Etf, per investire sul clima meglio misurare la febbre
Millet (Lyxor): nel 2020 il 51% della raccolta in Europa è andato su strumenti Esg Diciamo ai clienti a che punto è il prodotto scelto nella marcia verso le emissioni zero
La politica sul clima e, più in generale, la finanza sostenibile sono destinate a essere sempre più al centro dell’agenda globale. Come testimonia l’incremento delle adesioni nel 2020 agli obiettivi stabiliti da Cop21 (Accordi di Parigi). Un consenso crescente che sta già avendo riflessi nel mondo degli investimenti, andando ad alimentare ulteriormente l’aumento degli asset investiti in modo sostenibile, che a settembre 2020 ammontavano a 882 miliardi di euro a livello europeo, pari al 9,8% del totale degli asset gestiti dai fondi comuni (dati Morningstar, European Sustainable Fund Flows: Q3 2020 in Review).
«L’approccio Esg (Environmental, social e governance, ndr) agli investimenti è un trend destinato a durare e sta giocando un ruolo molto importante anche nel campo della gestione passiva –—spiega François Millet, head of strategy, Esg Innovation di Lyxor Asset Management —. Un dato su tutti: nel 2020 il 51% dei flussi raccolti dall’intera industria degli Etf in Europa sono confluiti in strumenti sostenibili. Gli Etf Esg non hanno registrato deflussi in alcun mese dall’inizio del 2019, mentre nel corso del picco della volatilità registrato a marzo 2020, hanno registrato flussi positivi per 400 milioni di euro».
Il debutto
Il 2020 sarà però ricordato anche come l’anno di esordio delle strategie passive concepite per fare fronte ai cambiamenti climatici. Questi nuovi Etf climatici hanno già raccolto 2 miliardi di euro in Europa. «Ed è solo l’inizio — argomenta Millet —. Nel prossimo decennio si renderanno protagonisti di una crescita importante grazie alla natura stessa degli Etf: sono fondi che replicano indici. E la Commissione europea, come parte del piano d’azione per una finanza sostenibile, ha definito due nuove tipologie di benchmark climatici, Climate-transition (Ctb) e Paris-aligned (Pab), concepiti per contribuire alla transizione climatica riallocando i capitali e riorientando flussi finanziari in modo che siano compatibili con la traiettoria di decarbonizzazione che occorre seguire per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi». Su tali indici climatici oggi sono già disponibili degli Etf, che si vanno ad aggiungere alle altre strategie Esg esistenti.
Ed è proprio la crescente varietà delle strategie passive Esg a rappresentare, secondo l’esperto di Lyxor Am, un importante plus per gli investitori, «che così possono scegliere la soluzione che più si allinea alle loro esigenze, dai prodotti con focus specifico sulle energie rinnovabili a quelli specializzati sul clima, fino ad arrivare agli Etf sulla parità di genere».
Ma con quali effetti sul portafoglio? «Il 2020 ha sfatato definitivamente il mito che le esposizioni Esg generino performance inferiori rispetto agli indici tradizionali –—risponde Millet —, come tra l’altro stavano già dimostrando i rendimenti storici. La recente crisi ha inoltre evidenziato come le strategie sostenibili tendano ad essere resilienti anche nel breve termine. Ciò conferma ancora una volta che investire applicando criteri Esg non compromette la performance di un portafoglio. Al contrario — puntualizza —, una strategia di selezione basata sui punteggi Esg può migliorare il profilo sostenibile dei portafogli, senza ridurne i rendimenti. In un contesto in cui gli Etf Esg hanno rappresentato più della metà dei flussi in entrata nel mercato europeo degli Etf nel 2020, è interessante notare come, in tutte le asset class, abbiano sovraperformato i loro pari lo scorso anno, con un rendimento medio superiore dell’1,4%».
La valutazione
In questo senso, e per valutare al meglio la sostenibilità di un prodotto d’investimento, sarebbe auspicabile una maggiore trasparenza da parte degli asset manager. «Noi, per esempio, abbiamo deciso di recente di fornire la temperatura di oltre 150 dei nostri Etf — fa notare Millet —. L’obiettivo è fornire a tutti gli investitori e stakeholder la trasparenza necessaria sugli asset che gestiscono. Gli investitori possono usare tale informazione per valutare l’impatto climatico dei loro investimenti, adottare un approccio più consapevole e attento al clima e, se lo desiderano, allineare i loro portafogli agli obiettivi sulle temperature dell’accordo di Parigi», conclude.