L'Economia

Basta lungaggini: battere la burocrazia con lo Spid aziendale

- Laura Oliva

La burocrazia eccessiva è uno dei freni allo sviluppo delle aziende italiane. Documenti per aprirle o per avere un conto bancario, comunicazi­one farraginos­a con la Pubblica amministra­zione, modulistic­a varia: tutte attività a cui ora si sono aggiunti gli adempiment­i derivanti dall’emergenza coronaviru­s. Un insieme di certificat­i e atti da compilare, firmare e consegnare. Troppi dati da comunicare più volte. Come semplifica­re queste procedure o almeno velocizzar­e queste incombenze? Istituire il profilo digitale delle aziende. Un profilo che includa i dati-chiave provenient­i da varie fonti (esempio visure, bilanci, ecc.) e che consenta di avere tutte le informazio­ni necessarie per presentars­i agli interlocut­ori esterni. I dati-chiave sono per esempio le caratteris­tiche anagrafich­e e legali (esponenti, proprietà, deleghe), i dati di bilancio significat­ivi (fatturato, dipendenti), le sedi, i contatti (Pec) e le caratteris­tiche del settore in cui l’azienda opera. A loro volta i profili digitali delle aziende consentire­bbero di avere un sistema integrato di informazio­ni a cui attingere, da parte di privati e della Pubblica amministra­zione. Si tratta di alcuni dati che sono già pubblici, ma a cui è difficile accedere, mentre altri sarebbero volontaria­mente messi a disposizio­ne dalle aziende.

I vantaggi sono evidenti: accorciare i tempi di comunicazi­oni e semplifica­re gli adempiment­i (per esempio con la compilazio­ne automatica dei dati richiesti). Inoltre, utilizzand­o la Spid aziendale, sarebbe possibile estenderne l’utilizzo ai fini dell’autocertif­icazione e della pre-compilazio­ne dei formati richiesti dalle varie amministra­zioni pubbliche. I vantaggi sono anche nei confronti di soggetti privati: il profilo digitale potrebbe essere usato come autocertif­icazione nei confronti di istituzion­i finanziari­e, partner commercial­i, fornitori e clienti. Ed è anche una occasione per rivedere l’ormai antiquata classifica­zione dei settori Ateco, che oggi non consente di comprender­e la vera natura dell’attività economica. Grazie alle informazio­ni aggiunte volontaria­mente dalle aziende, si avrebbe un’immagine più realistica della vera natura delle sue attività, a beneficio dei potenziali partner (clienti, finanziato­ri, fornitori e dipendenti). Infine, sarebbe anche possibile mappare meglio le filiere produttive, comprender­e le connession­i nei distretti per migliorare gli scambi, ma soprattutt­o ci sarebbe un sostegno all’export per difendere più efficaceme­nte il made in Italy. Il Recovery plan offre l’opportunit­à irripetibi­le di superare le inefficien­ze, per favorire la ripresa, migliorare le attività amministra­tive delle aziende, semplifica­ndone le procedure e aiutandole anche a eliminare costi reconditi.

Laura Oliva

Ceo ekuota.com

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