PROCEDURE, PAGAMENTI, APPALTI, 5G E DNSH: CINQUE MOSSE PER EVITARE IL RISCHIO INCIAMPI
Dall’analisi delle positività e delle criticità di questa prima fase condotta dall’Osservatorio OReP si desume che il successo del Pnrr dipenderà dalla capacità di risolvere alcune delle problematiche più evidenti.
Si è molto parlato di assenza di capacità amministrativa degli enti locali e dei ministeri. Eppure è possibile che una rinnovata capacità amministrava finisca per essere uno dei più importanti lasciti del Pnrr, tramite un’accelerazione nelle iniziative di formazione e accompagnamento messe in campo dagli attori pubblici e privati, una svolta anche per la governance futura dei fondi Ue.
La Pa potrebbe essere in procinto di adeguarsi alla logica « performance- based » , capendo che il Pnrr mette il tempo al centro dell’azione amministrativa. Lo si vede da alcuni dati: il primo bando Pnrr arrivato dopo nemmeno un anno dall’approvazione del Piano ( con i Por l’attesa media è di due anni); i tempi che intercorrono tra bando e apertura dei cantieri, ridottisi in media del 30% come commenta l’Ance. Qualcosa sta dunque cambiando.
Anche il sistema produttivo sembra cominciare a adeguarsi alla sfida del Pnrr: oltre la metà delle imprese, secondo una recente indagine OReP, dichiara di essere in linea con il cronoprogramma dei lavori. Le misure che hanno avuto più successo sono quelle rivolte alle imprese, dove la spesa è in media più alta anche grazie a meccanismi più semplici di incentivo e credito di imposta: il Mimit ha già speso circa il 50% delle risorse ad esso destinate e il pacchetto imprese nel nuovo Pnrr vale 12,4 miliardi.
Restano però rischi potenziali dovuti a criticità importanti.
Occorre capire se e in che misura il Pnrr nella sua ultima versione riuscirà a stimolare la crescita del Paese e supportare la competitività. È solo infatti con la sua piena esecuzione che si stima plausibile al Mef una crescita 2024 di almeno l’ 1%, mentre la Banca d’Italia vede un + 0,6%. Ciò richiede comunque, secondo l’Upb, una spesa effettiva di circa 42,4 miliardi solo quest’anno. Si tratta di un valore pari alla spesa complessiva raggiunta a fine 2023. Se si pensa che sempre secondo l’Upb la spesa 2025 dovrebbe salire a 57, 9 miliardi e nel 2026 a 49,6, si comprende che serve un cambio di passo radicale, rimuovendo problemi irrisolti. Ne segnaliamo alcuni:
1) andrebbero uniformate le procedure di rendicontazione dei ministeri. Se sugli obblighi normativi Pnrr ogni ministero si muove autonomamente si rischia il caos e si mettono i soggetti attuatori in una situazione difficile, come accaduto per la piattaforma Regis;
2) andrebbe data grande attenzione ai tempi di pagamento per superare i ritardi denunciati anche dagli indicatori 2023 ( Il Sole 24 Ore del 22 marzo). I casi di enti virtuosi che stanno rispettando le scadenze Pnrr ma rischiano il default a causa della mancanza di liquidità sono numerosi, e si rischia di bloccare i cantieri se il flusso dei pagamenti dal ministero non è rapido;
3) occorre superare gli incidenti di percorso su alcune opere Pnrr e Pnc. Sono di questi giorni le 49 pagine di rilievi dell’Anac sull’appalto del 2022 della diga foranea di Genova, come è recente la notizia del rischio di non poter realizzare per tempo le infrastrutture 5G per la resistenza di alcuni Comuni che si rifiutano di attuare sentenze e rimuovere il loro ostruzionismo;
4) vanno risolti i problemi emersi dopo la partenza della digitalizzazione del ciclo degli appalti ed è indispensabile affrettarsi sulla formazione del personale, i cui ritardi potrebbero compromettere la conferma delle qualificazioni attuali con grave danno per i tempi di aggiudicazione. Va sottolineata la necessità di valorizzare le Stazioni uniche provinciali;
5) sarebbe opportuno attivare un riferimento centrale per facilitare gli adempimenti relativi al principio Dnsh, che potrebbero riservare spiacevoli sorprese nella rendicontazione.
Infine c’è sempre tempo per restituire al Pnrr l’immagine di grande progetto di rilancio dell’Italia condividendolo non solo con gli addetti ai lavori ma anche con i giovani e con le famiglie che dovrebbero beneficiarne.