Politica agricola comune, primo via libera alla semplificazione
Stop all’obbligo di tenere incolto il 4% dei terreni e meno vincoli ambientali Durante il Consiglio violenta protesta degli agricoltori nelle vie di Bruxelles
I ministri dell’Agricoltura hanno dato ieri il loro benestare alle prime proposte della Commissione europea relative a una semplificazione della politica agricola comune ( PAC), pur di venire incontro alle proteste degli agricoltori che ancora ieri protestavano per le vie di Bruxelles. Le misure andranno ora approvate dal Parlamento europeo. Nel frattempo, molti Paesi hanno chiesto di rivedere il regolamento che punta a limitare la deforestazione nei paesi terzi.
« Gli agricoltori sono stati ascoltati – ha detto David Clarinval, il ministro belga dell’Agricoltura, riferendosi all’approvazione da parte dei ministri delle proposte co
miliardi IL SURPLUS AGRICOLO UE
Il dato si riferisce ai primi 11 mesi del 2023. In tutto il 2022 era stato di 58 miliardi munitarie –. Abbiamo altresì invitato la Commissione a continuare a cercare soluzioni, nella misura del possibile » . L’uomo politico belga ( il Paese in questo semestre presiede le riunioni ministeriali) ha poi aggiunto che « l’ipotesi di una maggiore flessibilità sul fronte degli aiuti di Stato è anch’essa all’ordine del giorno » .
In ultima analisi, il testo approvato ieri introduce varie semplificazioni. Tra le altre cose, propone di eliminare tout court l’obbligo di mantenere incolti il 4% dei terreni e di consentire la diversificazione piuttosto che la rotazione delle colture. Prevede inoltre di esentare le aziende agricole di meno di 10 ettari – sono il 65% dei beneficiari della PAC, ma coprono appena il 9,6% della superficie – dai controlli e dalle sanzioni relative alle condizioni ambientali ( si veda Il Sole 24 Ore del 16 marzo).
« Andiamo avanti con la revisione della politica agricola comune (…) che permetterà all’Europa di avere un’agricoltura più giusta e più rispettosa » , ha commentato il ministro italiano dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Dal canto suo, il commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski ha fatto notare che « secondo i dati più recenti, il surplus agricolo dell’Unione europea nei primi 11 mesi del 2023 è ammontato a quasi 65 miliardi di euro, rispetto ai 58 miliardi del 2022 nel suo insieme » .
La decisione dei ministri è giunta mentre circa 250 trattori bloccavano nuovamente le vie della capitale belga. Nel quartiere comunitario gli agricoltori hanno bruciato balle di fieno, fatto scoppiare petardi, suonato clacson, e lanciato uova, escrementi animali, e anche bottiglie molotov. La polizia è stata costretta a intervenire con gli idranti e i gas lacrimogeni. Molti agricoltori protestano per il calo dei redditi, gli oneri burocratici e gli impegni previsti dal Patto Verde.
A conferma di un ripensamento delle politiche ambientali, molti Paesi si sono detti ieri favorevoli a rivedere un recente regolamento tutto volto a garantire che sette prodotti - soia, carne bovina, olio di palma, legno, cacao, caffè e gomma - non siano venduti nell’Unione se provenienti da aree deforestate ( si veda Il Sole 24 Ore del 7 dicembre 2022). Le regole appaiono troppo onerose a molti governi. « Abbiamo chiesto alla Commissione di capire come attenuare gli effetti non voluti » , ha detto il ministro Clarinval.
Sempre sul fronte agricolo, due serie di provvedimenti devono essere approvate dai Paesi membri. La prima riguarda i dazi al grano russo presentati la settimana scorsa dalla Commissione europea. La seconda serie di misure prevede il prolungamento della deroga di dazi ai prodotti ucraini, con l’adozione tuttavia di tetti per quanto riguarda alcuni prodotti, come lo zucchero o il miele ( si veda Il Sole 24 Ore del 1° febbraio).
Questo secondo provvedimento si sta rivelando particolarmente controverso. Molti governi si oppongono al compromesso raggiunto con il Parlamento europeo. Riassumendo al massimo, criticano il metodo di calcolo proposto dalla Commissione nell’adozione del tetto da applicare ai singoli prodotti. Nei fatti vorrebbero che il tetto fosse più basso così da anticipare per quanto possibile l’applicazione di dazi alle merci ucraine, in modo da proteggere al più presto la produzione europea.
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