Una Scarpa tutta sostenibile
La storica azienda di calzature sportive di Asolo chiude il 2020 col segno più. Ora vuole certificarsi per l’impegno nei confronti di territorio e comunità. Il presidente Parisotto: «Obiettivi misurabili, lo chiede il nuovo pubblico della montagna». Cresce l’ecommerce
Ipiù venduti: i modelli da hiking e trekking, insieme a scarpe basse, comode e leggere, per correre o camminare, anche in città. E poi, una nuova platea: consumatori sempre più giovani e sempre più attenti alla sostenibilità. A cui aggiungere i neofiti della natura, dell’outdoor appena possibile, della montagna (anche) vicino casa.
Scarpa, da Asolo, in provincia di Treviso, brand noto dalla Cina agli Usa per le sue calzature tecniche di alta e altissima gamma per escursionismo, scialpinismo, arrampicata, a un anno dalla pandemia mette in fila che cosa è cambiato per chi, da oltre ottant’anni, di mestiere produce calzature dedicate a sport e attività che con i lockdown vanno poco d’accordo. E rilancia con un «manifesto verde», che è anche un piano industriale e strategico per i prossimi anni, dove il primo traguardo è già segnato: certificarsi società benefit entro il 2021. Lo racconta Sandro Parisotto, seconda generazione della famiglia che dagli anni Cinquanta, avendola rilevata da lord Rupert Guinness, tiene le redini dell’azienda, oggi attraverso la holding Cornaro. «L’approccio alla montagna è in evoluzione e la pandemia ha il suo ruolo in questa trasformazione — rimarca —. Si riscoprono il turismo e le attività in prossimità e più accessibili, un trend che già era presente e che va consolidandosi, con fruitori sempre più attenti all’aspetto sostenibile».
Le iniziative
Non è dunque un caso che ad Asolo si spinga l’acceleratore su questo fronte, che coinvolge tutte le funzioni aziendali e che vede schierati in prima fila la famiglia: Sandro, presidente, la sorella Cristina, responsabile design e collezioni, il cugino Davide, responsabile produzione, e anche la prima linea di manager, guidata da Diego Bolzonello, amministratore delegato da più di due anni. «Il Green manifesto è il punto di approdo di pratiche che per noi sono sempre state fondamentali, tanto nella calzatura finale quanto nel modo di produrla — spiega Parisotto —. Ora le mettiamo a sistema, per aderire agli standard internazionali e darci obiettivi misurabili. Abbiamo cominciato formando i collaboratori della sede italiana e istituendo una unità dedicata alla sostenibilità, composta da 16 ambasciatori, a disposizione dei dipendenti su questi temi. Anche per l’estero (Scarpa ha sedi negli Usa e in Cina, e stabilimenti in Romania, Serbia e Cina) stiamo immaginando lo stesso. Diventeremo poi società benefit: non si tratta di “prendere” una semplice certificazione. Stiamo già vagliando attività per la cura e valorizzazione della nostra comunità che andranno in piano nel 2021». Scarpa è già una delle poche aziende del mondo footwear a produrre oltre l’85% dei prodotti in fabbriche di proprietà, e in grandissima parte in Europa, includendo la filiera. Oltre il 60% della produzione, tra cui tutta la linea dello scialpinismo, è fabbricata nella sede di Asolo, in pieno distretto veneto delle calzature, ed è contigua ai magazzini. In questo modo si riducono gli impatti associati alla logistica e allo stesso tempo si garantiscono controllo e qualità.
Economia circolare
Tra gli obiettivi già raggiunti, il 100% dell’energia elettrica utilizzata in Italia prodotta da fonti rinnovabili certificate. «Quest’anno utilizzeremo solo energia da biomassa vegetale a basso impatto — dice Parisotto — e investiremo per il rinnovo degli impianti fotovoltaici nella sede di Asolo».
Il percorso di sostenibilità non si completa senza il re-design dei prodotti. Oggi il 5% dei ricavi sono reinvestiti in ricerca e sviluppo: per il team di Scarpa vuole dire due anni di lavoro circa per ogni nuovo modello. L’ultima innovazione portata sul mercato è il polimero Pebax Rnew, che deriva dall’olio di ricino ed è utilizzato per la produzione di tutti gli scarponi da scialpinismo, come il prodotto di punta Maestrale, e telemark.
Bocche cucite al quartier generale su quale nuovo materiale sia allo studio, per il lancio dei nuovi prodotti eco-friendly. Parisotto tiene però a precisare: «Oltre al
Abbiamo già formato tutti i collaboratori della nostra sede italiana su questi temi. Allo studio altri materiali
l’aspetto di impatto ambientale, bisogna studiare come un materiale si combina con gli altri e, soprattutto, la sua durabilità, che è una delle caratteristiche per cui siamo conosciuti». La qualità, insomma, non deve mai scendere. «È fondamentale l’educazione del consumatore: non è necessario comprare troppe scarpe. I clienti ci scrivono per dirci che un paio di scarponcini è durato vent’anni: questi sono i messaggi che ci fanno più piacere. Continueremo quindi a fornire servizi di risuolatura, per dare una seconda vita ai prodotti. Ci interessa farlo capire anche ai nuovi clienti».
Che certamente non sono pochi, e hanno permesso all’azienda di chiudere l’anno della pandemia con un fatturato in linea con il 2019, a circa 110 milioni di euro: Scarpa è uno dei Champions de L’economia e Italypost, che cresce a doppia cifra. «Avevamo aspettative alte per la stagione invernale, che per ovvie ragioni non sono state esaudite, ma il bilancio molto positivo dell’estate scorsa ci permette di avere numeri buoni, col segno più — spiega Parisotto —. Durante l’anno abbiamo riequilibrato la produzione e rallentato la presentazione dei prodotti, ma l’ecommerce ci ha dato soddisfazioni». Il progetto di un canale proprietario per l’italia era partito alla fine del 2019 e oggi vale il 2% dei ricavi domestici. «Quest’anno stiamo considerando di attivarlo anche in altri Paesi, con l’idea di una piattaforma unica», conclude Parisotto. Perché se ormai si fa sport (quasi solo) in prossimità, gli appassionati sono globali.