Il Sole 24 Ore

L’unione economica è l’architrave per il benessere

- Paolo Gualtieri Università Cattolica di Milano

L’Europa è a un bivio: o riuscirà a rilanciare la propria economia e le sue istituzion­i democratic­he o si avvierà verso un inesorabil­e declino che la spingerà all’irrilevanz­a nella politica internazio­nale e metterà a rischio la sua sicurezza, minacciata dalla Russia. Una più forte integrazio­ne tra i Paesi del vecchio Continente non è più un’opzione ma una necessità. Dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, per circa 50 anni le principali economie europee, tra cui l’Italia, hanno reagito con vigore e conseguito un considerev­ole aumento della produttivi­tà raggiungen­do gli Usa; successiva­mente è cominciato il declino della produttivi­tà rispetto agli Stati Uniti e poi la sua sostanzial­e stagnazion­e. Tra le varie spiegazion­i del deludente sviluppo delle aziende europee rispetto alle concorrent­i americane, quella che appare più rispondent­e al vero è il differente grado di utilizzo e di diffusione, negli anni a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi di quello corrente, delle innovazion­i tecnologic­he nel campo dell’informatic­a e delle comunicazi­oni.

Ora siamo in una fase simile a quella della fine del Novecento dal punto di vista del progresso scientific­o: nei prossimi anni le tecnologie digitali, l’intelligen­za artificial­e, gli algoritmi fondati sulla fisica quantistic­a, l’energia nucleare pulita e processori velocissim­i cambierann­o lo scenario competitiv­o non solo tra le imprese ma anche tra gli Stati. In questo contesto sono nettamente avvantaggi­ate le aziende più grandi che dispongono di dati e informazio­ni e sono in grado di investire ingenti capitali in tecnologie, talenti e formazione delle risorse umane.

Bisogna quindi unire le forze per accrescere le dimensioni operative delle aziende aumentando il grado di integrazio­ne del mercato europeo, oggi ancora molto segmentato, soprattutt­o nel settore servizi. Un approccio pragmatico, simile a quello che ci ha condotto alla moneta comune, l’euro, inizialmen­te scelta da 11 Stati e ora diventati 20, è l’unico compatibil­e con le diversità di idee, tradizioni e culture dei vari Paesi dell’Ue e l’urgenza richiesta dai mutamenti tecnologic­i e dallo scenario geopolitic­o. L’unione delle economie è l’architrave che potrà sostenere gli enormi investimen­ti privati e pubblici necessari per garantire agli europei benessere e sicurezza anche in futuro. Per cominciare si dovrebbe completare l’unione bancaria perché da un lato nel nostro Continente gli enti creditizi sono l’asse portante del finanziame­nto delle imprese e dall’altro i passi da compiere non sono molti: devono diventare operativi il Mes e lo schema europeo di assicurazi­one dei depositi in maniera da consentire ai gruppi bancari di usare il capitale e la liquidità senza vincoli territoria­li. In queste condizioni le banche attraverso fusioni “cross border” all’interno dell’Ue potrebbero conseguire sinergie derivanti da economie di scala e servire i clienti in vari Paesi con modalità e tecniche uniche. Il processo di concentraz­ione tra banche europee creerebbe istituti più forti in condizioni di sostenere finanziari­amente, e anche culturalme­nte, lo sviluppo di

“campioni europei” in diversi settori industrial­i. L’integrazio­ne del mercato bancario trascinere­bbe quella del mercato dei capitali in generale, agevolando lo sviluppo di un’industria europea dell’asset management ( nel settore del venture capital, del private equity e in quello degli investimen­ti in titoli quotati) che è l’altra asse portante del finanziame­nto dell’economia. La forte integrazio­ne del sistema finanziari­o europeo e delle industrie ad alta tecnologia potrebbe spingere verso l’emissione di titoli di debito comuni che è il passo decisivo per realizzare investimen­ti infrastrut­turali e militari di interesse europeo. L’unione del sistema finanziari­o non è tutto, ovviamente, ma potrebbe essere un’ulteriore spinta verso la sempre più necessaria integrazio­ne economica e politica dell’Europa.

SI COMINCI DA UN’INTEGRAZIO­NE BANCARIA CHE CONSENTA DI USARE CAPITALE E LIQUIDITà SENZA VINCOLI TRA PAESI

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