Sozzi: «Mi ricompro l’azienda»
Il patron di Promemoria e Bottega Ghianda ricompra l’azienda: esce il fondo di Hong Kong Nuo Capital. Ora un nuovo inizio
Iconfini di Milano sono sorprendenti, dopo Brera e il Quadrilatero, a guardar bene, c’è subito la Brianza. In questo territorio nascono storie raffinate, dove l’eleganza, raggiunta a caro prezzo e con anni di peripezie, sposa l’industria e il lusso. È ancora così. Romeo Sozzi, 72 anni, industriale, designer e bon vivant, è un efficace simbolo di tutto questo.
La sua Sozzi Arredamenti è una realtà nata a Valmadrera (Lecco) alla fine dell’ottocento come bottega di restauro e riparazione delle carrozze dell’aristocrazia locale, negli anni del boom economico e del celebrato Miracolo Italiano avvia la produzione di mobili artigianali. Era il maggior venditore in Italia di Alvar Aalto.
Alla fine degli anni ‘80 Romeo, figlio di Felice, inventa Promemoria, «un universo di alta ebanisteria». «Ho ricominciato a Milano in un piccolissimo atelier in via Solferino», ricorda. Poi la boutique è diventata un’azienda che produce arredi di lusso per circa 30 milioni di ricavi l’anno (per l’esercizio 2019), il 95% all’estero. Dove il lusso e la raffinatezza, la scelta dei materiali e delle finiture, è cosa che va oltre il marketing e diventa un mondo dove un piccolo cabinet può anche valere come una berlina, al prototipo di un divano si lavora per due anni e non è ancora definitivo, la scelta di legni e delle essenze adatte, la progettazione di una lampada è un lavoro che coinvolge designer, architetti e ingegneri. Sozzi, che accompagna in un tour nella fabbrica di Valmadrera, mostra di voler ascoltare il parere di capimastri e giovani operai specializzati. E nell’impianto in provincia di Lecco ce ne sono 140. Il risultato è, per esempio, che Promemoria è uno dei principali fornitori di gruppi dell’alta moda tra i più esclusivi su scala globale, oltre a clienti sparsi in mezzo mondo, cinque showroom in altrettante megalopoli cinesi, a partire da Shangai e Hong Kong, ma anche Mosca, Parigi, New York, Londra, Amburgo, Monaco e Taipei.
A Milano con Ghianda
Le committenze sono importanti, non tutte pubbliche, ma tra queste ultime ci sono lavori come ad esempio lo Yacht Club di Montecarlo o il Siberia a Mosca il ristorante di Ivan Kachalov. Sozzi ricorda anche l’attico a Central Park del suo amico Josè Carreras.
A Milano Promemoria è in via Bagutta e, indirettamente, in via Formentini. In questa viuzza al centro di Brera c’è Bottega Ghianda, la nuova avventura, ma non l’ultima, come vedremo, che Sozzi ha avviato quattro anni fa. È l’eredità di Pierluigi Ghianda, scomparso nel 2015, maestro ebanista rinomato, al quale è rivolta nel tempo una generazione di campioni del made in Italy e non solo. Il catalogo delle collaborazioni è un annuario della migliore architettura italiana: Castiglioni, Vignelli, Frattini, Gae Aulenti e Vico Magistretti, Cini Boeri e Mario Bellini. E sicuramente se ne dimenticano diversi.
L’impossibile per l’avvocato
«Con Pierluigi è stata un’amicizia tardiva — ha raccontato Sozzi — avevamo alcuni clienti in comune». Appena preso il testimone, Sozzi affida la direzione artistica della «Bottega» a Michele De Lucchi, architetto tra i più noti, designer industriale, i suoi oggetti li abbiamo sotto gli occhi in continuazione, ovunque, dagli uffici postali alle serie tv americane di maggior successo. Una passione pubblica e privata per il legno. De Lucchi rilancia il catalogo storico di Ghianda: dentro c’è di tutto, il leggio D’orsay di Gae Aulenti e il tavolino da caffè di Frattini del 1974 e i progetti di Tobia Scarpa. Del resto la produzione Ghianda è un po’ ovunque, nelle custodie per Bulgari , Pomellato e Rolex ai campionari in cipresso per il cashmere di Loro Piana. Di Ghianda è la biblioteca di Carlo Maria Martini all’arcivescovado di Milano e gli interni di Cini Boeri al 56esimo piano della Trump Tower a New York. Dal grande al piccolo, all’impossibile. «Ghianda — ha raccontato Sozzi — aveva lavorato gli interni di alcune case di Gianni Agnelli con Gae Aulenti e i Castiglioni. Per Natale si pensa a un dono. I fratelli Castiglioni chiamano Ghianda e gli chiedono: “Cosa gli possiamo regalare? Ha già tutto”. Nasce così il Segavento, in legno di faggio, un’asticella a forma di sega con un’elica: strofinando il bastoncino, l’elica gira per le vibrazioni. È ancora in produzione». Così come il piccolo portapillole in legno, inventato per Marella Agnelli. Sozzi ora pensa a rilanciare la produzione Ghianda, con novità a breve.
La ripartenza
Alla fine del 2020, in pieno Covid, ha intanto sciolto l’alleanza con Nuo Capital, il family office della famiglia Pao Cheng di Hong Kong guidata da Stephen Cheng. Era entrato al 30% nell’aprile del 2018, in coincidenza con i trent’anni di Promemoria. Doveva nascere un polo del design e del lusso con la partecipazione del fondo asiatico affamato di made in Italy (ha quote in Artemest, Proraso, Terramoretti, Tannico) ai negozi gestiti direttamente dal gruppo italiano. Ai primi di novembre sono state firmate le carte che ha riportato il 100% del gruppo nel portafoglio della famiglia Sozzi, oltre al fondatore, i figli Stefano, Davide e Paolo, impegnati rispettivamente nella produzione, progetti e ricerca della Sozzi Arredamenti.
Nel 2018 Sozzi aveva fatto un altro grande passo per un produttore di nicchia come lui, con la partecipazione al Salone del Mobile di Milano. È arrivato alla seconda edizione l’anno dopo. Poi il Covid ha cambiato tutti i riferimenti. Ora il designer pensa a « una ricostruzione aziendale completa. Ma continueremo a progettare mobili belli, solidi, raffinati, capaci di contenere tutta la cultura del passato. Per noi e la nostra produzione non è certo un pensiero dell’ultimo momento, ma in questi mesi la riflessione sulla sostenibilità, come si dice ora, è maturata. Si può ripartire da qui».