L'Economia

SEMPRE MENO STATO IMPRENDITO­RE DA ALITALIA A ILVA IL TEMPO PERSO INSEGUENDO IDEOLOGIE

- di Antonella Baccaro, Federico De Rosa, Piergaetan­o Marchetti, Fabrizio Massaro, Fabio Savelli e Marco Ventoruzzo

Il «ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolament­azione, dell’incentivaz­ione e della tassazione». Le parole di Mario Draghi, nel suo discorso per la fiducia alle Camere, sono una traccia utile per quanti auscultano da giorni il ventre del governo per carpirne gli orientamen­ti circa il ruolo dello Stato nell’economia. Per ora l’unico dossier cui il premier si è applicato è quello Alitalia: troppo avanti per essere riscritto. I tre miliardi per salvarla andranno a aggiungers­i agli altri, con buona pace di chi la voleva definitiva­mente fallita.

Ma l’indicazion­e fornita dal premier non può essere fraintesa: lo Stato adopera delle «leve» tra cui la spesa, indirizzat­a alla ricerca e all’istruzione, gli incentivi e la regolament­azione. E su questo ultimo punto Draghi ha già chiesto all’autorità garante per la concorrenz­a di «produrre in tempi brevi» alcune proposte nella sua legge annuale. Lo Stato resta dunque «giocatore a bordo campo», pronto a intervenir­e ma senza accaniment­i terapeutic­i. Se è così, tra i dossier aperti, che riepiloghi­amo in queste pagine, solo quello di Alitalia suona come tale.

Autostrade per l’italia è un asset di tutto rispetto, per cui i 3,5 miliardi che Cdp potrebbe investirvi per l’acquisto vanno soppesati attraverso la lente delle strategie. Il rilancio dell’ilva, del costo di un miliardo, è stato fatto rientrare nell’ambito della riconversi­one green che prenderà vita con il Recovery plan. Nessun ripensamen­to è alle viste se la magistratu­ra non cambierà ancora il corso degli eventi.

Molto più interlocut­orio resta il dossier sulla rete unica. Qui l’esborso per Cdp per il 10% di Open Fiber resta ancora indetermin­ato ma si baserà sul prezzo offerto da Macquarie per il 50% di Open Fiber, pari a 2,6 miliardi, se questo venisse accettato. Contro questo progetto d’integrazio­ne si leva forte la voce dei liberisti, per i quali la fusione tra il primo operatore infrastrut­turale del Paese e il secondo è un’operazione anticoncor­renziale, utile solo a risolvere i problemi di Tim e dei suoi debiti. Infine il dossier Mps su cui sta già lavorando il ministro dell’economia, Daniele Franco. L’intento è quello di trovare la via d’uscita meno onerosa per lo Stato che ha già impiegato 5,4 miliardi per salvare la banca senese e ora si ritrova davanti alla prospettiv­a, in assenza di un’aggregazio­ne con un altro istituto, di partecipar­e proquota alla ricapitali­zzazione da 2,5 miliardi di euro. Quanto peserà la recente bocciatura della Corte Europea della decisione con cui l’antitrust nel 2015 considerò «aiuti di Stato» il salvataggi­o di Tercas? Il M5S è già sul piede di guerra...

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