Tod’s, il fondo Tabor contesta l’Opa e chiede 82 euro per azione
americano che possiede l’ 1,1% delle azioni ordinarie del Gruppo Tod’s, mette in dubbio la correttezza dei termini dell’offerta pubblica d’acquisto ( Opa), annunciata il 10 febbraio e poi avviata il 22 marzo scorso da Crown BidCo sulla totalità delle azioni del gruppo guidato da Diego Della Valle. In una lettera diffusa ieri da Tabor con oggetto « A fair deal for ALL ( sic) Tod’s shareholders » ( un’operazione giusta per TUTTI gli azionisti di Tod’s), si contesta il prezzo di offerta per azione ordinaria di 43 euro e si sostiene che questo dovrebbe essere il doppio o persino di più, proponendo una forchetta tra 82 e 102 euro. Tabor si era opposto anche all’Opa lanciata da DeVa Finance nell’agosto 2022 ( ritirata nel dicembre dello stesso anno per l’insufficiente adesione): in quel caso il prezzo offerto era di 40 euro ed era stato ritenuto largamente insufficiente dal fondo.
« All’epoca spiegammo che secondo noi le azioni di Tod’s erano state molto penalizzate da fattori macroeconomici che premevano sull’intero settore del lusso – si legge nella lettera appena siglata da Jonathan Jacoby, fondatore, nel 2018, di Tabor – e che il loro prezzo non rispecchiava l’autentico valore della società. Sottolineammo che la famiglia Della Valle stava ricomprandosi il marchio Tod’s al prezzo dell’Ipo, avvenuta nel 2000, ottenendo, di fatto, gratis Roger Vivier, Hogan e Fay ( gli altri tre marchi oggi in portafoglio al gruppo Tod’s, ndr) » .
Ricordiamo che lo scorso 22 marzo è arrivato il via libera della Consob al documento di offerta per l’opa promossa da Crown, che ha come oggetto 9.255.498 azioni ordinarie di Tod’s, rappresentative del 27,968% del capitale sociale. Il documento è stato pubblicato e messo a disposizione del pubblico per la consultazione e il periodo di adesione terminerà, salvo proroghe, alle 17.30 dell’ 8 maggio. Da notare che Crown è un veicolo assai diverso da DeVa Finance: Tabor parla, nel caso della prima, di « entità controllata indirettamente dal fondo L Catterton, del quale il gruppo Lvmh possiede una quota significativa di minoranza » . Da qui le altre, pesanti, accuse del fondo, che fu tra i responsabili, secondo alcuni analisti, del fallimento dell’Opa precedente: « I documenti dell’offerta chiariscono che, come per l’Opa del 2022 voluta da Diego Della Valle, il quale all’epoca agì tramite DeVa, non siamo di fronte a un’offerta di una terza parte che si ponga l’obiettivo di un autentico cambiamento del controllo di Tod’s. Come due anni fa – si legge ancora nella lettera – ci sarà chi avrà dei vantaggi ( definiti addirittura “the haves”, ndr) e chi non ne avrà ( gli “have nots”). I primi sono la famiglia Della Valle e i suoi alleati, L Catterton e il gruppo Lvmh, i secondi sono gli azionisti ordinari che hanno tenuto in portafoglio per anni le azioni Tod’s, credendo in un grandissimo potenziale latente del gruppo » .
Quale sarà, se ci sarà, la reazione di Della Valle e degli altri azionisti alla lettera di Tabor? Difficile da prevedere: dal gruppo non è arrivata finora alcuna dichiarazione ( e il fondo aveva già scritto a Crown una missiva, non pubblica, il 26 febbraio, in linea con quella resa nota ieri). Ricordiamo però che dopo il mancato delisting del 2022, Diego Della Valle aveva comunque accolto positivamente il fatto che « il mercato desse un valore molto alto al gruppo » . Ricordiamo infine che l’opa a 43 euro indica una valutazione complessiva pari a 27 volte l’utile 2023 del gruppo Tod’s e 1,32 volte il patrimonio netto contabile. Se è vero che i multipli del lusso sono stati anche ( molto) maggiori, è altrettanto vero – checché ne scriva Tabor – che l’attuale scenario macroeconomico e del settore stesso, sia di grande, difficilmente misurabile, incertezza.