Imposta di soggiorno, « sistema da cambiare »
Risoluzione di Fi: riscossione gestita direttamante dai Comuni
I turisti che visitano Madrid non devono pagare una tassa di soggiorno. A Roma l’imposta a carico di chi sceglie di trascorre la notte nelle strutture ricettive alberghiere ed extra dell’Urbe è stata aumentata dal 1° ottobre e nella sua applicazione massima ( hotel a 5 stelle) è arrivata a 10 euro. La “city tax” non è un’anomalia italiana ( in Francia è applicata dai comuni che fanno promozione turistica) ma nel Belpaese ha finito per diffondersi in modo capillare trasformandosi in uno svantaggio nella gara con altre destinzioni, a partire proprio dalla Spagna. Qui la tassa di soggiorno è in vigore solo in due regioni ( Catalogna e Isole Baleari) e le amministrazioni che pensavano di introdurla come Valencia, Siviglia, Granada e Malaga hanno rinunciato. Da noi, secondo le stime di Jfc ( si veda Il Sole 24 Ore del 24 settembre), gli enti che hanno introdotto il prelievo hanno superato quota mille ( 1.013 oltre ai Comuni delle Province di Trento e Bolzano) e il gettito complessivo nel 2023 è arrivato a 846 milioni ( si veda Il Sole 24 Ore del 23 febbraio). Due primati.
La norma ( decreto legislativo 23 del 2011) prevede che la misura rispetti il criterio di gradualità in proporzione al prezzo ma la maggior parte delle delibere comunali calcola l’imposta sulla tipologia di struttura recettiva e categoria. Proprio su questo punto interviene una richiesta di modifica portata avanti da Forza Italia che è riuscito a far approvare in commissione Finanze una risoluzione ( a firma di Maurizio Gasparri e Claudio Lotito) che chiede un’ « aliquota proporzionata progressivamente alla tariffa » ( tetto del 5%, limite di 10 euro al giorno a persona) e una modifica del sistema di riscossione, ora a carico dell’albergatore: i senatori forzisti, venendo incontro alle istanze degli operatori, propongono di ricorrere a sistemi digitali con un terminale di pagamento del quale l’esercente sia solo un controllore. Infine, il nodo investimenti: i Comuni, sottolineano i parlamentari azzurri, utilizzano la quasi totalità delle entrate dall’imposta di soggiorno « per coprire buchi di bilancio » . Va, invece, introdotto un vincolo a reinvestire « una parte ragionevole nel settore turistico » con l’obbligo di rendicontazione.