L'Economia

«ANCHE NEI PROFUMI LEADERSHIP GLOBALE DEL MADE IN ITALY: RIPARTIRE È POSSIBILE BISOGNA SEMPLIFICA­RE E AGEVOLARE GLI IMPRENDITO­RI»

- di Francesca Gambarini

La casa dei profumi di lusso, da oltre quarant’anni, si trova allo stesso indirizzo: Cavenago di Brianza, a pochi chilometri da Milano, nel cuore della beauty valley lombarda. È qui che ha sede Euroitalia, che firma, ovvero crea e distribuis­ce, alcune delle fragranze più note e vendute in tutto il mondo: Versace, Moschino, Missoni, Dsquared2, insieme a Naj Oleari Beauty, Reporter e agli ultimi entrati in famiglia, con un’acquisizio­ne portata a termine proprio nei mesi della pandemia, i brand Atkinsons e I Coloniali. «Siamo i primi sostenitor­i dell’arte della profumeria italiana nel mondo e siamo convinti che possa continuare a crescere, anche in un contesto difficile come quello attuale», dice Giovanni Sgariboldi, 77 anni, che di quella casa ha posto le fondamenta quando l’ha creata nel 1978, già allora spinto dalla medesima certezza: il made in Italy è destinato a vincere, anche nelle fragranze.

Con questa determinaz­ione ha portato Euroitalia a vendere 32 milioni di pezzi all’anno in 157 Paesi, attraverso una rete distributi­va diretta, partner locali di fiducia e duty free. Primo player italiano del settore con 448 milioni di euro di ricavi, di cui il 94% realizzati all’estero, cosa di cui Sgariboldi va molto fiero. Ma, ancor più fiero, il patron va del fatto di produrre tutto nel suo distretto del profumo: dall’ideazione alla scelta della fragranza, dallo studio del packaging alla produzione industrial­e. Una supply chain a kilometro zero per prodotti che poi fanno bella mostra nelle profumerie e nei duty free, da Singapore a Dubai.

Crescere, in famiglia

Con 448 milioni di ricavi ed export pari al 94%, la società ha come primo mercato gli Usa. La Cina segna il più 40% nell’ecommerce

Euroitalia dalla Brianza crea e distribuis­ce i grandi marchi, da Versace a Missoni. Acquisizio­ni, nuovi prodotti e la spinta green. Il fondatore Sgariboldi: «Devoti alla crescita. Il made in Italy? Una responsabi­lità»

«Mio padre ci ha trasmesso la passione e l’approccio “all’attacco” che guida da sempre le nostre strategie e grazie al quale abbiamo iniziato il 2021 con una domanda in crescita, perché abbiamo saputo fidelizzar­e i clienti anche nel lockdown», gli fa eco il figlio Davide, general manager dell’azienda dove sono attivi anche i fratelli Matteo, business developmen­t manager, e Andrea, export manager. Euroitalia sta puntando su nuovi prodotti, sulla sostenibil­ità della produzione, sull’imprescind­ibile ecommerce, senza escludere altre acquisizio­ni. Perché, come dice Giovanni, con l’energia di uno startupper e la sicurezza di un imprendito­re con radici e visioni solide, «siamo devoti alla crescita e ci piace cogliere le opportunit­à». Dopo un 2020 certamente complesso, cosa aspettarsi quest’anno? Giovanni: «Sui mercati domestici l’economia ha tenuto. C’è stato invece un calo sui duty free. Pensiamo comunque di chiudere il 2020 con una riduzione molto limitata sull’anno precedente. Nel 2021 non guarderemo indietro, ma affrontere­mo i mercati nel miglior modo possibile, anche se questo comporterà avere una redditivit­à inferiore. Da quest’anno, infatti, sarà quanto mai importante avere una volontà ferrea, senza precluders­i niente. Ci sono aree osservate speciali come l’asia, dove l’ecommerce è cresciuto del 40%, in Medio Oriente vedo continuità e scommetter­ei sulla ripresa Usa. Vendiamo in diversi Paesi africani, con ottimi risultati in Sudafrica, e stiamo esplorando nuove possibilit­à di sviluppo».

Davide: «Nel 2020 abbiamo dato impulso al mercato per bilanciare il calo della domanda con il lancio di due nuovi prodotti, un Versace femminile e un Missoni maschile, e siamo riusciti a incrementa­re la nostra quota di mercato. Non abbiamo ridotto gli investimen­ti, la sede si è ingrandita, abbiamo assunto, soprattutt­o giovani under 30, nel marketing, e abbiamo agevolato il credito commercial­e di alcuni clienti meritevoli. La filiera per noi è importante quanto i nostri clienti».

Potrebbe essere un altro anno favorevole per nuove acquisizio­ni? Che cosa pianificat­e per i due nuovi brand?

Giovanni: «Siamo aperti ad altre operazioni e siamo nelle condizioni di poterle fare, abbiamo la volontà di crescere ancora. Ci piace essere aggregator­i». Davide: «Per Atkinsons e i Coloniali abbiamo lavorato su rebranding e riposizion­amento dei marchi, oltre che su una selezione esclusiva dei prodotti che costituira­nno le fondamenta dalle quali ripartire. Per questi brand di proprietà (così come Naj Oleari Beauty) attiveremo un ecommerce dedicato, come abbiamo già fatto per alcuni marchi di novorevole stra gestione, strategia che ha premiato nelle vendite».

Il vostro primo bilancio di sostenibil­ità conta 180 pagine. È la fotografia della Euroitalia di domani?

Davide: «Il bilancio è il punto di arrivo, la sistematiz­zazione di una serie di azioni virtuose che l’azienda ha nel suo dna. Ad esempio a Cavenago e Monza tutta l’energia che utilizziam­o è già green, abbiamo creato una black list degli ingredient­i e delle materie prime e i nostri cofanetti regalo sono al 100% plastic free nel packaging. Ma stabiliamo anche alcuni obiettivi raggiungib­ili nel breve termine: fragranze biodegrada­bili fino al 95% (l’ultima prodotta Turquoise, lo è all’85%), il 100% del packaging certificat­o FSC contro la deforestaz­ione, una filiera sostenibil­e a chilometro zero. Per noi sostenibil­ità è anche supportare le giovani generazion­i rendendo sempre più florido il nostro distretto del profumo».

Avete ricavi importanti e conti in ordine. La Borsa è un’opzione?

Giovanni: «In questo momento una quotazione è prematura, ma non vuol dire che le cose non cambierann­o. Certamente la borsa è un cambio generazion­ale per un’azienda al 100% a conduzione famigliare. Ci penseranno i miei figli!».

Davide: «Siamo già nella piena compliance di revisione internazio­nale contabile, ma dobbiamo ancora migliorare sul fronte internazio­nalizzazio­ne e digitalizz­azione, sia interna che verso il consumator­e. A ogni modo, nessuna urgenza, le attuali font idi finanziame­nto interno sono adeguate a ogni ti podi crescita, e non ricorriamo a finanziame­nti esterni struttural­i, tranne l’ultimo accordo con Cassa depositi e Prestiti per un sostegno dello sviluppo commercial­e di breve termine».

Siete imprendito­ri di lungo corso: che cosa serve al Paese per ripartire? Davide: «Un sistema economico più faall’imprendito­ria, una politica fiscale più competitiv­a. Bisogna restituire l’entusiasmo alle persone, alle aziende».

Giovanni: «Ci vorranno un paio di anni per uscire dalla crisi, meno se saremo molto bravi. Una cosa è certa: niente sarà più come prima e le aziende devono prepararsi. Ma il made in Italy sarà sempre straordina­riamente richiesto ed è una responsabi­lità da portare avanti con orgoglio e visione».

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Giovanni Sgariboldi Fondatore e presidente di Euroitalia

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