Basta lungaggini: battere la burocrazia con lo Spid aziendale
La burocrazia eccessiva è uno dei freni allo sviluppo delle aziende italiane. Documenti per aprirle o per avere un conto bancario, comunicazione farraginosa con la Pubblica amministrazione, modulistica varia: tutte attività a cui ora si sono aggiunti gli adempimenti derivanti dall’emergenza coronavirus. Un insieme di certificati e atti da compilare, firmare e consegnare. Troppi dati da comunicare più volte. Come semplificare queste procedure o almeno velocizzare queste incombenze? Istituire il profilo digitale delle aziende. Un profilo che includa i dati-chiave provenienti da varie fonti (esempio visure, bilanci, ecc.) e che consenta di avere tutte le informazioni necessarie per presentarsi agli interlocutori esterni. I dati-chiave sono per esempio le caratteristiche anagrafiche e legali (esponenti, proprietà, deleghe), i dati di bilancio significativi (fatturato, dipendenti), le sedi, i contatti (Pec) e le caratteristiche del settore in cui l’azienda opera. A loro volta i profili digitali delle aziende consentirebbero di avere un sistema integrato di informazioni a cui attingere, da parte di privati e della Pubblica amministrazione. Si tratta di alcuni dati che sono già pubblici, ma a cui è difficile accedere, mentre altri sarebbero volontariamente messi a disposizione dalle aziende.
I vantaggi sono evidenti: accorciare i tempi di comunicazioni e semplificare gli adempimenti (per esempio con la compilazione automatica dei dati richiesti). Inoltre, utilizzando la Spid aziendale, sarebbe possibile estenderne l’utilizzo ai fini dell’autocertificazione e della pre-compilazione dei formati richiesti dalle varie amministrazioni pubbliche. I vantaggi sono anche nei confronti di soggetti privati: il profilo digitale potrebbe essere usato come autocertificazione nei confronti di istituzioni finanziarie, partner commerciali, fornitori e clienti. Ed è anche una occasione per rivedere l’ormai antiquata classificazione dei settori Ateco, che oggi non consente di comprendere la vera natura dell’attività economica. Grazie alle informazioni aggiunte volontariamente dalle aziende, si avrebbe un’immagine più realistica della vera natura delle sue attività, a beneficio dei potenziali partner (clienti, finanziatori, fornitori e dipendenti). Infine, sarebbe anche possibile mappare meglio le filiere produttive, comprendere le connessioni nei distretti per migliorare gli scambi, ma soprattutto ci sarebbe un sostegno all’export per difendere più efficacemente il made in Italy. Il Recovery plan offre l’opportunità irripetibile di superare le inefficienze, per favorire la ripresa, migliorare le attività amministrative delle aziende, semplificandone le procedure e aiutandole anche a eliminare costi reconditi.
Laura Oliva
Ceo ekuota.com