Quando la pasticceria è chiusa
Non so per voi, ma per me il cioccolato resta sempre una soluzione - anzi, LA soluzione - e lo stesso vale per mio figlio Leonardo che, a due anni, ha già le idee chiare in materia, in particolare se si tratta di gelato. A casa ci piace nero fondente fino a un massimo del 90% (squadra dei genitori) o molto al latte (squadra del pupo), ma in qualche forma non manca mai. Sarà per questo che per il numero di novembre - il mese in cui può spuntare un po’ di tristezza da inizio inverno - abbiamo pensato a uno Speciale Cioccolato capace di rallegrare il palato e lo spirito. Tra le canoniche torte e le versioni salate - come gli spaghetti in copertina, ispirati a una ricetta siciliana - ho voluto inserire nel menu anche quella che io chiamo «la soluzione della disperazione» perché è il coniglio che tiro fuori dal cappello quando l’ospite che doveva arrivare con il dessert ha trovato la pasticceria chiusa o (succede) si è dimenticato. A partire dalla ricetta - si fa per dire - che mi suggerirono degli amici di Barcellona molti anni fa. Una volta l’ho condivisa, durante un’intervista, con il pasticciere francese Pierre Hermé, che ha commentato, laconico - «Sì, la conosco, l’ho provata con Ferran (Adriá)»: posto che qualche scacco di buon fondente non dovrebbe mai mancare in una dispensa, io lo metto in forno per scioglierlo un po’ e lo spalmo su una fetta di buon pane, accompagnandolo a un goccio di olio extravergine d’oliva dal sapore intenso e a fiocchi di sale. O, se preferite, provate gli abbinamenti suggeriti dalla nostra redattrice Sara Tieni (caco) e dalla nostra chef Joëlle Néderlants (pan brioche caramellato): comunque vada, sarà «gnam».