L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DEL DEFICIT USA
Tassi bassi e inflazione assente spingono il governo a spendere altri 3.000 miliardi di dollari. Una spirale pericolosa: a rischio lo sviluppo e la stabilità finanziaria
Molti a Washington sembrano pensare che il governo federale degli Stati Uniti possa spendere una quantità illimitata di denaro senza incorrere in conseguenze economiche dannose. Si sbagliano. L’eccessiva spesa federale sta creando rischi gravi sul fronte economico e della sicurezza nazionale. L’avventatezza fiscale deve finire. La crisi da Covid-19 ha dato l’ultimo impulso alla spesa pubblica, fino a spingere la mentalità americana verso il socialismo, una dottrina che ha sempre danneggiato il benessere. Per alcuni, però, non ci sarebbe alcun bisogno di preoccuparsi per le spese eccessive. Dopo tutto, sostengono, i tassi di interesse ai minimi storici non mostrano apparentemente alcun segno di aumento. L’economia se la stava cavando abbastanza bene fino alla comparsa della pandemia, e senza dubbio crescerà con forza quando finirà la pandemia. C’è anche aria di inflazione?
Questo pensiero è pericolosamente miope. Le leggi fondamentali dell’economia non sono state abrogate: una spesa pubblica dissoluta comporta invariabilmente conseguenze dannose. L’elevato e crescente debito alla fine allontanerà gli investimenti privati, rallentando così la crescita e la creazione di posti di lavoro. Il continuo accomodamento della spesa in deficit da parte della Federal Reserve porterà inevitabilmente ad un aumento dell’inflazione. I mercati finanziari diventeranno più inclini alle turbolenze, facendo aumentare le possibilità di un’altra grande recessione economica. L’attuale calma relativa dei mercati finanziari e la bassa inflazione non sono motivo di conforto. Ma varie ricerche hanno mostrato come gli indicatori economici, ad esempio, non abbiano segnalato in alcun modo alla fine degli anni ‘60 il successivo rapido aumento dell’inflazione e dei tassi dei primi anni ‘70. Allo stesso modo, i mercati finanziari negli anni immediatamente precedenti la Grande Recessione del 2007-2009 hanno fornito poche indicazioni sulla calamità che ne sarebbe scaturita.
Quindi, cosa dovrebbero fare i politici oggi? Maggiori tasse non sono la risposta. Anche prima della pandemia ogni aliquota fiscale federale avrebbe dovuto essere aumentata di un terzo per finanziare l’attuale livello di spesa federale senza aumentare il debito nazionale. Un aumento di questo tipo avrebbe effetti dannosi, simili a quelli dell’aumento del debito pubblico, sulla crescita economica e sulla creazione di posti di lavoro.
Il Congresso potrebbe essere tentato di ridurre la spesa per la difesa per aiutare a colmare il deficit, come spesso ha fatto in passato. Ma l’esperienza dimostra che invece di ridurre il deficit di bilancio, il Congresso ha utilizzato i risparmi dai tagli alla difesa per finanziare ulteriori spese interne. Ora si produrrebbe lo stesso risultato. E cosa ancora più importante, sarebbe un grave errore strategico, perché indebolirebbe la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e incoraggerebbe gli avversari, soprattutto ora che la Cina sta investendo pesantemente nel suo esercito.
Nel corso della storia degli Stati Uniti, la capacità del governo federale di contrarre prestiti durante i periodi di crisi internazionale si è dimostrata un bene inestimabile per la sicurezza nazionale. Ora la spesa incauta del governo sta mettendo a repentaglio questo bene. Se il paese continuerà lungo il suo attuale percorso, il pozzo di indebitamento del governo federale alla fine si prosciugherà. Quando accadrà, l’america non sarà più in grado di contrastare le minacce alla sicurezza nazionale: il mondo diventerà un luogo molto più pericoloso. L’errata convinzione che deficit e debito non contino è il triste culmine di un lungo scivolone al ribasso della responsabilità fiscale. Nell’ultimo decennio tutte le preoccupazioni dei partiti, democratici o repubblicani, sono apparentemente scomparse. Sempre meno convinti che l’aumento del deficit e del debito sia dannoso, i politici hanno scatenato un fiume di nuove spese. Nel 2019 il governo federale spendeva mille miliardi di dollari l’anno in più, in termini depurati dall’inflazione, rispetto a una decina di anni prima. Nel 2020 il governo federale ha aggiunto quasi altri duemila miliardi di dollari di nuove spese in risposta alla pandemia, portando il debito nazionale al 100% del reddito nazionale. Quest’anno altre tremila miliardi di dollari di nuova spesa – se non di più – sembrano essere in arrivo. Lo slancio verso una maggiore spesa e l’esplosione del debito potrebbero attualmente apparire inarrestabili. Ma prima o poi, la gente guarderà ai fatti, vedrà il percorso distruttivo in cui si trova ora la politica fiscale e riconoscerà che loro e l’economia americana staranno meglio con un approccio diverso. A quel punto il sistema democratico americano si renderà conto che la crescita della spesa dovrà finire.
(Traduzione di Simona Polverino) * Membro della Hoover Institution e membro di facoltà del Public Policy Program della Stanford University
**Ex sotto-segretario del Tesoro americano (2001-05), insegna alla Stanford University
L’analisi riprende anche le idee contenute in un articolo di George P. Shultz, ex segretario di Stato americano (1982-89), segretario del Tesoro (1972-74) e segretario del lavoro (1969-70), morto il 6 febbraio all’età di 100 anni.
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Le leggi fondamentali dell’economia non sono state abrogate: una politica fiscale dissoluta porta inevitabilmente a conseguenze dannose