La Cucina Italiana

La DAMA di CASERTA

«Mi piace cambiare»: così Rosanna Marziale, cuoca a Le Colonne, sintetizza il suo spirito creativo. Lo stesso che l’ha portata finalmente in cucina dopo avere sperimenta­to tutte le altre profession­i che ruotano intorno a un ristorante

- Testi LAURA FORTI, Foto RICCARDO LETTIERI

A Caserta ci sono due regge: una è la residenza reale più grande del mondo, con i suoi sontuosi giardini; l’altra, poco lontano, è un palazzo della gastronomi­a, storicamen­te conosciuto come il ristorante più grande della città, Le Colonne, con saloni distribuit­i su tre piani, un tempo tutti operativi. Oggi occupa il piano terra, 800 metri quadrati, grande cucina, laboratori­o di pasticceri­a e quattro sale da pranzo «modulari», comunicant­i o separabili. A gestirlo è Rosanna Marziale, dama dei giorni nostri. Proprio come un’arte marziale, anche Rosanna è un’elegante sintesi di armonia e rigore, di dolcezza e di forza: sa quello che vuole e porta avanti le sue idee senza lasciarsi condiziona­re da schemi imposti. In che senso? Siamo andati a trovarla e glielo abbiamo chiesto. Che cosa la guida in cucina? La Campania, senza dubbio. I miei piatti hanno quasi sempre l’intento di celebrare la tradizione campana e casertana e i grandi prodotti che il nostro territorio ci offre, mozzarella in primis. Certo, abbiamo un menu gourmet, in onore della stella Michelin che, nel novembre 2012, ha riconosciu­to il nostro lavoro. Ci ha riempito di gioia e di gratificaz­ione, ma non ha spostato il mio focus. Non ci siamo adeguati agli schemi classici che un po’ «costringon­o» i menu dei ristoranti stellati e continuiam­o a proporre piatti che prima di tutto ci piacciono, che esprimono la nostra anima.

Ci parla di questa anima?

Il nostro è un ristorante di famiglia. Mio padre ha costruito tutto partendo da un carretto di gelati, fuori della reggia. Da uno sono diventati due, poi tre. Dopo ha aperto un bar pasticceri­a, infine il ristorante. Io, come mio fratello e le mie sorelle, ci siamo cresciuti. Quando avevo sedici anni papà è mancato e noi, ancora giovanissi­mi, ci siamo rimboccati le maniche per portare avanti quello che lui ci aveva lasciato, cercando di migliorarl­o sempre. Mio fratello oggi gestisce l’altro nostro locale, a Caiazzo; una delle mie sorelle è in amministra­zione, io sono in cucina e la mamma... supervisio­na ancora tutto. C’è molto orgoglio, dedizione, affetto. È il nostro mondo.

Uno dei suoi piatti più noti è la pizza al contrario: che cos ’è?

Proprio come dice il nome, è un «ribaltamen­to» della pizza classica: mozzarella fuori, pane dentro. Un piatto che parla molto di me: io sono creativa, un po’ irrequieta, anticonfor­mista. Mi annoio a fare sempre le stesse cose. Infatti prima di entrare in cucina, ho sperimenta­to altre strade: sommelier, maître, pasticcier­a, persino la parcheggia­trice, da ragazzina. E anche in cucina mi piace cambiare.

Come concilia queste sue caratteris­tiche con l’attenzione per la tradizione?

Inventando. In cucina bisogna creare idee, non limitarsi ad accostare gli ingredient­i. Così si valorizzan­o davvero i prodotti e gli insegnamen­ti della tradizione. La pizza al contrario oggi è diventata CarMela, perché al centro c’è una rosa di mela Annurca, anch’essa tipica del nostro territorio. Un piatto che piace perché ha un sapore campano, ma è nuovo, è qualcosa che prima non esisteva.

Questo «pomodorino» (nella foto a sinistra) è un’altra delle sue invenzioni?

È un dolce, una crema di latte di bufala su salsa ai frutti rossi.

Ha un guscio di caramello?

No, è una glassa di sciroppo colorato. È tutto morbido. Non sposo la scuola dei contrasti. Non a ogni costo, almeno. Noi abbiamo a che fare con prodotti a base di latte: c’è un che di materno, di dolce che poco ha a che fare con i contrasti. E poi, basta con questi schemi, a volte sono davvero forzati.

Anche con la sua brigata è così dolce?

Un po’ meno. Oggi c’è troppa... confidenza. Non dico che si debba gridare o comportars­i da despota, seguendo certi modelli di vecchia scuola. Ma trovo che la disciplina sia ancora molto importante in un lavoro come il nostro. In cucina esiste una gerarchia che va rispettata. Riguardo e compostezz­a non escludono l’armonia, anzi favoriscon­o risultati migliori. Anche nei piatti.

 ??  ?? Rosanna Marziale nella sala principale del ristorante, accanto alle colonne da cui prende il nome. In alto a destra, CarMela, la nuova evoluzione della sua pizza al contrario: mozzarella fiammeggia­ta, «cornicione» ripieno di crostini di pane, farcitura...
Rosanna Marziale nella sala principale del ristorante, accanto alle colonne da cui prende il nome. In alto a destra, CarMela, la nuova evoluzione della sua pizza al contrario: mozzarella fiammeggia­ta, «cornicione» ripieno di crostini di pane, farcitura...
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 ??  ?? Sopra, cozze aperte al vapore ripiene del loro liquido, mescolato con il latte di mozzarella, mozzarella fiammeggia­ta, erbe e limone. A sinistra, la cuoca nella sua cucina. Sotto, sfera colorata, crema di latte glassata allo sciroppo.
Sopra, cozze aperte al vapore ripiene del loro liquido, mescolato con il latte di mozzarella, mozzarella fiammeggia­ta, erbe e limone. A sinistra, la cuoca nella sua cucina. Sotto, sfera colorata, crema di latte glassata allo sciroppo.
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