« L’autonomia è un equilibrio responsabile e solidale »
Presidente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale
« La natura delle
Casse di previdenza, a seguito della privatizzazione intervenuta con i decreti legislativi 509/ 1994 e 103/ 1996 è ancora oggetto di approfondimento, in particolare da parte dei giuristi perché è un esperimento interessante, ma per alcuni aspetti bisognoso di attenzione da parte del legislatore quale conseguenza della commistione tra natura privatistica da un lato e perseguimento di un interesse generale dall’altro. Rilevo, peraltro, che le Casse di previdenza non sono gli unici organismi in un cui si realizza una fattispecie di questo tipo, in quanto ci sono le fondazioni di origine bancaria, alcune di ambito ospedaliero e quelle di partecipazione, con base privata » .
L’onorevole Alberto Bagnai è presidente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
In questo contesto, ritiene che le Casse siano state in grado di declinare in modo virtuoso la loro autonomia?
Si può declinare la domanda chiedendosi quanto sia stato tutelato l’interesse costituzionalmente garantito da un lato e quanto sia stata rispettata la natura privatistica. La risposta è che un caso conclamato ha portato una Cassa a dover confluire nell’alveo della previdenza pubblica, ma il sistema complessivamente ha tenuto in circostanze diverse. Si può affermare che la gestione privatistica, nutrita anche da un sentimento di solidarietà endocategoriale, sia stata in grado di consentire alle Casse di reagire in modo creativo e vitale in circostanze che si sono verificate, come quelle determinate dalla pandemia, a fronte della quale le Casse hanno attivato strumenti di assistenza agli iscritti.
Per quanto riguarda il rispetto dell’autonomia?
Questi enti reclamano maggiore autonomia e più linearità nei controlli, efficienza ed efficacia dei provvedimenti autorizzativi: sono rivendicazioni che hanno astrattamente un senso, ma è interesse innanzitutto di chi le porta avanti evitare che vi possa essere anche solo il sospetto che il sistema consenta la privatizzazione dei profitti e la socializzazione le perdite. Il primo presidio contro questa evenienza risiede nel sistema dei controlli interni e nella competenza manageriale di chi amministra le Casse.
Spesso le Casse hanno dovuto ricordare al legislatore le loro particolarità a fronte di provvedimenti normativi ( ad esempio l’esonero contributivo e gli aiuti ai lavoratori/ professionisti durante il Covid). Segno che il legislatore è poco attento o consapevole?
Queste realtà sono complesse da leggere e interpretare. Nei casi citati le criticità sono state superate, ma una maggiore sollecitudine sarebbe opportuna. Però la grande complessità, che l’autorganizzazione di questi enti produce, determina una serie di difficoltà aggiuntive per il legislatore e per chi esercita funzioni di controllo.
L’andamento demografico e le nuove tecnologie determineranno criticità per la sostenibilità finanziaria di questi enti?
Ci sono sfide poste innanzitutto dall’inverno macroeconomico. Nel suo discorso della settimana scorsa Mario Draghi afferma che l’Europa ha reagito alla crisi comprimendo le retribuzioni per guadagnare competitività. Questo approccio ha vanificato misure di austerità come il taglio delle pensioni, perché la riduzione dei contributi associata alla diminuzione delle retribuzioni ha minato la sostenibilità del sistema. Inoltre, c’è l’evoluzione delle professioni, alcune delle quali potranno essere insidiate dallo sviluppo della tecnologia e ci si deve interrogare se il mondo delle professioni riuscirà a essere attrattivo per i giovani. Inoltre la pensione dovrebbe garantire una vita libera e dignitosa e quindi bisognerebbe affrontare il tema dell’equilibrio complessivo della gestione delle Casse non solo in ottica finanziaria ma anche dal lato dell’iscritto, considerando cioè quale livello di prestazione pensionistica si riceverà al termine del percorso contributivo.
Autonomia anche tra una Cassa e l’altra o sarebbero opportune delle aggregazioni o collaborazioni?
Le Casse nascono avendo come riferimento i singoli Ordini professionali, ma c’è anche un ente pluricategoriale che rappresenta un interessante caso di studio sulla coesistenza di profili professionali diversi, alla luce del fatto che la modernità pone sfide diverse a professioni differenti. Al momento non credo ci sia la necessità di aggregazioni, ma ciò non toglie che eventuali decisioni in questa direzione che nascessero spontaneamente, quale espressione dell’autonomia di questi enti, dovrebbero esser valutate dal legislatore.
IL FUTURO Gli enti devono fare i conti con le ricadute demografiche e le insidie dello sviluppo delle tecnologia