricevuto il “no grazie” dell’altro ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.
L’attenzione però resta concentrata sulla premier. Meloni oggi pomeriggio volerà a Beirut per incontrare il primo ministro Najib Miqati, a cui ribadirà la necessità di evitare ogni rischio di escalation al confine. Giovedì invece in mattinata sarà a Shama per la visita ai contingenti militari italiani ( circa un migliaio di soldati) schierati lungo la Linea Blu, la virtuale demarcazione fra Libano e Israele, delineata nel 2000 dalle Nazioni Unite. Quella da cui l’Italia punta ad allontanare i gruppi di Hezbollah.
‘ Meloni oggi a Beirut per incontrare il primo ministro: evitare ogni rischio di escalation al confine