Il senso di un luogo? Sta nella storia di un calice
CANTINE REGIONALI la tenuta di Castello di Albola, nelle colline del Chianti. Francesco Zonin, vicepresidente di Zonin1821. é un momento dÕoro per i vini italiani. Gli esperti internazionali consigliano agli addetti ai lavori e agli appassionati di comprare adesso perchŽ saliranno di prezzo. Nelle aste, nelle grandi enoteche, nella carta dei ristoranti. Non solo nomi affermati che sfiorano per fama certi classici francesi, ma anche figli di vitigni ÒminoriÓ che hanno fatto il salto di qualitˆ. E il mondo se ne • accorto. Ma non • sempre stato cos“, e se oggi succede lo si deve a quel piccolo manipolo di produttori che ha avuto fin dallÕinizio, e parliamo degli anni Settanta, una visione allargata del ruolo della propria azienda e dellÕItalia nellÕuniverso del bere. Uno di questi • la Zonin1821, nata nel 1821 a Gambellara, nel Vicentino, che • progressivamente uscita dai confini domestici ed • andata a piantar vigna dove la vocazione del territorio era pi• forte: in Veneto, in Friuli, in Piemonte, in Lombardia, sulle orgogliose colline toscane, e poi, scendendo, in Puglia e in Sicilia. Tenute con nomi affascinanti come Castello di Albola, Abbazia Monte Oliveto, Feudo Principi di Butera, Masseria Altemura, solo per dirne alcuni. E tutte ricche di personalitˆ, cariche di secoli e di umana fatica. In mezzo, una bizzarria quasi folle (siamo sempre negli anni Settanta): lÕacquisto di una tenuta di 500 ettari completa di dimora a Barboursville, in Virginia, con un bel contrasto storico: lˆ Thomas Jefferson, reduce dalla Francia, aveva tentato la viticoltura; lˆ Gianni Zonin ha messo la sua prima impronta internazionale. LÕimpero • fatto, adesso per˜ ci sono altre sfide e la giovane generazione degli Zonin, con i tre fratelli Domenico, Michele e Francesco, sembra avere le idee molto chiare. Siamo andati a fare quattro chiacchiere con Francesco Zonin, vicepresidente dellÕazienda, appena atterrato da un viaggio intercontinentale.
Stanco?
ÒViaggio continuamente e mi piace anche perchŽ stare fuori dellÕItalia mi rafforza la convinzione che viviamo in un paese fortunato, che ha storia, cultura, bellezza. E vitigniÓ.
I passi fatti dai nostri vini sono enormi, però c’è l’impressione che manchi sempre qualcosa…
ÒNegli ultimi quarantÕanni il mondo del vino • cambiato. Un tempo bastava la qualitˆ per imporsi, ora non pi•. Oggi, quello che dobbiamo ancora perfezionare • il marketing del Ôprodotto vinoÕ. In Australia e negli States lo fanno da tempo e, dunque, sono pi• bravi. Qui, invece, viene praticato ancora in modo poco efficace. Per˜ abbiamo un patrimonio unico perchŽ possiamo vantare, oltre alla storia e alla cultura, una natura straordinariaÓ.