Borse in frenata, fiammata dell’oro
I mercati non hanno ancora prezzato il rischio Iran: questo aumenta la volatilità
Da una parte il rischio di escalation militare tra Iran e Israele. Dall’altro il « decoupling » . Cioè: il disallineamento su tempi ed intensità del taglio dei tassi ad opera di Fed e Bce. Il tutto con le banche Usa che, nonostante le prime trimestrali siano oltre le stime, pagano dazio al calo della voce contabile del margine d’interesse ( vedere articolo a pag. 21). Sono questi i temi che ieri - e nell’ultima settimana - hanno caratterizzato le Borse.
Quei mercati i quali, riguardo alle materie prime, hanno vissuto un’ultima seduta all’insegna della volatilità. Soprattutto, in scia ai timori legati all’attacco- previsto dall’intelligence Usa - da parte dell’Iran contro Tel Aviv. In tal senso l’oro, nell’intraday, ha messo a segno l’ennesimo record oltre 2.400 dollari l’oncia. Poi, però, il lingotto ha completamente ritracciato. Analogo l’andamento del petrolio che prima è andato su ( il Wti ha superato gli 87 dollari) e, successivamente, è rotolato all’ingiù. « L’erraticità delle commodity - spiega Gian Marco Salcioli di Assiom Forex - è chiaramente legata al timore per lo scontro tra Iran e Israele. Un evento che, da un lato, tutti vorremmo non si concretizzasse » ; e che, dall’altro, « i mercati finora non hanno troppo prezzato » . In particolare, quelli azionari. Su questo fronte incide, per l’appunto, il « decoupling » . « L’attesa per la sforbiciata sui tassi ad opera della Bce prima dell’estate - riprende Salcioli - aiuta i listini europei e i suoi titoli value » . Il mondo azionario Usa, al contrario, sconta l’ipotesi che la riduzione della Federal reserve arrivi più in là nel tempo ( a Dicembre, è l’ipotesi di BoFa). In un simile contesto non stupisce, quindi, il consuntivo dell’ultima seduta, dove le Borse Ue - seppure contrastate- hannochiusoconmaggiore forza rispetto a Wall Street ( che, in serata, scivolava verso il basso). Nello specifico Londra ha guadagnato lo 0,9% e Madrid lo 0,34%. Piazza Affari dal canto suo, pure rimanendo sopra la parità, ha mostrato un andamento più fiacco (+ 0,15%). La Borsa di Francoforte, infine, ha lasciato sul parterre lo 0,16%. Vero! A livello di performance settimanale, al netto dell’eccezione della City (+ 1,07%), la dinamica è risultata di segno opposto è più omogenea. Da Milano (- 0,73%) a Francoforte (- 1,49%) fino a Madrid (- 2,11%) e parigi (- 0,63%), tutti i principali listini del Vecchio continente hanno segnato il passo. Ciò detto, però, l’indicazione di fondo riguardo alle prospettive sull’azionario Ue resta valida. Il market mover rimane ( finora) il « de
Investitori guidati dai rischi geopolitici e dalla previsione che l’Europa taglierà i tassi prima degli Stati Uniti
coupling » chesigiustifica, chesi giustifica, tralealtrecose, in base alle differenti stime sulla crescita potenziale di Europa e Usa. In America, per il 2023, « è previsto il rialzo del 2,2% mentre nel 2025 dovremmo avere l’incremento dell’ 1,8% » . Riguardo, invece, all’Ue « la previsione è rispettivamente dello 0,4 e 1,3% » . Chiaro che, a fronte un simile scenario, « la stessa traiettoria dei titoli di Stato è andata differenziandosi - sottolinea Tullio Grilli, capo brokerage elettronico di Banca Akros -. Tanto che, sia a livello di scadenza biennale che di quella decennale, lo spread tra i governativi statunitensi e quelli tedeschi, da inizio anno, si è allargato » . In particolare il differenziale sui 10 anni, con il saggio dei Treasury salito ad una maggiore velocità di quello del Bund, è passato da 183 punti base ( 31/ 12/ 2023) ai 210 dell’ultima seduta. Un ultima contrattazione in cui, va ricordato, l’euro verso il dollaro ha chiuso a 1,08.