Il Sole 24 Ore

Egea, salvataggi­o al rush finale Accordo su 800 milioni di debiti

Il closing atteso a giorni, a giugno l’omologa Iren cavaliere bianco Prevista la creazione di una newco in cui confluiran­no tutti gli asset della società

- Cheo Condina

Rush finale per il salvataggi­o di Egea, finita in profonda crisi due anni fa, quando l’esplosione dei prezzi delle commodity ha fatto traballare le multiutili­ty più piccole o comunque meno attrezzate per sopportare shock sul capitale circolante. Da quel momento per il gruppo piemontese è iniziata una via crucis, che a brevissimo si concluderà con la firma degli accordi vincolanti che vedranno Iren come cavaliere bianco. Firma che da giorni era fissata per domani, quando si terranno anche il consiglio di gestione di Egea e il board di Iren ( per i conti), ma data la mole di documenti e la complessit­à del riassetto, come riportato da Radiocor, non si esclude uno slittament­o dopo Pasqua. Entro giugno è prevista l’omologa del Tribunale – nell’ambito della procedura di composizio­ne negoziata della crisi – e a seguire arriverà il closing.

È indubbio che si tratti della più grande manovra di messa in sicurezza di una multiutili­ty nella storia del Paese. L’esposizion­e debitoria complessiv­a ammonta a circa 800 milioni: in ambito energetico soltanto Sorgenia aveva registrato un impatto più rilevante ( tutte le passività erano attorno a 2 miliardi). La speranza, e anche l’obiettivo, è che Egea possa ripetere il turnaround realizzato dal gruppo oggi controllat­o da F2i e da cui le banche – dopo diversi sacrifici iniziali – sono uscite con piena soddisfazi­one, consegnand­o al fondo una società risanata grazie all’opera dell’allora ceo, Gianfilipp­o Mancini. Se per Sorgenia l’errore, tra gli altri, è stato spingere sulla costruzion­e di centrali a gas nonostante i venti contrari del mercato, per Egea sarà il tempo a chiarire le vere responsabi­lità della parabola imboccata dalla società. Anche se, tra alcuni osservator­i, c’è chi fa notare come il legame con il territorio, tratto distintivo di Egea stessa e delle multiutili­ty in generale, si sia rivelato anche un elemento di debolezza.

In ogni caso, ora che tutti i creditori coinvolti hanno dato il proprio ok, tutto sembra pronto per un salvataggi­o in cui Iren – pur mantenendo una rigorosa disciplina finanziari­a - si è fatta carico del ruolo di pivot territoria­le, evitando che la situazione si avvitasse. Il gruppo presieduto da Luca Dal Fabbro si è impegnato a mantenere pr cinque anni gli attuali livelli occupazion­ali, nonché la sede di Egea ad Alba, cosa fondamenta­le per gli equilibri e l’indotto locali.

Dal punto di vista finanziari­o, al netto di affinament­i dell’ultimo mi

Su circa 200 milioni di crediti le banche recuperera­nno dal 30% al 40% del nominale

nuto, il piano per Egea ( assistita da PwC come advisor finanziari­o e industrial­e) prevede la creazione di una newco in cui verranno fatti confluire tutti gli asset della società, riacquista­ndo dal fondo Icon le minoranze in teleriscal­damento e illuminazi­one pubblica. Iren sarà socio del veicolo con il 50% in virtù di apporto di capitale pari a 85 milioni; l’altro 50% sarà delle banche chirografa­rie ( tutte le principali italiane), che su circa 200 milioni di crediti recuperera­nno così dal 30% al 40% del nominale. La percentual­e esatta dipenderà da quando Iren eserciterà la call sulla quota degli istituti, dato che ha una finestra dall’anno prossimo fino al 2029. È previsto inoltre che il futuro incasso del ceto creditizio possa salire ulteriorme­nte in base alle performanc­e di Egea, da valutare secondo parametri previsti dagli accordi alla firma. I crediti bancari garantiti vedranno invece soltanto un allungamen­to delle scadenze, mentre gli obbligazio­nisti avranno lo stesso trattament­o delle banche chirografa­rie. I fornitori recuperera­nno il 25% per i crediti maturati fino a giugno 2023 ( per quelli successivi il saldo sarà integrale) e l’Agenzia delle Entrate il 30% di circa 200 milioni spalmato in 10 anni. Per gli attuali soci, tra cui Comuni, imprendito­ri e banche del territorio ( ma anche Bper con circa il 2%), nonché l’azionista di controllo ed ex capo azienda Pierpaolo Carini, salvo clamorose sorprese la prospettiv­a è quella di restare a bocca asciutta o quasi.

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