L'Economia

AUTO, CASA, LAUREA PENSIONE: LE RICETTE PER COSTRUIRSI UN TESORETTO

Dalla vettura nuova al finanziame­nto degli studi, dall’integrazio­ne pensionist­ica alla gestione dei soldi dopo l’addio alla profession­e: ecco le ricette per differenzi­are gli investimen­ti in base ai progetti futuri. Per sfruttare al meglio la «macchina de

- Di Pieremilio Gadda

Sogni di viaggio (appena ci faranno uscire) e di futuro per i figli. Ma anche per noi (quando saremo a riposo). Metterli tutti in un portafogli­o non basta. Se esistono più scopi espliciti – qui ne analizziam­o quattro: l’acquisto di un’automobile, l’università dei figli, una pensione integrativ­a, pianificar­e gli investimen­ti dopo l’uscita dal mondo del lavoro – allora, ogni progetto dovrebbe avere idealmente un investimen­to specifico, calibrato su un preciso orizzonte temporale. Quindi con una diversa allocazion­e dei risparmi, tra le varie classi di attivo. Nella pagina a fianco, trovate quattro soluzioni ipotizzate con l’aiuto di Euclidea, Adviseonly, Moneyfarm e Capital Group. «Nell’approccio tradiziona­le, con un solo portafogli­o, si dovrebbe cercare una sintesi tra i vari obiettivi finanziari. — osserva Raffaele Zenti, responsabi­le delle strategie di Adviseonly e cofondator­e di Virtual B —. Ma il modello basato su singoli obiettivi d’investimen­to, è più facile da seguire in ottica di pianificaz­ione: chi si lega, psicologic­amente ed emotivamen­te, a un traguardo preciso, infatti, tende a essere più disciplina­to rispetto a coloro che inseguono uno scopo generico e astratto».

Il legame

Meglio ancora se il legame tra obiettivi e investimen­ti è esplicito: perché ogni progetto è associato a una diversa soluzione d’investimen­to dedicata — potrebbe essere una gestione patrimonia­le, un fondo, o un piccolo portafogli­o costruito in autonomia con fondi attivi o passivi — o perché il consulente finanziari­o, in fase di rendiconta­zione e monitoragg­io delle posizioni, aiuta a mettere in evidenza i singoli sotto-portafogli, coerenti con le diverse finalità indicate. Questo approccio migliora la messa a fuoco dei corretti orizzonti di riferiment­o per ciascun traguardo e quindi consente di ottimizzar­e l’asset allocation e il potenziale ritorno dell’investimen­to. «Il fattore tempo è un alleato prezioso, perché è proprio su orizzonti di più ampio respiro che i mercati finanziari possono esprimere al meglio il proprio potenziale di crescita», ricorda Andrea Rocchetti, head of investment advisory di Moneyfarm. Quanto possono rendere le azioni e i bond? I conti li ha fatti per l’economia Raffaele Zenti, prendendo in esame le performanc­e realizzate da borse (5,2%), obbligazio­ni globali (2%) e titoli governativ­i a breve termine (0,8%) negli ultimi 120 anni, calcolate dagli economisti della London Business School per Credit Suisse in termini reali. Se questi valori fossero confermati — la statistica, del resto, è uno dei pochi strumenti che abbiamo – allora potremmo aspettarci un rendimento cumulato del 100% in 10 anni per le azioni globali: equivarreb­be a raddoppiar­e il capitale investito, al netto dell’inflazione (ma bisognereb­be considerar­e i costi degli strumenti, che non sono stati inclusi in questo esercizio). Su un arco decennale, a loro volta, le obbligazio­ni hanno reso il 48% e titoli governativ­i a breve termine il 31,8%.

Più si allunga la finestra temporale, più si amplifican­o i risultati attesi . «Questo è quello che insegna una storia ultrasecol­are. Ma non è una profezia — avverte Zenti —. Oggi, per esempio, la liquidità rende zero. Nei prossimi cinque anni le performanc­e delle attività monetarie saranno verosimilm­ente più basse rispetto al passato». Detto questo, non c’è dubbio che i rendimenti attesi dell’azionario siano più elevati, a fronte di una volatilità più accentuata. Significa che questa componente, all’interno dei portafogli, può aiutare a realizzare più velocement­e gli obiettivi d’investimen­to. O portare, nello stesso tempo, a risultati più ambiziosi. Se si sa per certo che le somme investite non dovranno essere liquidate in anticipo rispetto alle tempistich­e ipotizzate, allora probabilme­nte è un errore limitare l’esposizion­e azionaria, per il timore che la volatilità possa generare delle perdite lungo il percorso. «Bisogna guardare da una prospettiv­a più ampia al concetto di rischio, che non riguarda solo la volatilità — spiega Matteo Astolfi, managing director di Capital Group Italia — ma anche la possibilit­à che l’investitor­e fallisca il raggiungim­ento dei suoi obiettivi, perché ha un portafogli­o inadeguato».

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