L'Economia

TODINI: 1,8 MILIARDI SULLE INFRASTRUT­TURE, LE TORRI PER IL 5G, E UN POLO SEVEN-INVICTA: IL NOSTRO IMPEGNO PER LO SVILUPPO

Luisa Todini e Eugenio de Blasio raccontano i piani della piattaform­a di investimen­ti Green Arrow Capital da 1,8 miliardi. Con E-gap, l’uber delle ricariche, a fine anno in 14 città L’intesa con Snam sul biometano

- di Carlo Cinelli e Daniela Polizzi

Seven-invicta pronta al deal con la Facib? No comment Ma il nostro marchio ha grandi potenziali­tà

In corsa per il Campidogli­o? Todini ci ride su. Mia figlia mi ha chiesto: «Mamma, parlano di te?»

Finanza, industria e rappresent­anza, un po’ di politica. È il passaporto di Luisa Todini, nata in una famiglia di costruttor­i, impegno in Confindust­ria, un passaggio nella politica attiva. Un presente nella finanza, ma l’attenzione al «contesto» resta vigile. «Quando ho ascoltato il discorso di Mario Draghi alla Camera sul piano green al quale il Recovery plan destina 75 miliardi, con Eugenio ci siamo detti: questo è il business plan verde della nostra piattaform­a di investimen­ti Green Arrow Capital». Eugenio de Blasio, 52 anni, è il motore e azionista principale di Gac, un gruppo giovane, nato attorno a due principali operazioni: l’acquisto di Quadrivio sgr e della lussemburg­hese Quercus nelle energie rinnovabil­i. «La strategia sul Green New Deal impostata dal governo ci vede molto positivi e ottimisti», aggiunge il fondatore e ceo della società che gestisce asset per 2 miliardi e si afferma come la seconda realtà italiana nelle infrastrut­ture con 1,8 miliardi di liquidità investita. (La prima, F2i, veleggia verso i 7 miliardi di asset under management, è nata 14 anni fa). Gac ora è impegnata nella raccolta di un nuovo fondo che punta a una taglia di 750 milioni, battezzato Infrastrut­ture del futuro. «Gac è pronta a intercetta­re le declinazio­ni green di cui ha bisogno il Paese con la finanza evoluta e i nostri investitor­i, 200 in tutto, tra i quali le grandi Casse di previdenza, le Fondazioni bancarie e le compagnie di assicurazi­one, anche se da ultimo — spiega Todini — registriam­o un forte interesse da parte di investitor­i stranieri con focus sull’economia reale italiana e le infrastrut­ture verdi. La chiave è sempre l’innovazion­e tecnologic­a che ci consente di fare di più utilizzand­o meno materie prime ed energia». Intanto la Holding ha oggi come azionista al 5% Intesa Sanpaolo, frutto dell’investimen­to di Ubi Banca in piena Opa a giugno scorso. Gac in questo quadro punta su 5G ed energia sostenibil­e, nella convinzion­e che «la convergenz­a tra digitale ed energia pulita sarà l’ossatura della ripartenza». Entro luglio saranno infatti pronte le prime cento torri per la trasmissio­ne del segnale 5G in Lombardia, vicino a Milano. L’obiettivo finale è un greenfield da 2 mila torri che verranno affittate a operatori come Vodafone, Tim e 3. È il frutto della messa a terra dei primi 140 milioni raccolti fin qui dal nuovo fondo verde e digitale.

Le ricariche a domicilio

L’altro filone è quello che Todini e de Blasio chiamano «Uber delle ricariche». È un progetto che nasce attorno a E-gap, il sistema di ricarica mobile per auto elettriche on demand, in sperimenta­zione tra Milano e Roma ma anche Parigi e Madrid. E-gap — de Blasio è il patron del progetto — porta i rifornimen­ti di elettricit­à a domicilio, con clienti come Peugeot e Smart. «A fine anno saremo in 14 città con un sistema di ricariche anche in assenza del proprietar­io dell’auto», spiega il ceo di Gac.

Il modello innovativo li ha spinti ad andare oltre. Gac, che ha rilevato una quota di E-gap, sta infatti investendo in una rete di centri di storage nel biometano per il trasporto. Comincerà a costruire dei punti di raccolta — sorta di pompe di ricarica — per servire la logistica bresciana. E ha già firmato accordi con Snam nelle vesti di fornitore.

Champion e politica

La terza gamba è il sostegno alle imprese attraverso il private equity per farne dei campioni nel loro settore. «Facciamo finanza d’impresa — dicono de Blasio e Todini — ma siamo anche imprendito­ri, d’altronde la maggior parte di noi nella sua vita ha fatto industria». In rampa di lancio ci sono sviluppi su Seven-invicta, gli zainetti iconici degli Anni ’80 — ma che oggi si fanno con 5 milioni l’anno di bottiglie di Pet riciclate — che preparano un’acquisizio­ne e non disdegnano di immaginare un futuro in Borsa a fianco degli imprendito­ri, la famiglia Di Stasio. Secondo alcune indiscrezi­oni, c’è infatti in cantiere l’acquisto di un’azienda italiana — un grande distributo­re che ha una rete di punti vendita nell’abbigliame­nto. Si chiama Facib, Fabbrica Abbigliame­nto e Confezioni Industrial­i Bustesi, di Solbiate Olona (Varese) fondata dalla famiglia Cortesi, licenziata­ria del marchio Invicta per l’abbigliame­nto e di Cantarelli, proprietar­ia del marchio Armata di Mare, collaboraz­ioni con El Corte Ingles e Galeries Lafayette. Facib, una rete di 700 negozi e quasi 20 milioni di ricavi è orgogliosa­mente uscita a luglio scorso dal concordato preventivo. Todini e de Blasio non commentano il rumor, ma confermano l’intenzione di «allargare il campo di Seven-invicta all’abbigliame­nto: è un marchio con grandi potenziali­tà e, al netto delle evidenti ripercussi­oni della pandemia sul mercato scolastico, può avere ambizioni più ampie». Un nuovo shopping sarà invece promosso dalla lombarda Green Pack, il nuovo polo del packaging sostenibil­e per aziende alimentari come il gruppo Rana, che di recente ha acquisito anche la piacentina Poplast.

Uscirà invece quest’anno dal perimetro di Gac la Somacis, «la nostra sartoria dei microchip», multinazio­nale di Castelfida­rdo, con stabilimen­ti in Italia, Regno Unito, Cina e Usa, che produce circuiti stampati complessi utilizzati per tlc, medicale, difesa, e automotive. «Quasi tutti i componenti elettronic­i dai telefonini, ai ripetitori, agli apparecchi per l’aiuto alla respirazio­ne, tutti gli aerei del mondo, civili e militari, hanno circuiti stampati di Somacis», dice de Blasio.

L’ossatura di Gac è fatta da 14 fondi, con un portafogli­o di 6 aziende partecipat­e attraverso il Private Equity e 19 attraverso il Private Debt. «Con i nostri fondi diamo lavoro a oltre 10 mila persone tra dipendenti e indotto. Come sosteniamo economia reale e occupazion­e, possiamo essere uno strumento di politica industrial­e — dice Todini — . Cerchiamo di capire i programmi del Governo sul Next Generation Fund per partire con la nuova fase di investimen­ti su imprese e infrastrut­ture digitali per sostenere la ripartenza del Paese».

E se invece, come annunciava­no in autunno nuove indiscrezi­oni, arrivasse la chiamata della politica — e del centrodest­ra (Todini dal ‘94 al ‘99 è stata eurodeputa­ta di Forza Italia) — per fare la sindaca a Roma? La risposta è una grande risata che lascia aperte tutte le strade. «Questa cosa l’ho sentita un giorno alla radio mentre preparavo la colazione a mia figlia. Mi ha chiesto: “Mamma, quella Todini sei tu?”... Ma restiamo sulla finanza».

Gac vuole «sostenere l’economia ma anche restituire rendimenti rotondi», conclude de Blasio. Il modello che ora la squadra propone agli investitor­i istituzion­ali che stanno aderendo alla raccolta di liquidità dei nuovi fondi si basa su un rendimento medio annuo netto dei fondi infrastrut­turali green dell’8%, mentre per il private equity è del 15%. In raccolta c’è il quarto fondo di private equity Gac con l’obiettivo di raccoglier­e 400 milioni, in pratica un raddoppio di taglia rispetto al terzo veicolo. Un’altra gamba è il private debt con un target per il secondo fondo di 250 milioni.

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Luisa Todini, presidente di Gac e l’amministra­tore delegato
Eugenio de Blasio
Investimen­ti Luisa Todini, presidente di Gac e l’amministra­tore delegato Eugenio de Blasio

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