Export al nuovo record ma sul 2024 pesa la frenata di Berlino
Dopo l’ottimo risultato del 2023 ( circa 290 miliardi di esportazioni) la meccanica italiana teme il rallentamento della locomotiva tedesca
Lasciando da parte sabati e domeniche, si tratta di più di un miliardo al giorno. L’export nazionale della meccanica, nonostante tutto, riesce ancora una volta a toccare nuovi massimi, arrivando a sfiorare, nel 2023, i 290 miliardi di euro.
Progresso del 2,7%, quello concretizzato nell’area vasta tracciata da Federmeccanica, che produce un avanzo commerciale di oltre 50 miliardi e che vede, con l’unica eccezione dei metalli, un miglioramento corale in quasi tutti i settori. Corsa che coinvolge in particolare i macchinari ( 101 miliardi, + 8,8%) e i mezzi di trasporto ( 67 miliardi, + 10,6%), in entrambi i casi comparti protagonisti di un nuovo massimo storico in termini di vendite oltreconfine.
È il bicchiere mezzo pieno, all’interno di un quadro globale che resta quanto mai complicato e che vede più di un ostacolo per le imprese. Tra blocchi navali a fasi alterne a Suez, guerra in Ucraina, conflitto israelopalestinese e in generale un clima di ridotta propensione a investire determinato da tassi di interesse che ancora non hanno avviato il proprio percorso di discesa.
Nei dati della Federazione Anima ( meccanica varia), che prende in esame un perimetro più ridotto da 32 miliardi di euro di export, si palesa al contrario per il 2023 una lieve riduzione delle vendite oltreconfine (- 0,2%), legata in particolare a un’unica filiera: quella dei macchinari , impianti e componenti per edilizia, i cui valori di vendite estere si riducono dell’ 1,9% a 12,3 miliardi di euro. A influenzare in modo negativo il comparto è certamente il momento negativo del primo committente estero dei nostri prodotti, cioè la Germania.
Dove un primo punto di attenzione riguarda proprio le costruzioni. I nuovi permessi per costruire in Germania a gennaio sono risultati in calo del 24%, quasi dimezzati rispetto al periodo pre- crisi, dopo 25 mesi consecutivi di riduzioni, spesso a doppia cifra. Nell’intero 2023 le case costruite sono state 91mila, dalle 136mila dell’anno precedente. Il che si traduce in una minore domanda di acciaio ma anche piastrelle e pavimenti, infissi e caldaie, valvole e rubinetti.
Frenate ben percepibili ad esempio sondando gli umori delle imprese del settore nell’ultima rassegna Mce Expocomfort dove la riduzione delle vendite verso Berlino è stimata tra il 15 e il 30 per cento.
A fronte di un mercato globale che tiene, nell’ordine dei sette miliardi di euro, per questo comparto nel 2023 la Germania fa mancare all’appello l’ 8% del dato 2022 ( oltre 70 milioni), frenata che sale al 17% nel mese di dicembre. « Quando si riduce la domanda della Germania - spiega Bruno Fierro, vicepresidente di Anima con delega all’internazionalizzazione - è chiaro che per le nostre imprese si crea un serio problema, anche perché guardando all’indotto dell’edilizia vediamo un mercato debole anche in Italia. Ad ogni modo le aziende stanno lavorando per sostituire mercati chiusi come Russia e Cina con altre aree, per esempio Medio Oriente o India, dove stiamo crescendo. Dobbiamo però essere più attenti all’Africa, che vale ancora troppo poco per il settore: c’è ancora una certa ritrosia che va superata per non rischiare di perdere questa grande opportunità » .
Altro comparto chiave, per l’economia di Berlino ma anche per i nostri componentisti, è ovviamente l’auto. Finora non in difficoltà come capitato all’edilizia ma comunque alle prese con una situazione non brillante. Se si guarda alla produzione nazionale di veicoli, la Germania nel primo trimestre del 2024 ha assemblato 1,04 milioni di vetture, il 9% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. « Già nella seconda parte dello scorso anno si poteva percepire il rallentamento di Berlino - spiega il vicepresidente di Anfia e presidente della componentistica Marco Stella - ed è chiaro che questo sia un problema, dato che in quel paese esportiamo 5 miliardi di controvalore. I costruttori sono in difficoltà nei volumi produttivi e si vedono anche tensioni finanziarie crescenti nei loro fornitori locali. Si sta innestando un circolo vizioso tra margini ridotti, nuove tecnologie che richiedono investimenti e clienti che non stanno confermando i volumi previsti » .
Per la componentistica auto verso la Germania l’ultimo trimestre dello scorso anno vede un calo del 6,5%, frenata confermata anche dalle prime rilevazioni di gennaio.
E più in generale, se il 2023 non è stato brillante per le nostre vendite verso Berlino, le prime avvisaglie per l’anno in corso proseguono nello stesso trend, con i metalli a cedere nel primo bimestre il 17,1% ( ma qui a contare è anche l’effetto prezzo sui listini), i macchinari oltre un punto, mentre per i mezzi di trasporto il progresso è limitato allo 0,4% grazie alle auto, il cui export invece prosegue nella crescita e realizza un progresso di oltre l’ 8 per cento.
Sui componentisti nazionali il freno tedesco: la produzione di vetture giù del 9% nel primo trimestre