Droni, il Covid li fa decollare (ma l’italia resta indietro)
Quello appena trascorso è stato l’anno in cui i droni hanno mostrato appieno il loro potenziale innovativo e «di servizio» per la comunità. La nuova ricerca dell’osservatorio Droni della School of Management del Politecnico di Milano, che verrà presentata domani, ha censito a livello globale oltre 60 progetti nati in risposta all’emergenza sanitaria. Il 37% di queste iniziative è dedicato al monitoraggio della popolazione, il 25% alla consegna di materiale medico e di dispositivi di protezione individuale, il 17% monitora il distanziamento sociale, il 14% riguarda la sanificazione di edifici e strade, il 2% si è focalizzato sul controllo della temperatura attraverso camere termiche.
La Germania guida il trend, sia in termini di aziende manifatturiere che sviluppano tecnologia esportabile, che di infrastrutture in grado di integrare i droni nelle città del futuro, mentre il Regno Unito ha stanziato 7 milioni di sterline per tre progetti di delivery con droni, per la consegna di materiale medico o di beni di prima necessità in aree isolate. E a Coventry, oltre 150 km a nord di Londra, nascerà a novembre il primo aeroporto urbano d’europa dedicato solo ai droni. Che un domani, con molta probabilità, diventerà anche un innovativo hub per il trasporto dei vaccini.
In Italia, però, il mercato dei droni (che oggi vale 73 milioni, in flessione del 38% sul 2019) ancora non decolla. Appena un comune su 5, infatti, li ha utilizzati per gestire emergenze legate al Covid. Inoltre, sempre nel corso del 2020, la metà delle sperimentazioni in corso sono state abbandonate e quasi la metà delle imprese del settore ha potuto svolgere solo una piccola parte delle attività quotidiane (48%) e una su 5 è stata costretta a chiudere (21%). «Durante la pandemia, l’italia ha sfruttato poco le potenzialità dei droni — afferma Paola Olivares, direttrice dell’osservatorio Droni —. L’assenza di infrastrutture e normative poco chiare e precise sono ancora ostacoli». Oggi ben il 71% dei 661 comuni italiani intervistati non utilizza questa tecnologia, ma il 29% intende impiegarli nei prossimi tre anni. I progetti in atto riguardano la mappatura e il monitoraggio (70%), ispezioni (62%), sicurezza e sorveglianza (53%), ricerca e soccorso (46%), e sono apprezzati per l’accuratezza (37%) e quantità (66%) dei dati e l’effetto sulla sicurezza pubblica (37%). Insomma, l’italia raccoglie già molte informazioni grazie ai droni, ma rimaniamo lontani da progetti come quello dei delivery drone per la consegna dei pacchi. «Se in Usa, Amazon e UPS hanno sperimentato gli aeromobili per il trasporto di materiale medico, ricette e dispositivi di protezione individuale, e aziende come Volansi, Merck e Matternet, hanno trasportato sangue, in Italia il mercato evolverà grazie alla nuova normativa europea, in vigore dal 31 dicembre, che abolisce la distinzione tra uso ricreativo e professionale dei droni».