18 CHI SI MUOVE VINCE GLI OCCHI SULLA BPER «PERFETTA PER IL BANCO»
L’uscita dalla pandemia potrebbe aprire un nuovo ciclo economico, favorevole alla redditività del settore creditizio. Lo conferma l’aumento dei tassi reali nelle ultime settimane. L’attesa per le mosse di Unicredit, primo candidato a risolvere l’enigma Mps
All’inizio degli anni Novanta del secolo scorso operavano in Italia un migliaio di banche. Oggi sono meno di cento. Il processo di aggregazione e consolidamento realizzatosi sul territorio della Penisola non è banale, ma non è neppure ultimato. Anzi, se in una prima fase si è osservata la scomparsa di istituti medi, piccoli e piccolissimi, oggi sono i grandi gruppi che vengono chiamati a scelte decisive, a causa soprattutto della pressione del regolatore che impone requisiti di business gravosi. Alla severità del regolatore, si affiancano sul lato degli stimoli, condizioni esogene. Il business è cambiato. I tassi bassi suggeriscono alle banche commerciali progetti di sopravvivenza che passano necessariamente per le economie di scala. La dimensione conta e l’implementazione dell’economia digitale sta diffondendo questa percezione.
Aggregazioni
La tendenza aggregativa realizzatasi negli ultimi tre decenni sul mercato italiano è ben illustrata nella tabella a fianco, presentata da Kpmg in occasione della prima edizione del Banking Industry Outlook 2021, alla presenza di Giuseppe Castagna (Banco Bpm), Giampiero Maioli (Credit Agricole Italia) e Corrado Passera (Illimity). Negli ultimi sei anni, dal 2014 a ieri, il panorama del vertice dell’industria del credito in Italia è profondamente cambiato: quattro delle prime dodici banche di allora non esistono più. Un altro paio sono da tempo in sala di rianimazione. Nella classifica delle prime dieci banche di oggi compaiono due gruppi di credito rurale e cooperativo che, in forma di holding, rappresentano un complesso mondo di banche di prossimità che ha saputo evolversi nel momento in cui altri, più grandi, hanno invece tirato il freno a mano.
Ma al netto di Iccrea e Cassa Centrale Banca, impermeabili holding di settore, anche se quest’ultima è fortemente tentata dall’acquisire Carige, il panorama è circoscritto: Intesa, dopo l’acquisizione di Ubi, in Italia ha difficoltà a muoversi per i vincoli di Antitrust. Il controllo del Credem è in una holding riconducibile alla famiglia Maramotti e non sembra oggi aggredibile. Restano due grandi gruppi francesi, il cui ruolo, vista la dimensione delle case-madri, non può che essere di potenziale acquirente, oltre a quattro altre banche: Unicredit, Banco Bpm, Bper e Monte dei Paschi di Siena. La partita si gioca tutta qui, tenendo presente un particolare importante: le prime dieci banche italiane per capitalizzazione di Borsa, valgono complessivamente 79 miliardi di euro. Di questi, più della metà (40,7 miliardi), secondo i dati dell’outlook di Kpmg, sono direttamente riconducibili ad Intesa Sanpaolo.
«Credo si sia all’inizio di un processo aggregativo che porterà ad avere in Italia 4-5 istituti di credito rilevanti, inclusi i due gruppi internazionali già presenti — dice Marco Mazzucchelli, banchiere internazionale, oggi director di Quintet Bank in Lussemburgo e in Svizzera e membro del Governing Council del Fondo Ellenico di Stabilità —. Una piacevole sorpresa è
Bper, che senza clamore ha saputo fare molte cose da grande banca, come l’impostazione di una strategia Esg e il mantenimento di una azione sociale sul territorio, in aggiunta alla acquisizione degli oltre 600 sportelli derivanti dall’opas su Ubi da parte di Intesa Sanpaolo. Bper con Banco Bpm mi pare oggi una combinazione con molte carte in regola, grazie alla massa critica sui territori più dinamici del Paese e a una capacità commerciale molto forte, già evidenziata singolarmente dalle due banche. In tal caso, Mps sarebbe il complemento naturale di Unicredit, sempre che il nuovo management di piazza Gae Aulenti non agisca prima e diversamente».
Una variabile esterna importante secondo Mazzucchelli è la recente dinamica globale dei tassi di interesse a lungo termine. Ad esempio, il differenziale tra Btp e Bund si è stabilizzato attorno a 100 punti base ma in valore assoluto i tassi sono aumentati in modo significativo: il Btp a 10 anni rendeva lo 0,48% venerdì 12 febbraio, allo scioglimento della riserva da parte di Mario Draghi; oggi, due settimane più tardi si attesta a 0,80%. «Il fenomeno si manifesta a livello mondiale ed è dovuto in prima battuta ad una revisione al rialzo delle attese inflazionistiche. Tuttavia negli ultimi giorni si assiste anche ad una ripresa dei tassi reali – spiega Mazzucchelli – a conferma che si stanno rafforzando le aspettative di una accelerazione più robusta del ciclo economico a fine pandemia. Questo potrebbe autorizzare a prevedere in parallelo un incremento ciclico della redditività bancaria. Quindi, a mio avviso, essendo normalmente più facile realizzare operazioni quando un settore è in ripresa, chi coglie per primo questo trend avrà maggiori probabilità di successo».
Incertezze
Questo nonostante le incertezze del momento. «La crisi economica indotta dalla pandemia da Covid-19 – è scritto nell’outlook 2021 di Kpmg presentato da Giuseppe Latorre, responsabile dei Financial Services – potrà dare luogo a un improvviso aumento degli Npl non appena le misure di sostegno verranno rilassate». Ma la trasformazione digitale in atto, in termini di ecommerce, pagamenti e smart working lasciano intravvedere una nuova possibile frontiera di sviluppo, anche in forza di una probabile attività di coopetition con le fintech, al fine di innalzare la capacità di proporre strumenti e soluzioni innovative, come suggerisce anche l’inaugurazione, a dicembre 2020, del Milano Hub digitale voluto e realizzato dalla Banca d’italia. Chi muove per primo vince, dunque? Probabile. Intanto il Crédit Agricole Italia sta portando avanti l’opa sul Credito Valtellinese. Un’operazione che permetterebbe al gruppo guidato da Giampiero Maioli di incrementare di circa il 25 per cento le principali voci di bilancio, raggiungendo le 1.234 filiali e «sbarcando» in Sicilia. Sarà questa, lanciata il 23 novembre scorso, l’ultima operazione del 2020 o la prima del 2021? Dipenderà dalle decisioni dei vertici di Bper, Banco e, soprattutto, Unicredit.