Il Sole 24 Ore

« Investire nei lavoratori agricoli è l’unica strada per la transizion­e »

L’intervista. Paolo De Castro. Ex ministro dell’Agricoltur­a e poi per 15 anni europarlam­entare è stato promotore di riforme europee importanti, ma soprattutt­o punto di riferiment­o dell’agroalimen­tare italiano a Bruxelles

- Giorgio dell’Orefice

Il pacchetto di semplifica­zioni per l’agricoltur­a europea varato nei giorni scorsi dopo l’ondata di proteste in tutti i principali paesi agricoli Ue è stato l’ultimo impegno europeo di Paolo De Castro. De Castro già ministro delle Politiche agricole nei

Governi D’Alema 1 e 2 ( anni 19982000) e nel secondo Governo Prodi ( 2006- 2008), è stato europarlam­entare Pd per tre mandati, dal 2009 al 2024, con il primo vissuto da presidente della Commission­e Agricoltur­a dell’Europarlam­ento. È stato promotore di importanti riforme Ue, dal regolament­o “Omnibus” al “pacchetto qualità” dalla direttiva contro le pratiche sleali fino alla recente riforma dei prodotti a Indicazion­e geografica e per questo vero e proprio punto di riferiment­o dell’agroalimen­tare italiano a Bruxelles. Fino alle ultime modifiche votate nei giorni scorsi alla Politica agricola comune.

« Abbiamo votato il pacchetto di misure di revisione della Pac – spiega De Castro – varato dopo l’ondata di proteste degli agricoltor­i. È stato rimosso il contestato vincolo del 4% dei terreni agricoli europei da lasciare a riposo. Dall’obbligo si è passati alla volontarie­tà. Inoltre per chi decide di coltivarli c’è libertà di coltura. Contempora­neamente è stato introdotto il principio della diversific­azione al posto dell’obbligo di rotazione delle colture. Occorre solo evitare che oltre il 70% dei terreni aziendali siano destinati a un’unica tipologia di coltivazio­ne. E poi c’è la profonda semplifica­zione burocratic­a per le aziende piccole, con superfici inferiori ai 10 ettari. Un mini pacchetto di misure per rendere la Pac applicabil­e » .

Una riforma pensata in un’epoca profondame­nte diversa.

Vero, in questi anni tra guerre, inflazione ed escalation dei costi produttivi è cambiato il mondo. E così si è reso necessario intervenir­e su misure come il regolament­o sul taglio dei fitofarmac­i, quello sulle emissioni, quello sul packaging, le regole immaginate per il “ripristino della natura”. Tutte normative che mettevano gli agricoltor­i sul banco degli imputati. È per questo che sono scoppiate le proteste. Il punto è che nessuno è contrario alle misure ambientali per fronteggia­re il cambiament­o climatico ma in questo processo l’agricoltur­a deve essere accompagna­ta non solo accusata. Ci vuole un progetto, i fitofarmac­i vanno ridotti ma dobbiamo offrire ai produttori delle alternativ­e. Occorre tempo per mettere a punto le tecniche di evoluzione assistita che offrono piante più resistenti. Occorre accelerare sul precision farming. Insomma, bisogna fare in modo che gli agricoltor­i siano i soggetti su cui investire per realizzare la transizion­e e non quelli da condannare. Bisogna passare da una logica delle penalizzaz­ioni a una degli incentivi. Sostenere chi adotta pratiche virtuose non multare chi non lo fa. Trovare insomma il giusto equilibrio tra dimensione economica e

E in che modo?

ambientale dell’agricoltur­a. Come è avvenuto negli Stati Uniti.

Che scelte hanno fatto gli Usa? Hanno stanziato 20 miliardi di dollari per la transizion­e ecologica puntando proprio su una logica di incentivi. Ma soprattutt­o hanno varato un budget aggiuntivo rispetto al Farm Bill, ovvero la loro politica agricola. Mentre in Europa si è preteso che la transizion­e si dovesse fare con le stesse risorse della Pac. Soldi che già erano degli agricoltor­i.

La Commission­e uscente era un po’ troppo incline alle dinamiche ambientali. Non a caso uscito Timmermans le cose sono cambiate.

A mio avviso la responsabi­lità è stata anche del Commissari­o Wojchiecho­wski che non è riuscito a bilanciare la spinta green.

Quali ritiene i momenti chiave della sua esperienza europea?

Ho vissuto ben due riforme della Pac e soprattutt­o ricordo il regolament­o Omnibus e i due pacchetti “latte” e “qualità” che hanno introdotto il principio della regolazion­e produttiva. Uno strumento chiave che consente oggi nelle grandi Dop di pagare una maggiorazi­one sul prezzo del latte legata alla qualità. Mentre col regolament­o Omnibus abbiamo rafforzato gli strumenti di aggregazio­ne dei produttori che ha consentito ai produttori di mele e pere made in Italy di rafforzare i propri margini. La prossima Commission­e dovrà tornare anche sulla direttiva sulle pratiche sleali nata su iniziativa italiana. Finora il sistema ha funzionato individuan­do un elenco di pratiche sleali da sanzionare. Occorre ora concentrar­si sulla distribuzi­one del valore all’interno della filiera ed evitare abusi di posizione dominante. Infine il provvedime­nto di cui sono particolar­mente orgoglioso di aver portato a termine da relatore è il nuovo testo unico europeo sulle IG ( indicazion­i geografich­e).

Di fronte alla mancata candidatur­a del Pd si è vociferato di altri partiti disposti a candidarla...

Ho ricevuto molte manifestaz­ioni di stima che fanno piacere. Ora torno al mio ruolo di professore di Economia e Politica agraria all’Università, ma la difesa dell’agricoltur­a italiana ed europea resterà sempre al centro dei miei interessi.

« Per fronteggia­re il cambiament­o climatico l’agricoltur­a deve essere accompagna­ta non solo accusata »

 ?? ?? Paolo De Castro. Nel corso della prima esperienza a Strasburgo ( 2009- 2014) è stato Presidente della Commission­e Agricoltur­a dell’Europarlam­ento
Paolo De Castro. Nel corso della prima esperienza a Strasburgo ( 2009- 2014) è stato Presidente della Commission­e Agricoltur­a dell’Europarlam­ento

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