La tensione per gli arresti politici
La polizia disperde i manifestanti diretti alla residenza di Modi
Le proteste innescate dal fermo di Arvind Kejriwal, capo del movimento anticorruzione Aap
La temperatura, compresa quella dello scontro politico, è ulteriormente salita ieri a New Delhi quando la polizia ha fermato decine di manifestanti intenzionati a marciare sulla residenza del primo ministro Narendra Modi per protestare contro l’arresto di uno dei principali leader politici d’opposizione.
Alcune centinaia di attivisti dell’Aam Aadmi Party ( Aap) si sono dati appuntamento nei pressi del Parlamento, ma sono stati bloccati dalle forze di sicurezza. Avrebbero voluto chiedere la liberazione del chief minister di Delhi Arvind Kejriwal e invece sono stati presi e caricati a forza su dei bus e allontanati. Più o meno contemporaneamente altri manifestanti – questa volta del Bharatiya Janata Party ( Bjp), il principale partito di governo – venivano dispersi con l’uso di idranti. La loro richiesta era di segno opposto: chiedevano le dimissioni di Kejriwal, che – dopo essere stato prelevato giovedì scorso dalla sua abitazione – aveva annunciato che non avrebbe lasciato la guida di Delhi e, fedele alla sua promessa, non ha mai smesso di dare indicazioni al proprio esecutivo, le ultime in materia di sanità.
La vicenda, che ha visto finire in carcere con l’accusa di riciclaggio il volto più celebre di un movimento anti- corruzione nato poco più di 10 anni fa, è sintomatica del clima che si respira nel Paese a meno di un mese all’inizio della maratona elettorale di sei settimane che eleggerà il nuovo parlamento.
Secondo alcuni analisti, Kejriwal era temuto dai suoi avversari perché, a differenza di molti altri leader, non poteva essere accusato né di corruzione né di nepotismo. La maggioranza non ha invece esitato a dipingere il suo arresto come un nuovo capitolo della battaglia per la moralizzazione del ceto politico.
I partiti di opposizione invece hanno sottolineato che l’agenzia investigativa che ha fermato Kejriwal non solo sembra essersi specializzata nel colpire gli avversari del governo ( 115 dei 121 politici indagati da inizio legislatura), ma anche nell’archiviare le indagini quando i leader presi di mira cambiano casacca per passare tra le file del Bjp.
Un clima preoccupante che la scorsa settimana ha spinto un portavoce del ministero degli Esteri tedesco ad auspicare che il caso Kejriwal sia trattato in accordo con « i princìpi democratici e di indipendenza della magistratura » . Parole che hanno suscitato la rabbia del governo indiano che ha convocato il vice capo missione tedesco a New Delhi per esprimere le proprie « forti proteste » .
Una reazione che potrebbe aver sortito l’effetto opposto a quello voluto: ieri il Dipartimento di Stato Usa è intervenuto nella vicenda, associandosi a Berlino nel chiedere « un processo rapido, equo e trasparente » .