L'Economia

CASO ISRAELE: VACCINI IN CAMBIO DI DATI

- Di Edoardo Segantini edoardoseg­antini2@gmail.com @Segantinie

In questi giorni si è molto ammirato il caso di Israele, la cui campagna vaccinale ha già immunizzat­o il 90% di 9,3 milioni di abitanti: tanto più se n’è parlato dopo l’annuncio da parte di Vienna e Copenhagen che austriaci e danesi, critici verso l’ue, vogliono stabilire un’alleanza strategica con l’avanzato Paese del Medio Oriente. Molto meno invece si sono analizzate le ragioni che hanno permesso a Israele di raggiunger­e quel risultato. A quanto s’è capito, due sono stati gli strumenti utilizzati nei confronti della società farmaceuti­ca Pfizer. Uno è il prezzo: si è pagato di più, ottenendo di più. A questo proposito sarebbe interessan­te sapere in che modo, nel dialogo tra i Paesi membri e Bruxelles, il tema del prezzo dei vaccini e quello della negoziazio­ne tra Ue e Big Pharma siano stati affrontati. Sull’argomento il governo Draghi è tra i più attivi. Il secondo strumento utilizzato è quello dei big data ad uso epidemiolo­gico. Si sono forniti dati contro vaccini. Israele, hanno scritto i media, ha stretto un accordo con Pfizer che prevede la cessione dei dati sulle vaccinazio­ni, comprese le informazio­ni sull’età, il sesso e la storia medica di coloro che hanno ricevuto il vaccino. In cambio ha ottenuto dieci milioni di dosi di vaccino anti-covid attraverso spedizioni settimanal­i a colpi di 400-700 mila dosi. La notizia, come previsto, ha suscitato allarme tra le organizzaz­ioni che difendono la privacy. Ma il governo di Gerusalemm­e ha assicurato che alla Pfizer vengono inviate informazio­ni puntuali (e dunque preziose per determinar­e il momento in cui viene raggiunta la cosiddetta «immunità di gregge») ma non nominali. Cioè prive dei riferiment­i che consentire­bbero l’identifica­zione delle tante persone vaccinate. È lecita un’osservazio­ne. Siamo tra i molti che pensano che le cautele sulla privacy siano importanti e civili. Ma la pandemia impone delle priorità. Non sarebbe il caso, oggi, di considerar­e prioritari­a la necessità di portare il vaccino al maggior numero di persone e prima possibile?

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