L'Economia

Mutti, il balzo del pomodoro: più estero che Italia

- Di Alessandra Puato

La Mutti cambia passo e, nel periodo della pandemia che ha visto in controtend­enza positiva i consumi alimentari, inverte il rapporto fra Italia ed estero nel giro d’affari. Il marchio made in Italy dei sughi si internazio­nalizza, insomma. E l’azienda familiare spicca il balzo per ricavi e guadagni. «Quest’anno venderemo più all’estero che in Italia», annuncia Francesco Mutti, amministra­tore delegato, azionista e presidente di Centromarc­a. La previsione è che il volume di vendite sia nel 2021 per oltre il 50% generato all’estero contro il 48% del 2020.

È la prima volta che i volumi delle vendite oltreconfi­ne dell’azienda superano quelli in patria: «Un passaggio importante, del resto all’estero abbiamo investito molto

— dice Mutti —. Ma l’italia è il nostro centro produttivo e vogliamo che resti un punto di riferiment­o, il mercato nazionale sarà un “primus inter pares”». L’inversione di tendenza si confronta con un export nazionale che, secondo i dati diffusi a inizio febbraio da Coldiretti, nel 2020 è calato del 10,8% (-9,7% il dato Istat), con l’anomalia del settore agroalimen­tare al +1,4%, trainato da Germania e Stati Uniti. Il gruppo alimentare di Parma chiuderà il bilancio 2020 con un incremento del fatturato del 23% a 465 milioni, anticipa l’amministra­tore delegato; e con un margine operativo lordo gestionale che s’impenna del 78% rispetto al 2019, a oltre 45 milioni di euro. L’indebitame­nto netto è dichiarato «prossimo allo zero».

L’anno scorso, dice l’azienda emiliana, le vendite a marchio in Italia sono cresciute del 14% per un totale di 150 mila tonnellate di prodotto vendute. Ora la sua quota di mercato «è del 32,5 % a valore». Prosegue dunque il piano di assunzioni, che sta viaggiando con incrementi intorno al 10% l’anno: nel 2020 Mutti, che a fine anno contava 365 dipendenti a tempo indetermin­ato, ha assunto 40 persone e ne prevede altre 49 per questo 2021, con la conferma di un altro migliaio per i 70 giorni della campagna di raccolta stagionale. Un dato «in stabile crescita, a fronte della previsione dei volumi produttivi», dicono.

«Ci aspettavam­o un aumento importante dei ricavi nel 2020 dopo anni di semina su diversi mercati — commenta i risultati di bilancio Francesco Mutti —. In Francia, per esempio, abbiamo una leadership consolidat­a, come nei Paesi nordici. E la Germania ci sta dando risposte superiori al previsto». Dietro l’incremento c’è una domanda di prodotto superiore all’offerta (c’è stato un raccolto più scarso) e una crescita sostenuta delle vendite al dettaglio, «con la riscoperta della cucina casalinga e dei sughi». All’estero invece l’aumento delle vendite è dovuto al food service cioè ai profession­isti, i ristorator­i, punto d’ingresso nei mercati.

Anche i conti del 2021 sono previsti in forte crescita, ma è chiaro che «sarà rilevante come e quando usciremo dalla pandemia — dice Francesco Mutti —: se fra quattro o cinque mesi riprendere­mo il consumo fuori casa oppure no».

Secondo l’imprendito­re l’export, in generale, resta la leva per la ripartenza dell’italia, ma vanno sciolti due nodi: la dimensione delle aziende, «ancora troppo piccola nell’agroalimen­tare per un mercato molto grande»; e la formazione: «Bisogna ragionare sul lungo termine ed è il capitale umano che ci consentirà di essere tra 20 anni un Paese competitiv­o e non in declino, come siamo», dice Francesco Mutti.

 ??  ?? Alimentare Francesco Mutti, 52 anni, amministra­tore delegato e azionista di Mutti. L’azienda di Parma con la pandemia inverte la tendenza: nel giro d‘affari le esportazio­ni ora prevalgono
Alimentare Francesco Mutti, 52 anni, amministra­tore delegato e azionista di Mutti. L’azienda di Parma con la pandemia inverte la tendenza: nel giro d‘affari le esportazio­ni ora prevalgono

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