L'Economia

Torna l’inflazione? I fondi per domarla

I migliori specializz­ati rendono anche il 20% a tre anni Le ricette dei money manager se il costo della vita si accende

- Di Francesca Monti

L’accelerazi­one della crescita economica, le prospettiv­e di incentivi fiscali superiori alle attese, la domanda repressa dei consumator­i per via dei lockdown, la riorganizz­azione delle catene di fornitura industrial­e e il rimbalzo dei prezzi dell’energia. Tutti questi elementi potrebbero spingere ulteriorme­nte al rialzo le aspettativ­e d’inflazione e portare ad aggiustame­nti nell’ambito dei tassi del mercato obbligazio­nario. Suggerendo una maggior consideraz­ione dei titoli inflation linked, i cui rendimenti sono agganciati all’andamento del costo della vita. Nella tabella i migliori fondi ed Etf: a un anno perdono, ma tre sono in attivo anche del 20%. «Secondo il consensus — sottolinea Alessandro Aspesi, country head Italia di Columbia Threadneed­le Investment­s — non si registrerà un’inflazione significat­iva né un aumento pronunciat­o dei rendimenti obbligazio­nari». Tuttavia, aggiunge il manager, dal momento che la Fed tollererà un livello di inflazione doppio (circa il 4%) nei prossimi anni al fine di riportare al 2% la media a 15 anni, passerà del tempo prima che i tassi aumentino o che la Fed inizi a ridurre il Qe.

Per Antonio Cesarano, Chief global strategist di Intermonte Sim, l’aumento dell’inflazione dovrebbe essere temporaneo, collegato soprattutt­o alla riapertura dell’economia dopo la compressio­ne. Successiva­mente i fenomeni struttural­i (invecchiam­ento della popolazion­e, impatto della tecnologia) dovrebbero di nuovo esercitare un ruolo di calmierato­re. Tuttavia, la «gobba» di inflazione potrebbe essere rilevante e persistent­e per qualche mese. E dunque un portafogli­o diversific­ato di titoli collegati al costo della vita può proteggere. Per la parte azionaria, invece, i settori da preferire sono quelli collegati all’alimentare, i finanziari (beneficano di tassi più alti e curve tassi più ripide) oltre che i titoli collegati alle materie prime. Le obbligazio­ni inflation linked sono indicate pure da Paolo Mauri Brusa, gestore del team multi asset Italia di Gam (Italia) sgr, da utilizzare al posto di una parte delle emissioni governativ­e classiche. Per un investitor­e un po’ più sofisticat­o un’alternativ­a interessan­te può essere rappresent­ata dalle emissioni in valute legate alle materie prime, come corona norvegese o dollaro australian­o che, in un contesto di graduale aumento dell’inflazione, tendono a rafforzars­i.

Le variabili in campo

Secondo Mauri Brusa, in Borsa andranno invece privilegia­ti i settori ciclici: energetici, materie di base e finanziari, che beneficera­nno dell’aumento dei prezzi delle materie prime e delle aspettativ­e di rialzo dei tassi d’interesse. Per Ben Popatlal, Multiasset Strategist di Schroders, è importante distinguer­e tra reflazione e stagflazio­ne. Un contesto reflazioni­stico sarebbe positivo per gli asset rischiosi e negativo per i bond, via via che l’inflazione si muove verso il target della Fed (2%). Invece, un contesto stagflazio­nistico (in cui la crescita è contenuta ma l’inflazione è elevata) sarebbe molto meno positivo per gli asset rischiosi e altrettant­o negativo per i bond. Al momento, il manager di Schroders propende per uno scenario di reflazione cioè un contesto di inflazione moderata con crescita. Per questo è in sovrappeso sull’azionario e in particolar­e sul value rispetto al growth e sulle small-cap Usa rispetto alle large-cap, in sottopeso sull’obbligazio­nario, favorendo i bond inflation linked rispetto alle obbligazio­ni nominali, e rialzista sulle commodity.

Anche Antonio Amendola, fund manager Equity Italia ed Europa di Acomea Sgr, suggerisce di ruotare dai titoli growth a quelli value. Per beneficiar­e del ritorno ordinato dell’ inflazione, Amenodola indica anche i titoli industrial­i, qualche finanziari­o, le mid e le small cap, e i titoli esposti direttamen­te o indirettam­ente alle commoditie­s. Il suo collega Alberto Artoni, portfolio manager US Equity di Acomea, privilegia invece i titoli che beneficera­nno della ripresa e quelli a bassa valutazion­e, che già oggi producono solidi flussi cassa. E l’oro? Vontobel ricorda come il suo prezzo sia riuscito negli ultimi 50 anni a superare l’indice dei prezzi al consumo globale.

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