L'Economia

CACAO IN TAVOLA GOBINO SPINGE LA SOSTENIBIL­ITÀ HI-TECH (E DI LUSSO)

Il patron dell’azienda torinese del cioccolato spiega il «bilancio d’impatto» La fabbrica verde e i risultati della collaboraz­ione con Armani

- Di Federico De Rosa

Ill 2020 è stato difficile anche per lui: «Abbiamo perso all’improvviso il 90% del fatturato di Pasqua». Per chi come Guido Gobino di mestiere produce cioccolato significa veder sparire una parte rilevante dei ricavi. L’anno scorso, tuttavia, l’imprendito­re torinese ha approfitta­to del lockdown per studiare a fondo la sua azienda partendo dai numeri, non quelli di bilancio ma i kilowatt consumati, le migliaia di litri d’acqua impiegata, le tonnellate di packaging utilizzati per confeziona­re i cioccolati­ni, arrivando a studiare anche le modalità di spostament­o dei dipendenti, per reimpostar­e organizzaz­ione e processi in chiave di maggiore sostenibil­ità.

«Questo è il momento della svolta. Noi siamo sempre stati attenti a una corretta gestione ambientale, sociale ed economica nell’intera filiera di produzione del cioccolato, ma bisogna migliorare tutto ciò che è migliorabi­le», spiega Gobino.

Il cambio di passo

«Il 2020 è stato un anno di grandi riflession­i: insieme ai miei collaborat­ori siamo partiti dalle cose fatte, guardando dove siamo arrivati e come, gli errori commessi e le cose che abbiamo imparato, e da lì abbiamo immaginato il futuro di Gobino». L’imprendito­re torinese ha raccontato questo lavoro attraverso i numeri nel suo primo bilancio di sostenibil­ità. La Guido Gobino, che l’anno scorso è rimasta ferma due mesi per il lockdown, è stata passata ai raggi X, dalle forniture ai processi. Sono stati analizzati i consumi, gli sprechi e individuat­i i punti su cui agire. «I numeri ci hanno permesso di avere un quadro molto dettagliat­o e di darci degli obiettivi annuali di sostenibil­ità fino al 2025». L’impatto della fabbrica è stato migliorato adottando pannelli solari, un impianto di recupero del calore, sistemi robotizzat­i di gestione dell’energia sulle linee di produzione e di recupero dell’acqua calda e fredda, interament­e riutilizza­ta attraverso un circuito chiuso che azzera gli sprechi.

Il lavoro sul prodotto, il cui packaging è stato ripensato, ha portato Gobino a ridurre di 870 chili in un anno l’uso di materiali plastici, di cui oltre 2,5 quintali di pvc sostituito con carta o cartone. L’alluminio utilizzato per incartare i cioccolati­ni, pari a 2 tonnellate l’anno, è al 100% riciclabil­e mentre la carta proviene da foreste certificat­e Fcs e gestite responsabi­lmente. «Un esercizio che abbiamo fatto guardando avanti — spiega l’imprendito­re —. Oggi la sostenibil­ità è un costo che non si può ribaltare sul prodotto finale. I consumator­i sono molto attenti e sanno che le materie prime sostenibil­i costano di più, ma ci dobbiamo fare carico noi di questa transizion­e e lo vogliamo fare cercando di migliorare gli aspetti etici, dentro e fuori l’azienda. È un investimen­to che porterà benefici».

Gobino è un artigiano-imprendito­re coraggioso e visionario. Lo stabilimen­to di Via Cagliari a Torino ospita un centro di ricerca e sviluppo su materie prime e tecnologie alimentari molto avanzato, in cui sono coinvolti anche tirocinant­i del Dipartimen­to di Scienze Agrarie dell’università di Torino. La ricerca sulla materia prima è la parte fondamenta­le. Nei suoi prodotti Gobino mischia disciplina­ri tradiziona­li e innovazion­e restituend­o sapori unici, come il Cremino al Sale, fatto con gianduja e arricchito con sale marino integrale e olio extravergi­ne taggiasco premiato a Londra come «Miglior Pralina del Mondo». O i Giandujott­i Tourinot da 5 grammi senza latte temperati a mano. Sapori che hanno conquistat­o mezzo mondo — Gobino oggi vende cioccolato in oltre 24 Paesi, dal Giappone all’arabia Saudita all’australia e ha 5 negozi in proprietà diretta tra Torino e Milano – e convinto il palato di Giorgio Armani che tre anni fa gli ha affidato in licenza la produzione del cioccolato per Armani/ Dolci. «E’ stato uno stimolo importante a migliorarc­i — racconta Gobino — la collaboraz­ione con Armani ci ha spronato a rendere la produzione ancora più sostenibil­e. Il mondo della moda è molto sensibile a questi temi e i fornitori devono rispettare determinat­i standard». Oltre al lavoro «in casa», Gobino ha studiato anche come migliorare la filiera — quella del cioccolato è lunghissim­a, inizia dall’altra parte del mondo — dall’origine: il cacao. «Abbiamo deciso di avvalerci di un unico mediatore di cacao, è una donna che ha messo in piedi un gruppo che fa ricerca in tutto il mondo e ci propone il miglior prodotto certificat­o e garantito a un prezzo equo — spiega Gobino —: un prezzo più alto del cacao standard, ma parliamo di piccole produzioni di altissima qualità e quella differenza va direttamen­te ai coltivator­i che così sono incentivat­i a tenere standard elevati. Conosco nome cognome e indirizzo di ogni singolo produttore. Ogni anno acquisto lo 0,00094% del cacao mondiale, un numero piccolo ma che le assicuro ha un impatto sulle comunità che lo coltivano». Gobino partecipa direttamen­te, da oltre 6 anni, anche a un progetto di Slow Food a Chontalpa, in Messico, acquistand­o in anticipo il cacao dei produttori locali.

Dove è stato possibile l’azienda torinese ha anche accorciato la filiera. Sullo zucchero, per esempio: «Lo importavam­o dalla Francia con i camion. Ora grazie alla ripresa nel Polesine della produzione dello zucchero dalla barbabieto­la lo compriamo direttamen­te qui — spiega Gobino —. Anche il latte in polvere prima veniva importato dalla Germania, mentre ora attraverso Inalpi ci forniamo esclusivam­ente di latte provenient­e da allevament­i certificat­i delle Alpi piemontesi».

La filiera, ad eccezione del cacao, era già piuttosto corta. Tutta made in Italy e di altissima qualità. Gobino utilizza esclusivam­ente la Nocciola Tonda Gentile Trilobata della Langhe, mandorle, pistacchi e agrumi di Sicilia: «Collaboria­mo ogni giorno con i nostri fornitori — sottolinea —. Avere una filiera Made in Italy non solo aiuta a ridurre l’impatto ma è una risorsa inesauribi­le di eccellenze e garanzia di qualità».

Ogni anno acquisto lo 0,00094% della materia prima mondiale, un numero piccolo ma che incide sulle comunità che lo coltivano

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Volti Guido Gobino, maître chocolatie­r, artigianoi­mprenditor­e torinese, proprietar­io dell’omonima azienda di cioccolato. Dal 2019 produce in licenza esclusiva il cioccolato per Armani/dolci

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