Il Sole 24 Ore

Chernobyl due volte violata: ora la zona è tutta minata

- Antonella Scott

CLA CENTRALE è STATA OCCUPATA SIN DALL’INIZIO DELLA GUERRA IN UCRAINA E SONO STATE SCAVATE ANCHE TRINCEE

iò che avvenne quella notte torna alla mente ogni anno: all’ 1.23 del 26 aprile 1986 un test di sicurezza sfuggito al controllo degli operatori di turno nella centrale nucleare di Chernobyl – allora nell’Ucraina sovietica – provocò la fusione del reattore della quarta unità, trasformat­a in un vulcano radioattiv­o. Grafite al posto della lava. Una catena di errori umani, manovre sbagliate, violazioni delle regole di sicurezza sommate a difetti di progettazi­one scatenò l’incidente più devastante nella storia dell’energia nucleare. Ma forse nessuno avrebbe mai immaginato che, mentre nella centrale e nella zona proibita che la circonda, l’uomo aveva iniziato a gestire le conseguenz­e di quella notte, su Chernobyl si sarebbe abbattuta una seconda catastrofe.

Mai era avvenuto che una centrale nucleare si trovasse in guerra. Che venisse occupata da truppe nemiche. Arrivarono il primo giorno dell’invasione, dal confine con la Bielorussi­a: 5.000 veicoli militari russi entrarono nella zona proibita che circonda la centrale per un raggio di 30 km. L’occupazion­e di poco più di un mese lasciò mine e scavò trincee in una terra radioattiv­a, due volte violata. Per Chernobyl e per la città abbandonat­a di Pripyat, che un tempo ospitava i lavoratori della centrale, è una seconda condanna.

« Prima della guerra la zona proibita era rimasta viva, paradossal­mente – racconta Pierpaolo Mittica, fotografo e videomaker che ha consacrato a Chernobyl gran parte del suo lavoro ( www. pierpaolom­ittica. com) -. C’erano i lavoratori impegnati nel mantenimen­to in sicurezza dei reattori spenti della centrale, i militari della Guardia nazionale, gli addetti ai servizi: bar, uffici, mense, mercatino. Si era sviluppata anche una forma di turismo. Ma ora, con la guerra, Chernobyl è davvero zona di esclusione: entrano solo le persone necessarie a portare avanti la quotidiani­tà, e basta » .

Chernobyl, l’ultimo libro di Mittica in uscita dall’editore inglese Gost Books, trasmette racconti e immagini raccolti tra il 2014 e il 2019: è dunque una testimonia­nza di storie che non ci saranno più. Ciò che era Chernobyl prima e dopo lo scoppio del reattore, dentro e fuori la zona proibita. Storie molto particolar­i, come quella degli ebrei chassidici che tornavano ogni anno qui, dove era nato il loro fondatore, in pellegrina­ggio.

La guerra ha azzerato anche il turismo che si era sviluppato attorno alla centrale: dopo il 2017, quando venne completato l’arco d’acciaio che ora fa da scudo al sarcofago in cemento costruito in tutta fretta sopra il reattore n. 4, Chernobyl era entrata in una nuova fase. L’arco permette lo smantellam­ento in sicurezza del “mostro” rimasto all’interno, 200 tonnellate di materiale radioattiv­o: ma il lungo percorso ora è rallentato, anche per la mancanza di finanziame­nti.

Nel futuro che si cercava di dare comunque a questa terra rientrava anche il lavoro di ricercator­i e naturalist­i, impegnati a studiare una “riserva” unica: violata dalla radioattiv­ità ma lasciata libera dalla presenza umana. Condizioni in cui si studiava la capacità della natura di adattarsi e provare a guarire.

Anche un futuro come questo ora appare negato. « La zona è quasi interament­e minata » , spiega Pierpaolo Mittica. Mine collocate dagli ucraini al confine con la Bielorussi­a per impedire un nuovo attacco, mine lasciate dai russi intorno alla centrale: « Per questo ora è impossibil­e entrare e sarà così anche in futuro, perché a nessuno interessa andare a sminare una zona contaminat­a. Il lavoro dei ricercator­i che entravano per raccoglier­e campioni sarà rallentato o vanificato » .

Un altro dramma moltiplica­to dalla guerra è quello degli anziani che si erano rifiutati di lasciare le proprie case, senza temere una radioattiv­ità che difficilme­nte sarebbe stata abbastanza veloce per loro. « Sono sempre meno – racconta Mittica -. Vivere nella zona di esclusione è diventato troppo complicato: anche raccoglier­e funghi o bacche è impossibil­e, in un bosco minato. Prima un funzionari­o passava una volta alla settimana a controllar­e che tutto fosse a posto. Un furgone faceva il giro dei villaggi per vendere beni di prima necessità. Ora quei pochi collegamen­ti con l’esterno non esistono più. Pochi anziani resistono: sono totalmente isolati. Lasciati a se stessi » .

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy