Sanità, in Italia il calo di vocazione è sistemico
Dove vorrebbero lavorare i giovani europei? Bella domanda. A provare a dare una risposta è una ricerca commissionata da Fondazione Clariane ( Korian in Italia) a Ipsos che analizza l’attrattività di settori e professioni tra i giovani di 7 Paesi: Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi, UK e Spagna. Per realizzarla ne sono stati sentiti 2.300 di età compresa tra 16 e 20 anni. Cosa dicono? Tra i settori più ambiti dai ragazzi, al primo posto c’è il lusso dove vorrebbe lavorare il 51%, seguito dall’educazione ( 47%) e dalla sanità ( 45%) che è quindi il terzo settore. Considerando le risposte italiane, molto ambito è sempre il lusso ( 62%) e il settore delle telecomunicazioni ( 61%), mentre le professioni sanitarie si posizionano sotto la media europea ( 42%). « Il ‘ calo delle vocazioni’ in sanità è un elemento sistemico, non possiamo pensare di affrontare la crescente domanda di cure e assistenza richiamando i medici in pensione o semplicemente aumentando i posti nelle università – spiega il presidente e ceo di Korian Italia, Federico Guidoni -. I dati evidenziano un ampio divario tra le aspirazioni dei giovani e la loro percezione delle professioni sanitarie, soprattutto per i driver fondamentali come il bilanciamento vita lavoro, la flessibilità oraria e il salario. Il settore privato e quello pubblico sono chiamati a dialogare e fare sistema anche su questo fronte, per essere pronti alle sfide del futuro » . Prendendo appunto la sanità, le professioni considerate più interessanti sono quelle legate alla salute mentale ( 66%), davanti a paramedici ( 61%) e medici ( 60%). Meno attrattiva la professione infermieristica ( 49%) e i ruoli da operatore sociosanitario ( 45%). Nelle professioni socioassistenziali i giovani europei riscontrano un basso bilanciamento vita privata- lavoro ( 46%), stipendi bassi ( 42%) e poca flessibilità dell’orario lavorativo ( 38%). Considerando l’Italia, il ruolo dei carer è apprezzato dai giovani per l’utilità sociale ( 82%), per l’orgoglio e la curiosità sociale a esso associato ( 76%) e il lavoro in una buona atmosfera di team ( 72%). Tra le negatività, spiccano la flessibilità oraria ( 34%) e l’autonomia decisionale sul posto di lavoro ( 38%). Le barriere per lavorare come infermiere o operatore sociosanitario sono legate principalmente ai carichi di lavoro ( 39%), alle malattie ( 37%), all’irregolarità dell’orario ( 34%), ai livelli salariali ( 29%), allo sforzo fisico ( 29%) e alla difficoltà di bilanciare la vita privata con il lavoro ( 28%). Il bilanciamento tra vita privata e lavoro è però uno dei criteri più importanti nella scelta del lavoro: a dirlo è infatti il 60% dei ragazzi.