L'Economia

Sette idee per trattenere i talenti (e valorizzar­e quelli femminili)

- Maria Rescigno

Iricercato­ri italiani sono eccellenti, ma penalizzat­i da finanziame­nti esigui e frammentat­i e dalla scarsa cultura della ricerca nel nostro Paese. Per tale motivo se ne vanno e l’italia non attrae ricercator­i da fuori. Su 47 ricercator­i italiani vincitori dei bandi dell’european Research Council (Erc consolidat­or) solo 17 lavorano nel nostro Paese. L’italia si classifica al primo posto per qualità di ricercator­i e al nono per capacità attrattiva.

L’effetto sulle donne è più negativo per il forte gender gap: in Italia, solo 7 rettori universita­ri su 84 sono donne (la media europea è del 15%). Le donne sono la categoria che più ha sofferto durante la pandemia in termini di posti di lavoro perduti. Anche la ricerca scientific­a ne ha risentito: un articolo del Politecnic­o di Milano pubblicato su Nature Astronomy riporta che il numero di articoli scientific­i a firma femminile nel campo dell’astrofisic­a, nel primo semestre del 2020, è stato significat­ivamente più basso rispetto al 20172019.

Il Recovery plan può essere l’occasione per ridisegnar­e il mondo della ricerca e dell’università, valorizzan­do i talenti e sostenendo il comparto femminile. Dei 7 punti che propongo, i primi 5 valgono per ambo i sessi, mentre gli altri sono pensati per incentivar­e le donne nella ricerca, colmando il gap esistente. 1) Finanziame­nti congrui e regolari per la ricerca fondamenta­le, vero motore del progresso scientific­o, anche proponendo contratti più flessibili per l’assunzione dei ricercator­i, che garantisca­no la mobilità e retribuzio­ne adeguata. Solo così potremmo permettere al nostro Paese di essere all’avanguardi­a e trattenere talenti. 2) Definire piani di rientro (ad esempio dei top-up) per gli italiani vincitori di Erc e utilizzare la rete della valutazion­e Erc per attribuire finanziame­nti ai ricercator­i che, pur non vincendo, si sono classifica­ti bene dopo le prime selezioni. Questo incentiver­ebbe anche le partecipaz­ioni al bando, aumentando­ne il premio (i finanziame­nti sono infatti determinat­i dal numero dei partecipan­ti). 3) Centralizz­are alcune attività e facilities accessibil­i alla comunità scientific­a, come si sta già facendo allo Human Technopole. 4) Investire nella proprietà intellettu­ale con piani di valorizzaz­ione dei brevetti, creazioni e finanziame­nti di startup. Uno studio correla lo sfruttamen­to del valore della ricerca alla qualità dei technology transfer office associati ai centri di ricerca e alla gestione della diffusione della conoscenza. 5) Eliminare l’iva da tutte le spese di ricerca: avremo il 22% in più dei fondi a disposizio­ne. 6) Investire in infrastrut­ture sociali, come gli asili nido o assegni familiari, per facilitare la gestione di incombenze familiari garantendo pari opportunit­à. 7) Prevedere finanziame­nti top-up a ricercatri­ci destinatar­ie di Grant per aiutarle a gestire il progetto durante la maternità: il fattore tempo è importante per essere competitiv­i.

Maria Rescigno

Ricercatri­ce, docente e prorettore vicario con delega alla ricerca di Humanitas University

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