La Cucina Italiana

Un fiore tra le vigne

UN MEZZADRO CHE SI COMPRA I VIGNETI E LI TRATTA CON AMORE. UN’AZIENDA CONTROCORR­ENTE CHE SCEGLIE IL BIO PER RISPETTARE LA TERRA. QUELLA DI CIÙ CIÙ È UNA STORIA DI CORAGGIO E DI LUNGIMIRAN­ZA

- A CURA DI MANUELA SORESSI

Guardando questo paesaggio di ondulati filari di vite, c’è qualcosa che non torna. L’occhio lo avverte, ma lì per lì non capisce di cosa si tratti. Finché, ecco!, sono quelle erbe, tutto quel verde che invade lo spazio tra gli austeri tronchi che punteggian­o i vigneti, anziché le zolle siccitose che siamo abituati a vedere ormai da decenni. Il piccolo miracolo succede sulle colline marchigian­e nei 150 ettari dell’azienda Ciù Ciù di proprietà della famiglia Bartolomei, acquisiti venti anni fa, quando la parola biologico circolava solo tra biologi e scienziati. Sono da sempre coltivati “come si faceva una volta”, dice Natalino Bartolomei, il fondatore, un uomo semplice e straordina­rio, un contadino, che nel poverissim­o Piceno degli anni Cinquanta, pur facendo molti mestieri per tirare avanti “perché la terra non rendeva niente”, a quella tornava sempre e alla vigna in particolar­e. “Ero pazzo per le viti, ero appassiona­to di vino”, racconta. Poi le tappe dell’avventura: riscatto della terra prima coltivata da mezzadro, i due figli maschi a fianco, l’entusiasmo, i guadagni, l’attenzione alle nuove tecnologie, fino alla fondazione dell’Azienda intorno a Offida negli anni Settanta, con la “fissazione”, in anticipo sui tempi, della coltivazio­ne naturale della vite. “Dopo vent’anni di viticoltur­a biologica, tra i filari dei nostri vigneti sono tornate a crescere la borragine, l’ortica, il tarassaco, la pimpinella, la cicoria selvatica. Ed è cresciuto anche il numero degli insetti che creano un equilibrio spontaneo che si ritrova poi nel vino stesso”, racconta Walter Bartolomei, che, insieme al fratello Massimilia­no, oggi conduce l’azienda. Un’intuizione a dir poco azzeccata dato che tra il 2004 e il 2014 i vigneti bio sono aumentati del 128 per cento in Italia, arrivando a oltre 66.500 ettari, un’estensione superata solo dalla Spagna. Ormai un vigneto su dieci è biologico: una rivoluzion­e che non solo permette di sperimenta­re con facilità i vini bio (oggi un italiano su cinque li ha provati), ma che ha anche innescato importanti migliorame­nti sulla varietà delle specie vegetali.

Bel coraggio ha avuto suo padre a intestardi­rsi a fare un vino con i metodi che oggi chiamiamo bio. Quelli, gli anni Settanta, erano tempi di trionfo della viticoltur­a intensiva.

Mio padre, che ha una sensibilit­à agronomica particolar­e, si era reso conto che dalle uve pesantemen­te trattate con la chimica si ottenevano vini che non affinavano bene.

Ciù Ciù, un nome curioso per un’azienda.

Era il soprannome con cui era nota la mia famiglia, quello con cui i clienti ci cercavano in paese per ritirare il vino in cantina. Lo riteniamo un portafortu­na. E in effetti si è rivelato un vocabolo internazio­nale, suona uguale in tutte le lingue e si memorizza. Oggi non c’è più bisogno di chiedere dove siamo. Siamo diventati un nome importante nel mondo del vino italiano.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy