« Investire nei lavoratori agricoli è l’unica strada per la transizione »
L’intervista. Paolo De Castro. Ex ministro dell’Agricoltura e poi per 15 anni europarlamentare è stato promotore di riforme europee importanti, ma soprattutto punto di riferimento dell’agroalimentare italiano a Bruxelles
Il pacchetto di semplificazioni per l’agricoltura europea varato nei giorni scorsi dopo l’ondata di proteste in tutti i principali paesi agricoli Ue è stato l’ultimo impegno europeo di Paolo De Castro. De Castro già ministro delle Politiche agricole nei
Governi D’Alema 1 e 2 ( anni 19982000) e nel secondo Governo Prodi ( 2006- 2008), è stato europarlamentare Pd per tre mandati, dal 2009 al 2024, con il primo vissuto da presidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento. È stato promotore di importanti riforme Ue, dal regolamento “Omnibus” al “pacchetto qualità” dalla direttiva contro le pratiche sleali fino alla recente riforma dei prodotti a Indicazione geografica e per questo vero e proprio punto di riferimento dell’agroalimentare italiano a Bruxelles. Fino alle ultime modifiche votate nei giorni scorsi alla Politica agricola comune.
« Abbiamo votato il pacchetto di misure di revisione della Pac – spiega De Castro – varato dopo l’ondata di proteste degli agricoltori. È stato rimosso il contestato vincolo del 4% dei terreni agricoli europei da lasciare a riposo. Dall’obbligo si è passati alla volontarietà. Inoltre per chi decide di coltivarli c’è libertà di coltura. Contemporaneamente è stato introdotto il principio della diversificazione al posto dell’obbligo di rotazione delle colture. Occorre solo evitare che oltre il 70% dei terreni aziendali siano destinati a un’unica tipologia di coltivazione. E poi c’è la profonda semplificazione burocratica per le aziende piccole, con superfici inferiori ai 10 ettari. Un mini pacchetto di misure per rendere la Pac applicabile » .
Una riforma pensata in un’epoca profondamente diversa.
Vero, in questi anni tra guerre, inflazione ed escalation dei costi produttivi è cambiato il mondo. E così si è reso necessario intervenire su misure come il regolamento sul taglio dei fitofarmaci, quello sulle emissioni, quello sul packaging, le regole immaginate per il “ripristino della natura”. Tutte normative che mettevano gli agricoltori sul banco degli imputati. È per questo che sono scoppiate le proteste. Il punto è che nessuno è contrario alle misure ambientali per fronteggiare il cambiamento climatico ma in questo processo l’agricoltura deve essere accompagnata non solo accusata. Ci vuole un progetto, i fitofarmaci vanno ridotti ma dobbiamo offrire ai produttori delle alternative. Occorre tempo per mettere a punto le tecniche di evoluzione assistita che offrono piante più resistenti. Occorre accelerare sul precision farming. Insomma, bisogna fare in modo che gli agricoltori siano i soggetti su cui investire per realizzare la transizione e non quelli da condannare. Bisogna passare da una logica delle penalizzazioni a una degli incentivi. Sostenere chi adotta pratiche virtuose non multare chi non lo fa. Trovare insomma il giusto equilibrio tra dimensione economica e
E in che modo?
ambientale dell’agricoltura. Come è avvenuto negli Stati Uniti.
Che scelte hanno fatto gli Usa? Hanno stanziato 20 miliardi di dollari per la transizione ecologica puntando proprio su una logica di incentivi. Ma soprattutto hanno varato un budget aggiuntivo rispetto al Farm Bill, ovvero la loro politica agricola. Mentre in Europa si è preteso che la transizione si dovesse fare con le stesse risorse della Pac. Soldi che già erano degli agricoltori.
La Commissione uscente era un po’ troppo incline alle dinamiche ambientali. Non a caso uscito Timmermans le cose sono cambiate.
A mio avviso la responsabilità è stata anche del Commissario Wojchiechowski che non è riuscito a bilanciare la spinta green.
Quali ritiene i momenti chiave della sua esperienza europea?
Ho vissuto ben due riforme della Pac e soprattutto ricordo il regolamento Omnibus e i due pacchetti “latte” e “qualità” che hanno introdotto il principio della regolazione produttiva. Uno strumento chiave che consente oggi nelle grandi Dop di pagare una maggiorazione sul prezzo del latte legata alla qualità. Mentre col regolamento Omnibus abbiamo rafforzato gli strumenti di aggregazione dei produttori che ha consentito ai produttori di mele e pere made in Italy di rafforzare i propri margini. La prossima Commissione dovrà tornare anche sulla direttiva sulle pratiche sleali nata su iniziativa italiana. Finora il sistema ha funzionato individuando un elenco di pratiche sleali da sanzionare. Occorre ora concentrarsi sulla distribuzione del valore all’interno della filiera ed evitare abusi di posizione dominante. Infine il provvedimento di cui sono particolarmente orgoglioso di aver portato a termine da relatore è il nuovo testo unico europeo sulle IG ( indicazioni geografiche).
Di fronte alla mancata candidatura del Pd si è vociferato di altri partiti disposti a candidarla...
Ho ricevuto molte manifestazioni di stima che fanno piacere. Ora torno al mio ruolo di professore di Economia e Politica agraria all’Università, ma la difesa dell’agricoltura italiana ed europea resterà sempre al centro dei miei interessi.
« Per fronteggiare il cambiamento climatico l’agricoltura deve essere accompagnata non solo accusata »