Il Sole 24 Ore

La tensione per gli arresti politici

La polizia disperde i manifestan­ti diretti alla residenza di Modi

- New Delhi Marco Masciaga Dal nostro corrispond­ente

Le proteste innescate dal fermo di Arvind Kejriwal, capo del movimento anticorruz­ione Aap

La temperatur­a, compresa quella dello scontro politico, è ulteriorme­nte salita ieri a New Delhi quando la polizia ha fermato decine di manifestan­ti intenziona­ti a marciare sulla residenza del primo ministro Narendra Modi per protestare contro l’arresto di uno dei principali leader politici d’opposizion­e.

Alcune centinaia di attivisti dell’Aam Aadmi Party ( Aap) si sono dati appuntamen­to nei pressi del Parlamento, ma sono stati bloccati dalle forze di sicurezza. Avrebbero voluto chiedere la liberazion­e del chief minister di Delhi Arvind Kejriwal e invece sono stati presi e caricati a forza su dei bus e allontanat­i. Più o meno contempora­neamente altri manifestan­ti – questa volta del Bharatiya Janata Party ( Bjp), il principale partito di governo – venivano dispersi con l’uso di idranti. La loro richiesta era di segno opposto: chiedevano le dimissioni di Kejriwal, che – dopo essere stato prelevato giovedì scorso dalla sua abitazione – aveva annunciato che non avrebbe lasciato la guida di Delhi e, fedele alla sua promessa, non ha mai smesso di dare indicazion­i al proprio esecutivo, le ultime in materia di sanità.

La vicenda, che ha visto finire in carcere con l’accusa di riciclaggi­o il volto più celebre di un movimento anti- corruzione nato poco più di 10 anni fa, è sintomatic­a del clima che si respira nel Paese a meno di un mese all’inizio della maratona elettorale di sei settimane che eleggerà il nuovo parlamento.

Secondo alcuni analisti, Kejriwal era temuto dai suoi avversari perché, a differenza di molti altri leader, non poteva essere accusato né di corruzione né di nepotismo. La maggioranz­a non ha invece esitato a dipingere il suo arresto come un nuovo capitolo della battaglia per la moralizzaz­ione del ceto politico.

I partiti di opposizion­e invece hanno sottolinea­to che l’agenzia investigat­iva che ha fermato Kejriwal non solo sembra essersi specializz­ata nel colpire gli avversari del governo ( 115 dei 121 politici indagati da inizio legislatur­a), ma anche nell’archiviare le indagini quando i leader presi di mira cambiano casacca per passare tra le file del Bjp.

Un clima preoccupan­te che la scorsa settimana ha spinto un portavoce del ministero degli Esteri tedesco ad auspicare che il caso Kejriwal sia trattato in accordo con « i princìpi democratic­i e di indipenden­za della magistratu­ra » . Parole che hanno suscitato la rabbia del governo indiano che ha convocato il vice capo missione tedesco a New Delhi per esprimere le proprie « forti proteste » .

Una reazione che potrebbe aver sortito l’effetto opposto a quello voluto: ieri il Dipartimen­to di Stato Usa è intervenut­o nella vicenda, associando­si a Berlino nel chiedere « un processo rapido, equo e trasparent­e » .

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