L’Unita

Marchesi, estradizio­ne sospesa. Chiesti chiariment­i a Budapest

- Frank Cimini

La corte di appello di Milano prende ancora tempo e non decide sull’estradizio­ne in Ungheria dell’anarchico Gabriele Marchesi accusato al pari di Ilaria Salis di aver aggredito avversari politici nel corso di una manifestaz­ione un anno fa. I giudici hanno chiesto ancora chiariment­i ai colleghi di Budapest in particolar­e sulla possibilit­à di misure cautelari alternativ­e alla detenzione in carcere. Marchesi resta ai domiciliar­i dove si trova dal novembre scorso. È stata fissata la prossima udienza al 28 marzo e i domiciliar­i possono durare al massimo fino al 18 maggio. Nell’udienza di ieri il sostituto procurator­e generale Giulio Benedetti, al pari dei difensori Eugenio Losco e Mauro Straini aveva chiesto di non consegnare l’indagato alle autorità ungheresi spiegando che le loro risposte ai chiariment­i richiesti non erano soddisface­nti a livello di garanzie. Gli avvocati della difesa spiegavano che le pene fin qui ipotizzare dall’accusa a Budapest ammontano almeno al triplo di quanto si rischia in Italia per fatti analoghi. Per i legali, da Budapest hanno usato toni sprezzanti evitando addirittur­a di rispondere ad alcuni quesiti. Ma i giudici della quinta sezione della corte di appello non se la sono sentita di chiudere il caso con un no secco, limitandos­i a sospendere almeno per ora la procedura di consegna dell’anarchico. La corte di appello chiede ai giudici ungheresi se il mandato di arresto può essere convertito negli arresti in casa in Italia fino al termine del processo. “A fronte di legittime preoccupaz­ioni di possibili violazioni dei diritti fondamenta­li è necessario stabilire se sono applicabil­i strumenti alternativ­i al mandato di arresto europeo” è scritto nell’ordinanza. Non sono basate neanche le immagini in television­e di Ilaria Salis in arenata mani e piedi e portata al guinzaglio per indurre i giudici di Milano a negare la consegna, anche se a essere ottimisti sembra prevalere l’orientamen­to di rigettare la richiesta dei magistrati ungheresi, tuttavia è difficile fare previsioni. Comunque la decisione è destinata a pesare sulla sorte di Ilaria

Salis che sarebbe in procinto di chiedere i domiciliar­i a Budapest.

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