Streaming, otto utenti su dieci sulle piattaforme per due ore al giorno
The Trade Desk e YouGov: « Il 76% dice sì alla pubblicità per pagare meno il servizio »
Da una parte l’interesse dei telespettatori – trasversale alle diverse generazioni – per la varietà di programmi che si possono trovare sulle piattaforme di video streaming. Dall’altra c’è il plus della fruizione slegata dalla ritualità ( e rigidità) del palinsesto tv.
L’incontro di questi elementi sta rendendo sempre più comune la fruizione dei contenuti audiovisivi attraverso lo streaming, che oggi tiene incollati agli schermi fino a due ore al giorno quasi 8 italiani su 10.
È la televisione anytime ed anywhere, on demand, su qualsiasi dispositivo, la cui avanzata è stata fotografata dallo studio di The Trade Desk, leading advertising technology platform globale e YouGov, società internazionale di ricerche di mercato e data- analyst, sulle abitudini di fruizione dei contenuti streaming degli italiani e sulle opportunità per il marketing e la pubblicità.
E così dall’indagine emerge come ben il 78% degli italiani intervistati passi fino a 2 ore al giorno nella visione di contenuti su piattaforme in streaming, suddivisi tra connected Tv ( 51%, in crescita rispetto al 49% nel 2022) e YouTube ( 27%).
I broadcaster – dalla Rai con RaiPlay, a Mediaset con Infinity a Sky con Now – già da qualche tempo sono entrati nell’ordine di idee di mettersi nelle condizioni di cavalcare l’onda, anche per evitare di esserne travolti. Perché se è vero che le piattaforme di videostreaming ancora faticano a erodere quote importanti si audience alla Tv ( il dato sull’ascolto “non riconosciuto” di Audiè un’importante cartina di tornasole in tal senso), è altrettanto vero che il dato generazionale, con i più giovani votati alla visione multidevice e non determinata dai tempi del palinsesto, lascia poco spazio alle alternative: i contenuti video in streaming sono necessari.
Tanto più che, come rileva lo stesso studio di The Trade Desk e YouGov, l’interesse degli italiani per lo streaming attraversa trasversalmente le diverse generazioni. Se, infatti, i più giovani della Gen Z ( 18- 24 anni), negli ultimi 12 mesi hanno scelto nel 74% dei casi la Tv in streaming per guardare programmi, sport, telegiornali, film e serie, nel 64% YouTube e sorprendentemente con la stessa percentuale ( 64%) anche la Tv tradizionale, sono i Millennials ( 25- 43 anni) a prendersi lo scettro come maggiori fruitori della Tv in streaming scelta l’ 80% delle volte, seguita ( nell’indagine a risposte multiple) dalla TV tradizionale ( 69%) e poi YouTube ( 64%). La Gen X ( 44- 59 anni) opta invece per la Tv tradizionale nell’ 81% dei casi, per la Tv streaming nel 72% e YouTube scelta il 64% delle volte. Tv tradizionale che rimane un solido caposaldo per i Baby Boomer ( 60- 78 anni) che la scelgono nel 90% dei casi per guardare i loro programmi preferiti, anche se la TV in streaming si difende molto bene e viene scelta ben nel 59% dei casi, con YouTube al 52 per cento.
Lo studio conferma così la continua e crescente popolarità della Tv in streaming in tutte le fasce d’età, in un mercato che si stima, secondo i dati Statista, raggiungerà in Italia proprio nel 2024 un fatturato di 1,45 miliardi di dollari con un tasso di crescita del 9,24% che porterà nel 2027 a raggiungere un volume di 1,89 miliardi dollari e 19,4 milioni di utenti.
Qui però, limitandosi a parlare delle piattaforme di video on demand a pagamento, da Netflix, a Disney+, ad Amazon Prime Video solo per citare le regine del mercato, il sondaggio dà un responso inequivocabile: il 76% dei telespettatori disposti ad accettare un servizio in streaming con contenuti pubblicitari a fronte di un servizio più economico o addirittura gratuito.