Il Sole 24 Ore

Spunta l’offerta di Neumann da 500 milioni

L’ex ceo e fondatore e un pool di partners vorrebbero riacquista­rla

- Laura Cavestri MILANO

L’intenzione c’era da tempo. Ieri Adam Neumann, l’ex amministra­tore delegato e cofondator­e di WeWork, assieme a un pool di partners, ha formalment­e presentato un’offerta di oltre 500 milioni di dollari per rilevare WeWork, la società di coworking finita in bancarotta. A rivelarlo è un’esclusiva delWall del Wall Street Journal, secondo cui uno dei fondatori più controvers­i del mondo tecnologic­o punta a riprendere il controllo della compagnia da cui era stato estromesso cinque anni fa dal consiglio di amministra­zione.

Il mese scorso gli avvocati di Neumann avevano inviato una lettera ai consulenti di WeWork comunicand­o l’intenzione di unirsi all’hedge fundThird fund Third Point di Dan Loeb e ad altri investitor­i per cercare di rilevare la società. Tuttavia, in questa fase, Third Point non risulta essere tra i partecipan­ti all’offerta presentata ieri.

WeWork – che era stata valutata fino a 47 miliardi di dollari ed era diventato il maggior occupier di uffici a Manhattan – ha presentato la richiesta per il Chapter 11 della legge fallimenta­re statuniten­se a novembre scorso. Da febbraio Neumann con la sua società immobiliar­e, Flow, stava mettendo insieme un pacchetto di finanziame­nti per la società di coworking.

La candidatur­a aggiunge un altro drammatico capitolo alla saga di WeWork e del suo carismatic­o fondatore, oggetto di libri, podcast, una serie televisiva e un film.

Eppure l’azienda è crollata dopo aver tentato di quotarsi in Borsa nel 2019, esponendo perdite enormi e pratiche commercial­i controvers­e. Neumann si era dimesso lo stesso anno nel tentativo di salvare l’azienda, ma i costosi contratti di locazione degli uffici di WeWork – uniti alla raffica di disdette sopraggiun­te con la pandemia e, infine, con un mercato degli uffici che con la diffusione dello smartworki­ng versa ancora in forte crisi – hanno pesato sulle sue finanze.

L’azienda con sede a New York ha dunque dichiarato fallimento lo scorso anno, elencando 19 miliardi di dollari di passività e 15 miliardi di dollari di attività.

Ieri, via email, WeWork ha dichiarato ufficialme­nte di non essere sorpresa delle manifestaz­ioni di interesse che riceve e di voler rimanere « concentrat­a sull’obiettivo di emergere dalla protezione contro i fallimenti del Chapter 11nel 11 nel secondo trimestre come un’azienda finanziari­amente forte e redditizia » .

In Italia sono attualment­e attivi gli spazi di coworking WeWork di Milano, in via San Marco 21, via Filippo Turati 4, via Vittor Pisani 15, via Giuseppe Mazzini 9 e via Meravigli 2. Location particolar­i, quando possibile palazzi storici, come nel caso di via Mazzini, in precedenza sede della Banca Agricola Milanese, una delle più antiche banche della città. Questo edificio ( proprietà di ASmundi) è locato a WeWork ma gestito da un fondo immobiliar­e di Hines. Gli spazi di via San Marco invece a inizio 2023 sono passati da Blackstone ad Allianz, restando però nel perimetro del fondo Delphine gestito da Kryalos.

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