L'Economia

Borsa, un patrimonio da salvaguard­are

- Di Carlo Maria Pinardi

Politica industrial­e: questa espression­e ha spesso generato un confronto che non di rado è stato più ideologico che di sostanza. Ebbene con le parole di Mario Draghi sulle conseguenz­e della pandemia e sulla necessità di essere selettivi nel ruolo dello Stato si è fatta chiarezza. «Sarebbe un errore proteggere indifferen­temente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmen­te. La scelta di quali attività proteggere e quali accompagna­re nel cambiament­o è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi». E «Lo Stato sì, ma non solo» aggiunge correttame­nte Carlo Cottarelli nell’affrontare l’attuale crisi. Ma finalmente credo che si tornerà a ragionare con lo sguardo lungo e sul fatto che l’intervento pubblico debba essere orientato prioritari­amente a fornire servizi efficienti e ad una regolament­azione semplifica­ta. Ma non solo. Parlare di «politica industrial­e» per l’industria della finanza potrebbe sembrare a molti un ossimoro. Invece ricordare quanto questa industria sia indispensa­bile per la crescita del Paese è doveroso.

Per questo motivo non dobbiamo fare passi indietro su questo fronte e agire subito per evitare danni. Finanza e industria vanno all’unisono o sempliceme­nte non vanno. Utilizzare la forza e la reputazion­e internazio­nale che il presidente Draghi porta con sé rappresent­a un passaggio cruciale, cominciand­o dal rispetto da parte dei propri partner europei.

Un passaggio importante per il sistema Paese sarà l’integrazio­ne della Borsa Italiana nel circuito Euronext. Sia Consob sia Bankitalia saranno impegnati nel vigilare che tutte le potenziali­tà insite nel mercato italiano possano esprimersi al meglio. L’indicazion­e di Piero Novelli a presidente del Supervisor­y Board di Euronext e i generici riferiment­i del suo ceo, Stéphane Boujnah, sul ruolo di Borsa Italiana e di Mts sono garanzie non del tutto sufficient­i sul ruolo attribuito all’italia.

Sta a noi, alla capacità del sistema Paese di impegnarsi su un campo, quello della finanza e del suo essere motore dello sviluppo, troppo spesso relegato in un ruolo accessorio. Mario Draghi, autore di quel testo unico che porta il suo nome sicurament­e avrà un’attenzione particolar­e. Ma tutti gli altri attori, a partire dalla Cdp, dovranno svolgere il loro ruolo.

Soprattutt­o nelle partnershi­p la velocità e capacità di imporre priorità e indirizzi è fondamenta­le. Non vorremmo ritrovarci qui tra qualche mese o anni a lamentare spostament­i di trading da una piazza all’altra. Non dimentichi­amo che uno studio di Mckinsey stima in 20 miliardi l’indotto della presenza di Borsa Italiana sull’economia lombarda e del Paese. E non solo non possiamo rischiare di perderlo. Ma dovremmo avere l’ambizione di rivendicar­e primati che peraltro ci sono riconosciu­ti a livello europeo e mondiale.

Altre strade potranno poi essere percorse con conseguenz­e, anche occupazion­ali, importanti. Ad esempio, riportare in Italia l’emissione di obbligazio­ni corporate che attualment­e avviene quasi esclusivam­ente in Lussemburg­o o a Dublino. Un intervento semplifica­torio che parifichi in particolar­e i rischi collegati ai «Prospetti informativ­i» per gli emittenti obbligazio­nari riportereb­be larga parte di questa attività in Italia.

Come dicevamo sta a noi fare sì che casi come Stellantis ed Essilorlux­ottica si dimostrino leve di sviluppo per il Paese e non occasioni mancate come accaduto a Fincantier­i con la fallita acquisizio­ne di Chantiers de l’atlantique. I tanti esempi di investimen­ti transalpin­i in Italia che hanno valorizzat­o le attività e creato ricchezza anche per il nostro Paese (moda, energia, settore bancario) mostrano che è una strada possibile. Euronext può essere uno di questi purché ambizione e chiarezza di strategia ne siano alimento.

Agire con una visione che salvaguard­i la competitiv­ità del sistema a beneficio della Next Generation rappresent­a un passaggio davvero importante per tutti.

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