Il Sole 24 Ore

Vannacci: gelo nella Lega per un esterno che guida la riscossa

- Di Lina Palmerini na sola cartuccia per

Ucentrare il bersaglio. Per Salvini la candidatur­a del generale Vannacci è come una puntata massima che può fargli vincere il banco o perdere tutto. Non solo nel senso che si è detto fin qui, cioè che un’ennesima sconfitta segnerebbe il declino della leadership salviniana, ma perché pure una vittoria aprirebbe una faglia nel partito. Sta già accadendo. Non è un caso – infatti - che dai leghisti “doc” siano arrivate decise prese di distanza: la ragione è che affidare la riscossa a chi non c’entra niente con la loro storia e identità è un azzardo. O meglio è la strada definitiva per snaturare la creatura nata da Bossi. Se Vannacci guiderà la vittoria, che diventa la Lega? La linea la detta lui?

Non sono domande banali per una formazione politica che ha sempre avuto il culto del capo e di una guida totalizzan­te: lo era il Senatur e lo è Salvini. Se - quindi - sarà un “esterno” a salvare i destini del Carroccio, con battaglie e slogan del tutto sganciati da una logica collettiva, è chiaro che si dovrà correggere la rotta verso le coordinate di

Vannacci. Ieri si è avuto un assaggio della piega che già sta prendendo il dibattito interno. A chi gli chiedeva del gelo con cui è stata accolta la sua candidatur­a, il generale ha risposto: « Sono problemi loro, io non faccio parte del partito, non ho la tessera e al momento non la prenderò. Lo ha detto anche Salvini sono un indipenden­te » . Tutto chiaro? A lui le critiche non interessan­o visto che la sua popolarità la deve esclusivam­ente alle sue parole, idee, uscite. Ha un suo seguito, del tutto autonomo dal ceto politico nazionale o locale. Non ha quindi bisogno dell’appoggio di Fedriga o di Centinaio che hanno fatto capire di preferire candidatur­e nate sul territorio. « Non mi votano? Tanti auguri e in bocca al lupo » , ha ribattuto Vannacci alla trasmissio­ne radiofonic­a “Un giorno da Pecora” confermand­o di appartener­e a una nuova specie.

Quella dei politici per caso, cioè nati da un caso mediatico, fenomeni popolari che non hanno bisogno di sintonizza­rsi con nessuno, né con i leader, né con i dirigenti. È successo - e succede - in altri partiti e ora tocca alla Lega. Il generale si sente l’asso nella manica e va per conto suo. Certo, se poi dovesse perdere trascinere­bbe con sé Salvini. E allora sarebbe la riscossa di chi oggi mastica amaro, come quegli amministra­tori che vengono trattati come una zavorra mentre Vannacci sembra avere le ali. Ma come dice il generale: « Ora inizia la battaglia » . E lui si sente pronto. Talmente pronto che non si cura di Crosetto e della sua ironia. « Vannacci? Una scelta win- win. Per lui, per la Lega e per l’esercito » , ha detto il ministro.

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