Dalla ricerca scientifica all’industria accelera la corsa ai supercomputer
L’Unione europea e l’Italia vogliono giocare un ruolo di primo piano nella corsa all’innovazione tecnologica mettendo in campo risorse per finanziare centri e applicazioni che supportino anche lo sviluppo dell’intelligenza artificiale
Nel periodo 2018- 2027
Il disegno della Ue è chiaro: riaffermare il proprio status di guida nella corsa all’innovazione tecnologica attraverso una progettualità che abbraccia l’ambito normativo ( l’ultimo tassello è la recente approvazione dell’AI Act) e che trova concretezza negli investimenti per realizzare le infrastrutture necessarie per sostenere la trasformazione digitale e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale “made in Europe”. Sono infatti otto i miliardi di euro stanziati per il periodo 2018 – 2027 per finanziare gli interventi relativi ai supercomputer che dovranno mettere a fattor comune le rispettive capacità di analisi dei dati, elaborazione computazionale e di allenamento dei modelli AI a beneficio di centri di ricerca, imprese, startup e università.
La rete continentale pubblica dell’high performance computing ( battezzata “EuroHPC”) vede in prima fila anche l’Italia e Leonardo del Cineca ne rappresenta il fiore all’occhiello. Il cervellone installato nel Tecnopolo di Bologna è infatti una delle strutture all’avanguardia in Europa ( insieme al Lumi in esercizio a Kajaani, in Finlandia, e al MareNostrum 5 di Barcellona) e rappresenta un punto fermo di una strategia che guarda alla frontiera del computing di classe exascale, e cioè a macchine capaci di superare la barriera dell’exaflops.
Il primo HPC europeo a toccare questo traguardo sarà Jupiter, operativo entro fine anno nel campus di Jülich, in Germania, mentre Leonardo è attualmente il sesto computer più potente al mondo nella classifica Top500, in virtù delle circa 250 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile processate al secondo ( 246 petaflops), capacità che gli vale la definizione di unità “pre- exascale”. Il sistema lavora con un’architettura sviluppata a quattro mani con Nvidia composta da 14mila GPU e le sue applicazioni sono le più disparate, attività di “training” dei modelli di linguaggio di grande formato per l’intelligenza artificiale generativa ( le risorse di Leonardo sono state impiegate nel progetto francese Mistral AI) comprese. Fra i compiti a cui è chiamato il cervellone del Cineca, per esempio, vi è l’analisi dei dati emersi dagli esperimenti sulle particelle per supportare lo studio dell’evoluzione dello spazio, ma non meno rilevanti sono le attività svolte nel campo della medicina, per lo sviluppo di nuovi farmaci, o della fisica, dove il supercalcolatore interviene per facilitare la mitigazione dei rischi dovuti a eventi naturali catastrofici. E non solo: oltre alla ricerca scientifica, Leonardo ( come del resto gli altri supercomputer) trova impiego anche in altri contesti, dall’automotive al comparto navale, dalle energie rinnovabili alla chimica passando per la robotica e la bioingegneria.
La corsa in avanti del supercalcolo italiano ha diverse frecce al proprio arco, oltre a quelle messe a disposizione dal Cineca ( che gestisce anche un altro sistema entrato nella lista Top500, Marconi), e due di queste rimandano ai progetti di Eni e Fastweb. La prima è al lavoro per realizzare HPC6, uno dei “cervelloni” appartenenti a un’impresa privata più potenti al mondo ( 600 petaflops di capacità di picco) nel settore delle applicazioni industriali ( si veda l’articolo sotto). La seconda, invece, è la prima telco italiana a dotarsi di un supercomputer ( su architettura Nvidia) dedicato all’intelligenza artificiale, di prossima installazione presso uno dei suoi data center lombardi. L’intento finale? Mettere a disposizione dell’ecosistema e delle pubbliche amministrazioni, le risorse ( fra cui un modello Llm addestrato nativamente in italiano) per sviluppare soluzioni e servizi in cloud di AI generativa.
Sempre italiano, infine, è il progetto ( finanziato con dieci milioni di eu
l’Europa ha stanziato otto miliardi di euro per sviluppare interventi relativi ai supercomputer
ro dalla Commissione Europea) che punta a sfruttare le proprietà dei fotoni per realizzare un’unità quantistica all’avanguardia: si tratta di Epique, sigla che sta per “European Photonic Quantum Computer”, alla cui guida c’è l’Università Sapienza di Roma e a cui partecipano 18 partner di 12 Paesi ( fra questi il Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Tutto ancora da decifrare, invece, è il progetto Milsca ( Military Space Cloud Architecture), una sorta di “supercomputer” nello spazio a cui ha dato il là il Ministero della Difesa, incaricando dello studio di fattibilità gli ingegneri di Leonardo, Telespazio e Thales Alenia Space. L’idea è quella di costruire un’architettura, basata su satellite e algoritmi avanzati di machine learning, in grado di fornire capacità di archiviazione e di elaborazione dati ad alte prestazioni ( si parla di 250 teraflops, vale a dire 250mila miliardi di operazioni al secondo) per ridurre la vulnerabilità delle comunicazioni dei dati strategici e creare un back up dei sistemi di memorizzazione terrestri.