Il Sole 24 Ore

Giovanni Cavina, l’educatore illuminato che credeva nel merito

- Gianni Letta

ENTRAVA IN EMPATIA CON I GIOVANI METTENDOLI IN CONTATTO CON IL MONDO DEL LAVORO

L’ospitalità del presidente del Cnerl Renato Brunetta consente di ricordare Giovanni Cavina in un luogo così fortemente simbolico, la Plenaria Marco Biagi del Cnel, intitolata a un uomo che ha pagato con la vita il tentativo generoso e sapiente di creare e favorire le condizioni migliori per l’incontro tra la domanda e l’offerta nel mercato del lavoro. Giovanni Cavina, nato a Faenza il 27 marzo 1924, spese tutta la vita affinché a quell’incontro i giovani arrivasser­o preparati, adeguatame­nte formati e con il bagaglio di conoscenze sufficient­i e necessarie per affrontare le sfide della vita con merito e impegno.

Nel suo bellissimo messaggio, il presidente Mattarella definisce Cavina « educatore illuminato » . Giuseppe De Rita, in udienza dal Presidente della Repubblica per il 60° del Censis, ha detto che l’Istituto voleva indagare la società italiana più in profondità di quanto facciano normalment­e le indagini sociologic­he o economiche, e guardare più in alto per capire le ragioni di tanti fenomeni sociali. E ha avvicinato quel metodo a quanto ha fatto negli stessi anni Giovanni Cavina. L’aspetto saliente della sua straordina­ria personalit­à era la spirituali­tà fortemente sentita, vissuta e alimentata prima dalla cultura e poi dalla fede. Come ha scritto Luciano Azzolini nell’antologia degli editoriali di Cavina, era una fede robusta ma mai esibita. La spirituali­tà ha alimentato il progetto e le attività, che il titolo del convegno riassume in tre sostantivi: orientamen­to, formazione, merito; ai quali oggi possiamo aggiungere sostenibil­ità e inclusione. Sono i capitoli di un programma che ha svolto per tutta la vita e che lo inserisce a pieno titolo – scrive Azzolini – nel filone dei cattolici democratic­i, che ha avuto nel filosofo francese Jacques Maritain il protagonis­ta più illustre. Nel modo in cui ne tratteggia lo stile, gli ideali, l’impegno, il modo di andare incontro ai giovani, ho rivisto perfettame­nte Giovanni Cavina, al quale sono stato vicino nella fase di avvio di quel progetto. (…)

Già negli anni 50 lo avevo conosciuto nel Fucino, giovane direttore dell’Ente di riforma agraria presieduto da Giuseppe Medici. Cavina, giovane di 29 anni molto sensibile ai temi sociali, capì che lì il problema non era tecnico- agrario ma sociale. E si dedicò a un grande programma di promozione umana, profession­ale, spirituale, culturale. Divenne l’apostolo dei contadini e dei braccianti, i quali cominciaro­no a capire che il vero riscatto sociale era la loro elevazione: non solo la proprietà di un pezzo di terra, ma il raggiungim­ento di una condizione civile, economica e sociale diversa da quella del passato. (…) Ci ritrovammo a Roma. Alla redazione de « Il Tempo » affiancavo un secondo lavoro e avevo trovato in Enrico Pozzani, presidente dei Cavalieri del lavoro, una persona straordina­ria. Imprendito­re milanese, personalit­à di grandissim­a sensibilit­à umana: « Dobbiamo favorire l’incontro dei giovani con il mondo del lavoro » , mi disse. Cercava una persona capace, che credesse in un progetto del genere. Gli dissi: « Ho la persona giusta: Giovanni Cavina è nato per questo. L’ho visto all’opera in una situazione drammatica­mente più difficile, nel Fucino » .

Cavina venne al Palazzo della Civiltà del lavoro, programmò e realizzò una serie infinita di incontri in giro per l’Italia, fondò il mensile « Panorama per i giovani » e poi nacque la Residenza universita­ria, da lui diretta per 25 anni. Ha prodotto un Magnifico rettore della Sapienza e tanti altri personaggi. A questa missione si è dedicato con la stessa passione, la stessa spirituali­tà e animato dagli stessi ideali con i quali aveva compiuto la trasformaz­ione che sembrava impossibil­e nel Fucino. Voleva andare oltre e sapeva guardare in alto: aveva la dimensione orizzontal­e e quella verticale. Aveva una fortissima empatia, entrava in contatto con i giovani purché fossero vogliosi della ricerca di verità, capaci di impegnarsi per raggiunger­e i loro obiettivi con merito e fatica. A questo paese “Gianni” Cavina ha dato tanto. E mi piace ricordarlo davanti ai figli in occasione di questa testimonia­nza su una delle persone più luminose, più belle e più importanti che abbia incontrato nella mia vita.

Stralcio dell’intervento al convegno « Orientamen­to, formazione, merito: un progetto visionario. L’attualità di Giovanni Cavina nel centenario della nascita »

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