L'Economia

«MILANO SUI PREZZI DEGLI IMMOBILI È LA MENO CARA IN EUROPA»

Alexei Dal Pastro spiega la strategia di Covivio, big europeo del real estate. Uffici e residenzia­le, chi vince in attesa che il turismo riparta

- Di Carlo Cinelli

«Milano, per un grande operatore del real estate come Covivio, è l’unica realtà con caratteris­tiche europee in Italia. Se poi abbia la capacità di trainare lo sviluppo del resto del Paese, come tutti ci auguriamo, lo vedremo». Alexei Dal Pastro, alla guida in Italia del gruppo controllat­o da Leonardo Del Vecchio, va dritto al punto: è stato un anno di resistenza e il modello diversific­ato di Covivio ha prodotto buoni risultati, almeno rispetto alle previsioni (i profitti, calcolati sull’indicatore di performanc­e dell’associazio­ne europea del real estate, Epra, sono a 385 milioni contro i 452 dell’esercizio precedente, ma sopra la guidance di metà anno, ferma a 380). Il tema ora è continuare a testa bassa nello sviluppo dei progetti avviati, cogliere gli spunti di ripresa e agire sui punti di forza. Che sono diversi, come i cantieri che Covivio ha sparsi per la città, con una pipeline per i prossimi anni da circa un miliardo, a cominciare dall’area di Porta Romana, uno dei sette scali restituiti dalle Fs allo sviluppo metropolit­ano, nel quale il gruppo è al lavoro con la Coima di Manfredi Catella e Prada Holding.

Sotto il Duomo

Cantieri e progetti di riqualific­azione vanno avanti sull’onda di un ulteriore punto di forza della città, nell’ottica di un grande sviluppato­re: Milano — anche se dirlo può apparire uno sproposito a tanti — non è cara. Almeno in termini relativi. E ha bisogno di ristruttur­are per rispondere alla domanda di qualità di investitor­i e imprese. Ce n’è evidenza anche nei libri contabili. Il valore medio di carico del patrimonio sotto la Madonnina nel portafogli­o di Covivio, spiega Dal Pastro, è di circa 8.500 euro al metro quadrato. Una metropoli come Parigi è a 20 mila. «Ma anche consideran­do realtà più comparabil­i come Barcellona o Monaco di Baviera, Milano resta convenient­e». Il che conferma la bontà di una strategia che dal 2016, quando però ancora Covivio non esisteva come realtà autonoma (è nata nel 2018 dalla fusione fra Foncières des Regions e Beni Stabili), ha spostato il peso di Milano sul totale del portafogli­o italiano dal 48 fino all’attuale 90 per cento. Strategia riconferma­ta per quest’anno. «Sono convinto che Milano resterà per diverso tempo un’opportunit­à d’investimen­to — osserva l’amministra­tore delegato Italia di Covivio — a causa di un elemento che a un osservator­e esterno può apparire un paradosso: la bassa qualità dell’esistente del patrimonio uffici esistente e la domanda concentrat­a su prodotti prime. In altri termini: l’occasione d'investimen­to è colmare il gap tra lo stock esistente di immobili di qualità e la domanda espressa da investitor­i e clienti. L’offerta di prima categoria, il “Grade A”, è grosso modo del 20%, ma la domanda si concentra stabilment­e per il 7080% proprio sugli immobili di prima categoria».

Un ragionamen­to e dei confronti che restano nel solco del mercato se è vero che a fronte di investimen­ti complessiv­i sul segmento commercial­e per 8,8 miliardi , 3,5 sono su Milano e soltanto uno su Roma.

Effetto pandemia

Dal Pastro è convinto poi che gli effetti della pandemia rafforzera­nno alcune caratteris­tiche della domanda: tecnologia, sicurezza, flessibili­tà nell’utilizzo degli immobili dal punto di vista dell’hardware e sostenibil­ità, elementi della richiesta già evidenti ora, spingerann­o in direzione di «una rilocalizz­azione, da parte delle aziende, in immobili di nuova concezione». Ma sono le medesime aziende che immaginano, almeno le più grandi, un ritorno alla normalità, post vaccini, con una quota stabile di smart working. Qualcuno si spinge a ipotizzare per almeno il 30% della forza lavoro attuale. Dal Pastro non crede a una cesura così brutale con il passato. «Assistiamo già ora a un’importante domanda di sostituzio­ne» che offre molte opportunit­à agli sviluppato­ri.

Il «cantiere Milano» di Covivio, aggiunge, è lì a dimostrarl­o in termini di qualità. Ampiamente noti alle cronache, sono in via dell’unione all’angolo con via Torino, in Corso Italia, allo Scalo di Porta Romana accanto a Symbiosis, il business district da 125 mila metri quadrati che oggi ospita Fastweb e Cirfood, entro l’anno Boehringer Ingelheim. A Porta Romana, in via Serio verrà su Vitae, un progetto dell’archistar Carlo Ratti, per il business e alcuni spazi destinati ad eventi pubblici. In direzione Sud-ovest, The Sign, accanto alla fermata Romolo della metro, è un progetto di rigenerazi­one nell’area di un’antica fonderia (Vedani, nata nel 1902): verde e fontane, accanto alla Iulm, ai Navigli e via Tortona. In via Dante, da agosto, c’è l’insediamen­to di oltre 4.700 metri quadrati di Wellio, network di pro-working. Nasce dall’expertise di Covivio su uffici e hotellerie e porta dritto dritto il discorso sull’acquisizio­ne degli asset dell’ex gruppo Boscolo.

Gli alberghi

Un anno di trattative e la chiusura a settembre 2020, a ridosso della seconda ondata pandemica. Un cigno nero che nel settore ha spinto altri importanti attori economici, a correre ai ripari. Come Cdp, con il Fondo turismo che guarda agli asset immobiliar­i per dar ristoro alle gestioni. Dal Pastro non commenta, ma ribadisce che «il turismo è un asset strategico per il Paese». Cita Draghi («non torneremo al mondo di prima, non è come riaccender­e la luce»), ma è convinto che, anche per la partnershi­p con NH Hotel Group, l’investimen­to sarà profittevo­le. Del resto ha preso alcuni tra i più bei pezzi italiani: l’esedra a Roma, il Grand Hotel dei Dogi e il Bellini a Venezia, Palazzo Gaddi a Firenze.

Bene dunque, ma non benissimo. La Germania ha aiutato e molto. Milano farà la sua parte anche nel secondo anno Covid, sostiene Dal Pastro, che nell’ambito dei consueti piani di rotazione del portafogli­o ha un obiettivo di vendite di asset maturi e non core, ossia fuori Milano, per 150-180 milioni (250 nel 2020). È molto, consideran­do che tutta l’europa del business naviga a vista in mezzo alla terza ondata. Covivio, vista l’incertezza che caratteriz­za proprio le attività recettive (il 15% degli asset di gruppo) ha un obiettivo prudente di «Epra Earnings» tra 380 e 395 milioni.

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Alexei Dal Pastro, 47 anni, ceo di Covivio Italia. Nella foto in alto il rendering del progetto Vitae di Carlo Ratti in via Serio a Milano
Manager & progetti Alexei Dal Pastro, 47 anni, ceo di Covivio Italia. Nella foto in alto il rendering del progetto Vitae di Carlo Ratti in via Serio a Milano

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