Mediobanca e Generali, i due livelli della galassia
Quello che succede in Borsa, soprattutto su alcuni titoli, funziona a due velocità: rapide incursioni e tempo d’attesa. Un misto di blitz e cautela. Molti ricordano la notte della prima assemblea del Credito Italiano privatizzato, Del Vecchio è rimasto lì fino all’alba per seguire il suo investimento. Un anno fa l’ingresso in Mediobanca, con l’autorizzazione Bce a salire fino al 20% dell’azionariato di Piazzetta Cuccia. Adesso è arrivato a poco più del 13%. All’assemblea dell’istituto guidato da Alberto Nagel, nessun ribaltone e una scelta di continuità. Si è trattato di una tregua? Della scelta di aspettare tempi più maturi? La risposta in finanza può cambiare nel giro di poche ore.
L’altro giorno un altro grande azionista delle Generali, la principale partecipazione di Mediobanca, Francesco Gaetano Caltagirone ha fatto sapere di essere entrato con un pacchetto di azioni rilevante, pari a oltre l’1% nell’istituto. All’ipotesi di un asse tra il re degli occhiali e il gruppo romano, Del Vecchio ha precisato che «ognuno va per la sua strada, in maniera del tutto indipendente». Come dire: gli acquisti su due livelli, Mediobanca e il Leone, non possono essere considerati di concerto.
Un terreno delicato che riguarda la governance e il codice Draghi, che in caso di operazioni concordate può arrivare fino all’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto. Scenario fantasioso, naturalmente. Però una cosa è certa. Caltagirone si è rafforzato anche in Generali e Del Vecchio è abituato a considerare gli investimenti come strategici, non mordi e fuggi. Dunque molto dell’evoluzione di questa situazione è legato ai risultati raggiunti dal management. Finora il patron di Essilorluxottica si è detto soddisfatto, ma anche intenzionato a vedere un’ulteriore crescita. Mediobanca in questi anni, da Che banca! a Compass, ha visto ampliare molto la sua attività retail insieme al consolidamento come banca d’investimento. Le Assicurazioni Generali, guidate da Philippe Donnet, restano l’unica vera multinazionale della finanza con sede in Italia. Negli ultimi mesi il gruppo ha ceduto alcune attività, ma si è detto pronto a crescere ancora se ce ne sarà l’occasione, da poco c’è stato un cambio nella prima linea del management di Trieste. Adesso va di moda parlare dei cosiddetti capitali pazienti, capaci di aspettare e contribuire allo sviluppo delle società. Quanto Del Vecchio e Caltagirone sapranno restarlo? Una cosa è certa, le regole di governance sono chiare.