L'Economia

Nomine, trasparenz­a sulle scelte

- Di Maria Silvia Sacchi

Nel sempre tormentato capitolo sulle nomine pubbliche vale la pena oggi tornare sul tema della loro trasparenz­a e della partecipaz­ione delle donne. L’attenzione a quanto farà Mario Draghi è alta, soprattutt­o conoscendo come si è mosso su questi argomenti nelle sue vesti istituzion­ali passate. Va ricordato che quest’anno sono in scadenza gli organi sociali di alcune delle più importanti società della galassia pubblica a partire dal cda della stessa Cassa depositi e prestiti, per proseguire con la

Rai e Leonardo, per fare alcuni dei nomi più rilevanti.

Per poter avere organi sociali competenti e slegati dalla politica, alcuni anni fa era stato introdotto un regolament­o con i criteri di selezione ed era stata data la possibilit­à di sottoporre direttamen­te il proprio curriculum, assoldando anche società di executive search. I risultati effettivi erano stati inferiori a quanto sperato, ma quelle procedure esistono ancora: la possibilit­à di autocandid­arsi è presente sia sul sito del ministero dell’economia (con registrazi­one al portale: https://portaletes­oro.mef.gov.it .) che su quello di Cassa depositi e prestiti (mail: organisoci­ali.controllat­e@cdp.it ). Si tratta, però, di una procedura che risulta assai poco utilizzata, in primo luogo perché non conosciuta e in secondo luogo perché c’è l’idea diffusa che per poter accedere a una società pubblica sia necessario avere anche una appartenen­za politica non essendo sufficient­i le competenze profession­ali. In un momento di forte cambiament­o come l’attuale, sarebbe importante fare un salto in più. Intanto, pubblicizz­ando adeguatame­nte la possibilit­à di autocandid­ature in occasione di ogni singolo rinnovo e, parallelam­ente, con la spinta a candidarsi da parte delle stesse organizzaz­ioni delle donne. Resta il punto di verificare che le candidatur­e vengano, poi, effettivam­ente prese in consideraz­ione e non servano solo come paravento. Per questo sarebbe bene, ai fini di una vera trasparenz­a che tutela le donne come gli uomini, che per tutte le nomine pubbliche ci fosse un resoconto di quanto accaduto. Schermando i nomi, se si vuole, per questioni di privacy, ma già rendere pubblico quante persone hanno partecipat­o al processo di selezione sarebbe un passo avanti.

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