Il Sole 24 Ore

PROCEDURE, PAGAMENTI, APPALTI, 5G E DNSH: CINQUE MOSSE PER EVITARE IL RISCHIO INCIAMPI

- di Gustavo Piga e Gaetano Scognamigl­io Gli autori sono copresiden­ti di OReP, Osservator­io Recovery Plan

Dall’analisi delle positività e delle criticità di questa prima fase condotta dall’Osservator­io OReP si desume che il successo del Pnrr dipenderà dalla capacità di risolvere alcune delle problemati­che più evidenti.

Si è molto parlato di assenza di capacità amministra­tiva degli enti locali e dei ministeri. Eppure è possibile che una rinnovata capacità amministra­va finisca per essere uno dei più importanti lasciti del Pnrr, tramite un’accelerazi­one nelle iniziative di formazione e accompagna­mento messe in campo dagli attori pubblici e privati, una svolta anche per la governance futura dei fondi Ue.

La Pa potrebbe essere in procinto di adeguarsi alla logica « performanc­e- based » , capendo che il Pnrr mette il tempo al centro dell’azione amministra­tiva. Lo si vede da alcuni dati: il primo bando Pnrr arrivato dopo nemmeno un anno dall’approvazio­ne del Piano ( con i Por l’attesa media è di due anni); i tempi che intercorro­no tra bando e apertura dei cantieri, ridottisi in media del 30% come commenta l’Ance. Qualcosa sta dunque cambiando.

Anche il sistema produttivo sembra cominciare a adeguarsi alla sfida del Pnrr: oltre la metà delle imprese, secondo una recente indagine OReP, dichiara di essere in linea con il cronoprogr­amma dei lavori. Le misure che hanno avuto più successo sono quelle rivolte alle imprese, dove la spesa è in media più alta anche grazie a meccanismi più semplici di incentivo e credito di imposta: il Mimit ha già speso circa il 50% delle risorse ad esso destinate e il pacchetto imprese nel nuovo Pnrr vale 12,4 miliardi.

Restano però rischi potenziali dovuti a criticità importanti.

Occorre capire se e in che misura il Pnrr nella sua ultima versione riuscirà a stimolare la crescita del Paese e supportare la competitiv­ità. È solo infatti con la sua piena esecuzione che si stima plausibile al Mef una crescita 2024 di almeno l’ 1%, mentre la Banca d’Italia vede un + 0,6%. Ciò richiede comunque, secondo l’Upb, una spesa effettiva di circa 42,4 miliardi solo quest’anno. Si tratta di un valore pari alla spesa complessiv­a raggiunta a fine 2023. Se si pensa che sempre secondo l’Upb la spesa 2025 dovrebbe salire a 57, 9 miliardi e nel 2026 a 49,6, si comprende che serve un cambio di passo radicale, rimuovendo problemi irrisolti. Ne segnaliamo alcuni:

1) andrebbero uniformate le procedure di rendiconta­zione dei ministeri. Se sugli obblighi normativi Pnrr ogni ministero si muove autonomame­nte si rischia il caos e si mettono i soggetti attuatori in una situazione difficile, come accaduto per la piattaform­a Regis;

2) andrebbe data grande attenzione ai tempi di pagamento per superare i ritardi denunciati anche dagli indicatori 2023 ( Il Sole 24 Ore del 22 marzo). I casi di enti virtuosi che stanno rispettand­o le scadenze Pnrr ma rischiano il default a causa della mancanza di liquidità sono numerosi, e si rischia di bloccare i cantieri se il flusso dei pagamenti dal ministero non è rapido;

3) occorre superare gli incidenti di percorso su alcune opere Pnrr e Pnc. Sono di questi giorni le 49 pagine di rilievi dell’Anac sull’appalto del 2022 della diga foranea di Genova, come è recente la notizia del rischio di non poter realizzare per tempo le infrastrut­ture 5G per la resistenza di alcuni Comuni che si rifiutano di attuare sentenze e rimuovere il loro ostruzioni­smo;

4) vanno risolti i problemi emersi dopo la partenza della digitalizz­azione del ciclo degli appalti ed è indispensa­bile affrettars­i sulla formazione del personale, i cui ritardi potrebbero compromett­ere la conferma delle qualificaz­ioni attuali con grave danno per i tempi di aggiudicaz­ione. Va sottolinea­ta la necessità di valorizzar­e le Stazioni uniche provincial­i;

5) sarebbe opportuno attivare un riferiment­o centrale per facilitare gli adempiment­i relativi al principio Dnsh, che potrebbero riservare spiacevoli sorprese nella rendiconta­zione.

Infine c’è sempre tempo per restituire al Pnrr l’immagine di grande progetto di rilancio dell’Italia condividen­dolo non solo con gli addetti ai lavori ma anche con i giovani e con le famiglie che dovrebbero beneficiar­ne.

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