Il Guerriero di Basquiat punta al cuore dell’asia
Il 23 marzo a Hong Kong Christie’s proporrà la celebre opera del maestro afroamericano partendo da una stima di 31-41 milioni di dollari
Guerriero od oracolo che fosse, una cosa è certa. Jean-michel Basquiat, nato a Brooklyn nel 1960 e morto nel 1988 a 27 anni per overdose di eroina, è il più grande genio pittorico della seconda metà del Novecento, nonostante Wikipedia si ostini a definirlo writer. Ma forse l’appellativo non è così degradante come sembra. Banksy, il maestro anonimo e assoluto della Street Art, ha dichiarato: «La tv ha fatto sembrare inutile andare a teatro, la fotografia ha praticamente ucciso la pittura, ma i graffiti sono rimasti gloriosamente incontaminati dal progresso». Certo nulla è più vivo della pittura di Basquiat, fatta di segni e accostamenti cromatici squisiti, perfetti, inconsciamente automatici e stesi in uno stato di grazia, rispetto alla piatta realtà delle attuali fotografie di massa diffuse via smartphone. Nel recensire la mostra in corso sino al 23 agosto al Brooklyn Museum di New York (dedicata ai suoi disegni e taccuini), Antonio Monda in un bel servizio per Rainews 24 parla di «spasmi» pittorici. Centrando il cuore della sua poetica. Nel frattempo la grandezza di Basquiat comincia a varcare i confini dell’occidente e farsi planetaria.
Picasso nero
Ora il «Picasso nero» potrebbe diventare re dell’asia. Il 23 marzo Christie’s offrirà a Hong Kong un suo grande Warrior, sempre del 1982, a una stima di 31-41 milioni di dollari. Se venduto, diventerà l’opera d’arte occidentale più costosa mai aggiudicata all’asta in Asia. Attualmente il primato è di Gerhard Richter, grazie a una sua tela astratta del 1987 venduta da Sotheby’s l’ottobre scorso e acquistata dal The Pola Museum of Art (un museo privato di Hakone, in Giappone) per 29,2 milioni di dollari. C’è da dire che già nel 2017 il mega record di Basquiat profumava d’oriente. Il suo grande teschio Untitled (sempre del 1982, l’anno illuminato del pittore), partito da una stima gigantesca di 56 milioni di dollari si era fermato, dopo una folle corsa al rialzo, a un’offerta telefonica, giunta dall’asia, di 110,5 milioni. Per inciso, su un dipinto acquistato nel 1983 a 19 mila dollari. A spendere tutti quei soldi era stato Yusaku Maezawa, giovane uomo d’affari giapponese fondatore della Contemporary Art Foundation e del più grande negozio online giapponese di moda, Zozotown. Già nel 2016 aveva comprato il Basquiat del record precedente da Christie’s. In entrambi i casi lui stesso lo ha rivelato con un
tweet. Un amore straordinario, quello di Maezawa per Basquiat, se tra il 2016 e 2017 ha speso 168 milioni di dollari per due tele. Vedremo se il
tycoon giapponese vorrà fare la tripletta con il grande Guerriero tra pochi giorni in asta.
Warrior è considerata una delle migliori creazioni di Basquiat. Fa parte d’una serie creata su tavola nel 1981-82, tra cui si segnalano La Hara e Irony of Negro Policeman. La Hara, del 1981, è stato venduto nel 2017 da Christie’s per 34.967.500 dollari ed era stato consegnato alla
maison dal noto collezionista e uomo d’affari Steve Cohen. Warrior fu, per la cronaca, esposto per la prima volta alla Akira Ikeda Gallery di
Tokyo nel 1983 e presentato in numerose pubblicazioni e mostre di Basquiat in tutto il mondo. In particolare, era uno dei pezzi centrali nella mostra campione d’incassi del 2019 «Jean-michel Basquiat» tenutasi a New York, al Brant Foundation Art Study Center. Il venditore, un collezionista americano, lo ha acquistato nel 2012 da Sotheby’s a Londra per 8,7 milioni di dollari. Nel 2012, l’opera — una volta della famiglia Mugrabi — era stata venduta da Sotheby’s nel 2007 per 5,6 milioni di dollari e, prima ancora, nel 2005 per 1,8 milioni di dollari. Come dire che in sedici anni ha moltiplicato per 30 il valore della stima. Non resta che attendere per capire se e a quanto sarà venduto. Prezzi a parte, Basquiat è ormai un gigante della pittura contemporanea. Onore e merito all’italiana Annina Nosei, la prima (nel 1981) a capire e dare fiducia al genio afroamericano.