L’Unita

Dalla Turchia all’Egitto, l’Europa ha perso la sua strada

Dal 2016, anno della (non)intesa UE-Turchia per il controllo dei flussi migratori, l’Unione Europea ha imboccato la strada dello stravolgim­ento totale delle regole che si era solennemen­te data

- Gianfranco Schiavone

Le notizie sono ben poche nonostante la grande enfasi mediatica, e i testi (ancora?) non disponibil­i. Ciò che è stato comunicato a seguito degli incontri tra la presidente della Commission­e Europea Von Der Leyen è che l’Unione avrebbe siglato un accordo di partenaria­to strategico con l’Egitto con uno stanziamen­to totale di 7,4 miliardi di euro in tre anni (2024-2027) da erogare a vario titolo: 600 milioni di euro andrebbero a sovvenzion­i varie, di cui 200 milioni per la gestione delle migrazioni (sicurezza ai confini, formazione di manodopera qualificat­a, misure per favorire la migrazione legale e scoraggiar­e quella illegale). Quali sono i poteri della Commission­e nel siglare tali intese? Esse sono totalmente libere o devono sottostare a regole, principi e condizioni? La diplomazia internazio­nale (e relativi accordi) non si fanno solo con gli Stati a ordinament­o democratic­o ma ciò non significa che da parte dell’Ue dei suoi Stati ogni accordo, intesa o memorandum sia sempre possibile e che nessuna procedura debba essere rispettata, perché ciò che è in gioco è la natura stessa del nostro ordinament­o giuridico e il rispetto o meno da parte nostra dello stato di diritto.

Dal 2016, anno del non-accordo UE-Turchia per il controllo dei flussi migratori, l’Unione Europea ha imboccato la strada dello stravolgim­ento totale delle regole che si era solennemen­te data. La totale opacità e segretezza con cui viene condotta la politica estera dell’Unione sulle migrazioni investendo ingenti risorse che finiscono a foraggiare autocrati e dittatori di ogni foggia, hanno innescato un processo di disgregazi­one dell’Unione che è sotto gli occhi di tutti.

Le notizie sono ben poche nonostante la grande enfasi mediatica, e i testi (ancora?) non disponibil­i. Ciò che è stato comunicato a seguito degli incontri tra la presidente della Commission­e Europea Von Der Leyen è che l’Unione avrebbe siglato un accordo di partenaria­to strategico con l’Egitto con uno stanziamen­to totale di 7,4 miliardi di euro in tre anni (2024-2027) da erogare a vario titolo: 600 milioni di euro andrebbero a sovvenzion­i varie, di cui 200 milioni per la gestione delle migrazioni (sicurezza ai confini, formazione di manodopera qualificat­a, misure per favorire la migrazione legale e scoraggiar­e quella illegale). Quali sono i poteri della Commission­e nel siglare tali intese? Esse sono totalmente libere o devono sottostare a regole, principi e condizioni? La diplomazia internazio­nale (e relativi accordi) non si fanno solo con gli Stati a ordinament­o democratic­o ma ciò non significa che da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati ogni accordo, intesa o memorandum sia sempre possibile e che nessuna procedura debba essere rispettata, perché ciò che è in gioco è la natura stessa del nostro ordinament­o giuridico e il rispetto o meno da parte nostra dello stato di diritto.

Iniziamo dunque questa breve riflession­e dall’art. 21 del Trattato sull’Unione Europea (o Trattato di Lisbona) che sancisce che “l’azione dell’Unione sulla scena internazio­nale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l’allargamen­to e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo: democrazia, Stato di diritto, universali­tà e indivisibi­lità dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamenta­li, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianz­a e di solidariet­à e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazio­nale. L’Unione si adopera per sviluppare relazioni e istituire partenaria­ti con i paesi terzi e con le organizzaz­ioni internazio­nali, regionali o mondiali, che condividon­o i principi di cui al primo comma”. L’articolo 77 del Trattato sul funzioname­nto dell’UE (TFUE) prevede che l’Unione sviluppi una politica per “garantire il controllo delle persone e la sorveglian­za efficace dell’attraversa­mento delle frontiere esterne” (…) e per “instaurare progressiv­amente un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne” mentre il successivo articolo 78 prevede che il Parlamento europeo e il Consiglio adottino misure relative al sistema europeo comune di asilo che includano “il partenaria­to e la cooperazio­ne con Paesi terzi per gestire i flussi di richiedent­i asilo o protezione sussidiari­a o temporanea”. Stipulare accordi con Paesi terzi per la gestione delle migrazioni forzate (ciò che in gergo viene chiamata la dimensione esterna dell’asilo) è dunque possibile da parte dell’Unione. Lo stesso TFUE (art.216) prevede che L’Unione possa concludere un accordo (vincolante per gli Stati membri) con uno o più paesi terzi o organizzaz­ioni internazio­nali qualora sia necessario per realizzare uno degli obiettivi fissati dai trattati. È il Consiglio ad adottare la decisione di conclusion­e dell’accordo (art. 218) però solo “previa approvazio­ne del Parlamento Europeo” nei casi in cui, tra gli altri, si tratta di “accordi che hanno ripercussi­oni finanziari­e considerev­oli per l’Unione (…) e “riguardano settori ai quali si applica la procedura legislativ­a ordinaria oppure la procedura legislativ­a speciale qualora sia necessaria l’approvazio­ne del Parlamento europeo”.

Il lettore mi perdonerà le molte citazioni, ma esse erano necessarie per dipanare la matassa e giungere al punto: gli accordi internazio­nali in materia di migrazioni e asilo devono sempre rispettare le procedure sopra indicate ed ottenere l’approvazio­ne del Parlamento, sia per l’esistenza di indubbie ricadute finanziari­e, sia perché l’intera materia della protezione internazio­nale è di competenza legislativ­a ordinaria dell’Unione.

Quale votazione c’è stata o ci sarà per l’annunciato accordo dell’Unione con l’Egitto in materia migratoria? Dove è il testo di tali accordi? (o meglio di tale proposta di accordi) che ben devono essere pubblici per essere discussi? Gli accordi non sono mai in bianco ma, in un sistema democratic­o devono contenere vincoli sui contenuti e misure di monitoragg­io sull’attuazione di quanto concordato, anche affidate a organismi indipenden­ti, al fine di evitare che l’Unione Europea possa, attraverso la sua azione, violare norme cui la stessa Unione è inderogabi­lmente vincolata. Da tali vincoli, e in particolar­e dal rispetto dei diritti fondamenta­li dell’Uomo e dal rispetto del divieto di non respingime­nto, l’Unione Europea non può infatti mai liberarsi salvo annullare la sua identità, e dunque se stessa ,con conseguenz­e dalla portata storica.

Già la sentenza della Corte Europea per i diritti dell’Uomo Hirsi c. Italia del 26 febbraio 2012 aveva reso evidente come sussista piena giurisdizi­one sulle violazioni dei diritti umani commesse da organi di un determinat­o Stato dell’Unione anche al di fuori del territorio statale. Anche se accertabil­i con grande difficoltà, sussistono le responsabi­lità per complicità dello/gli Stato/i dell’Unione, e dell’Unione stessa, anche nei casi in cui le azioni illegittim­e siano attuate in maniera evidenteme­nte pianificat­a da organi di uno Stato terzo con fondi e mezzi europei. Il supporto dato ad esempio agli Stati terzi con fornitura di mezzi militari idonei al controllo delle proprie frontiere e al rimpatrio di coloro che chiedono asilo, la formazione delle forze di polizia al fine di rendere più efficace l’azione repressiva e preventiva dell’emigrazion­e, il finanziame­nto della costruzion­e di centri di detenzione per migranti sono tutte misure che coinvolgon­o infatti la responsabi­lità giuridica, non solo morale, dell’Unione. In questo quadro di procedure non rispettate, che margine di azione hanno i singoli stati membri? Possono essi procedere autonomame­nte a intese e accordi con paesi terzi in materia di controllo dei flussi migratori dei richiedent­i asilo? Torniamo al citato TFUE che all’art. 212 prevede che “nell’ambito delle rispettive competenze, l’Unione e gli Stati membri collaboran­o con i Paesi terzi e con le competenti organizzaz­ioni internazio­nali. Le modalità della cooperazio­ne dell’Unione possono formare oggetto di accordi tra questa e i terzi interessat­i”. Come richiamato in modo costante dalla giurisprud­enza della Corte di Giustizia, la materia del diritto d’asilo è divenuta di stretta competenza dell’Unione e ciò comporta che gli Stati membri hanno perso almeno in parte la loro competenza a concludere per proprio conto accordi internazio­nali in quanto tali accordi, intese, protocolli o strumenti analoghi potrebbero incidere sulle norme comuni dell’Unione, contrastar­e con esse o alterarne la portata. Ogni accordo che il muscoloso Esecutivo della signora Meloni intende dunque stipulare dovrebbe essere concordato con l’Unione seguendo le procedure e i vincoli sopra richiamati.

Qualcuno potrebbe da ultimo sostenere che le stringenti regole e procedure che l’Unione dovrebbe seguire riguardano esclusivam­ente l’adozione di atti giuridicam­ente vincolanti e che nessun obbligo sussista in caso di intese e accordi di natura informale tra singoli Stati membri e Stati terzi. Una simile obiezione sarebbe tuttavia del tutto infondata in quanto il ricorso a intese, memorandum e qualsivogl­ia altro accordo di fatto con Paesi terzi in materia di migrazioni, fatti salvi aspetti meramente operativi e organizzat­ivi, sarebbe illegittim­o in quanto finalizzat­o ad eludere e sterilizza­re tanto i contenuti che le procedure formali previste dai Trattati e in generale dal diritto dell’Unione.

Dal 2016, anno del non-accordo UE-Turchia per il controllo dei flussi migratori, l’Unione Europea ha imboccato la strada dello stravolgim­ento totale delle regole che si era solennemen­te data. Le dichiarazi­oni politiche dispensate a destra, ma spesso anche a sinistra, possono anche proclamare che quanto stiamo facendo è a difesa della casa comune europea, che siamo impegnati in un’eroica lotta contro i trafficant­i o altre sciocchezz­e, ma la realtà è ben diversa: la sistematic­a violazione delle procedure, l’alterazion­e dell’equilibrio dei poteri tra i diversi organi dell’Unione, la totale opacità e segretezza con la quale viene condotta la politica estera dell’Unione sulle migrazioni investendo ingenti risorse che finiscono a foraggiare autocrati e dittatori di ogni foggia, hanno innescato un processo di disgregazi­one dell’Unione che è sotto gli occhi di tutti. Tornare indietro il prima possibile e ripristina­re un sistema di legalità è una priorità assoluta per la democrazia in Europa.

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Ursula Von der Leyen in Egitto incontra presidente Abdel Fattah al-Sisi
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